Il cotto (o miele) di fichi, una chicca della gastronomia calabrese molto versatile in pasticceria diventa una “sciccheria” sul gelato visto che, quando ancora non esistevano le produzioni industriali ed i congelatori, condiva e dava gusto alla “scirubetta”, il sorbetto dei poveri preparato con la neve appena caduta. Oggi lo sarà ancor di più, considerando le varietà di gusti a disposizione.
Certo che questa pazza primavera ci sta davvero sorprendendo rispetto agli anni passati, allorquando di questi tempi, già cominciavamo a parlare di estate, dedicavamo i nostri week-end alle gite fuori porta ed all'aria aperta, tersa e tiepida come si confà al periodo; e perché no, qualcuno di noi aveva già sperimentato "la frescura" del mare: al contrario, invece, dobbiamo fare ancora i conti con le perturbazioni, il golfino, gli ombrelli....con annessi e connessi.
Ma arriverà, la bella stagione prima o poi si farà viva, e con essa la voglia di gelati, al solito sperimentando nuove chicche e nuovi aromi, alla continua ricerca del "gusto differente"; a tal proposito in Calabria ha ripreso vigore la consuetudine di guarnire - prima di servire - il gelato (fatto in casa o industriale che sia!!) col miele di fichi; un ritorno di fiamma su questo prodotto tipico calabrese che viene da molto lontano, in particolare dalla tradizione agricola povera dei tempi passati, quando gelati e frigoriferi erano ancora di là da venire, per cui lo si usava - tra le altre cose - per dar sapore e guarnire la neve appena caduta, preparando così una semplice granita, "gioia & delizia" di tanti innocenti bimbi che si accontentavano del poco: la "scirubetta", in attinenza al più noto sorbetto dei giorni nostri.
Ma andiamo con ordine, visto che il miele (o cotto) di fichi non è molto noto e diffuso, per cui abbisogna di un minimo approfondimento: "miele" dicevamo, ma a dire il vero con le api e la loro proverbiale operosità non ha nulla a che vedere. Nella tradizione artigianale calabrese questa "essenza" veniva – e viene tuttora – preparato con i fichi dottati d.o.p di Cosenza, vera eccellenza regionale, cotti in acqua bollente e poi "spremuti" con l'ausilio di un telo a maglie discretamente strette, sino ad estrarne un succo denso e corposo, quasi a carpire "il cuore vivo del frutto": per ottenere infatti un vasetto da 200/250 gr circa occorre "elaborare" su un kilo e mezzo di materia prima.
E se era una esclusività allora, praticamente su di una base gusto "neutra" - quello della neve fresca - immaginate ai giorni nostri, con le infinite varietà di sapori a disposizione, quali delizie del palato si possono ottenere!!
In ogni caso il cotto di fichi riesce a riservare altre infinite soluzioni d'uso, in gastronomia: visto che siamo prossimi alla bella stagione – tempo di frutta fresca -, è delizioso sulle macedonie; in particolare poi negli utilizzi di pasticceria, nella produzione di torroni, mostaccioli, cartellate....così come si rivela originale anche sui formaggi freschi e sulle carni, in un contraddittorio e comunque gradito contrasto dolce/salato.