28.07.2009 | Cultura e Tradizioni Inserisci una news

News : le previsioni che minacciano l' agricoltura

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Nell’attuale grave recessione economica bisogna evitare di sacrificare troppo la crescita del prodotto interno lordo per risolvere i non prevedibili grandi problemi climatici che potrebbero colpire il pianeta fra 30 o 40 anni

agenda scaturita dal G8 de L’Aquila

prospetta pesanti impegni per

l’agricoltura mondiale, europea e

italiana.

Due sono i principali fronti

aperti: contenere l’aumento delle

temperature entro i due gradi

centigradi rispetto al livello

preindustriale e ridurre entro il 2050

del 50% (80% e oltre per i Paesi sviluppati) le immissioni di

biossido di carbonio e di gas serra; contrastare l’instabilità

dei prezzi dei prodotti agricoli e sbloccare i negoziati del

Doha Round volti a ridurre il protezionismo e ad aprire i

mercati alla concorrenza, soprattutto a quella esercitata

dai Paesi più poveri.

Queste strategie sono largamente influenzate dalle

previsioni sul cambiamento climatico globale e da quelle

sull’andamento dell’economia mondiale alle prese con

una delle più gravi ed estese recessioni.

Ho una brutta notizia: le previsioni degli esperti

non hanno maggiore attendibilità di quelle che potrebbe

formulare una persona qualsiasi che mi sta leggendo in

questo momento, o il primo che passa.

Purtroppo alla brutta notizia ne segue una peggiore:

loro (gli esperti) non lo sanno. L’impossibilità di prevedere

il futuro è suffragata da un’infinità di fallimenti in molti

campi, che vanno dall’andamento della Borsa, passano

attraverso l’entità e la durata dei conflitti nazionali e

internazionali per finire al successo di un nuovo comico

televisivo.

Il meccanismo che alimenta false aspettative

sulla possibilità di conoscere il futuro presenta aspetti

inquietanti. Prendiamo ad esempio il clima: le attività

produttive dell’età industriale aumentano il contenuto

di CO2 nell’atmosfera, che causa l’aumento della

temperatura del globo, che provoca gravi danni alle

popolazioni (tempeste, alluvioni, desertificazione e

catastrofi varie).

Questa narrazione, essendo semplice, molto

accattivante e facile da ricordare, diviene ben presto

molto popolare. Succede così che i mezzi di informazione

di massa e scientifici collezionano tutti i fatti che

supportano questa tesi, trascurando la enorme mole di

quelli ininfluenti, o che addirittura la contraddicono.

Gli esperti, che per dovere professionale sono molto

bene informati, traggono dall’analisi dei dati così raccolti

conferma dell’ipotesi di partenza, magari con l’ausilio

di sofisticate elaborazioni statistiche sviluppate su

ultramoderni calcolatori. Si arriva così alla conclusione

assurda che più aumenta la conoscenza più diminuisce la

capacità di prevedere il futuro.

Lo stesso meccanismo si ripropone per tutti gli ambiti

(compresi quelli economici e finanziari) dominati da fatti

del tutto imprevedibili. I cosiddetti esperti sono i primi a

cadere nella trappola, spesso, ma non sempre, in buona

fede, in quanto sono dotati di un’esagerata autostima e

forse anche perché sono più o meno lautamente pagati

per fare previsioni.

Sono certo che se facessimo un’indagine

scopriremmo che oltre il 92,7% dei professori universitari

(compresi gli economisti agrari, tra i quali vengo

solitamente incluso) ritiene di appartenere al 50% dei

migliori e probabilmente anche dei più simpatici. Una

volta scoperto l’inganno, non è che possiamo fare molto

per cautelarci da un futuro incerto, ma forse possiamo

trarre qualche vantaggio seguendo tre semplici consigli.

Primo: rifiutare di pagare un prezzo eccessivamente

elevato per acquistare un biglietto di una lotteria della

quale si può (forse) sapere l’entità del premio, ma non si

ha alcuna idea sul numero dei biglietti venduti. Andando

al concreto problema del cambiamento climatico, bisogna

stare attenti a non sacrifi care oggi troppi punti di pil

per risolvere tra 30 o 40 anni gli imprevedibili grandi

problemi del pianeta.

Secondo: sfuggire alla tirannia dei mezzi

d’informazione e cercare di conservare la mente aperta

per cogliere ciò che di nuovo e di fuori dagli schemi il

futuro ci può riservare.

Terzo: evitare di sperperare soldi per farci dire dagli

esperti ciò che sappiamo che assolutamente non possono

prevedere.

Può essere al contrario più utile e piacevole

frequentare, possibilmente a cena in qualche ottimo

ristorante, persone di buon senso, abituate a prendere

decisioni che hanno una diretta connessione con il loro

portafoglio e con il loro benessere.

Concludendo, in molti ambiti (cambiamenti

climatici e crisi economiche comprese) le previsioni

degli esperti hanno la stessa attendibilità degli oroscopi,

ma in compenso costano di più e possono procurare

molti più danni.

 

( Fonte Informatore Agrario )

 

Osservazioni di Winetaste

 

Non è mia abitudine riprendere articoli di altri per poi commentarli, di solito lascio sempre al lettore questa opportunità, in quanto ritengo sia meglio che ognuno giudichi con la propria testa e tragga le proprie conclusioni, su ogni argomento qui trattato.

Ma letto l’articolo di cui sopra, ho fatto letteralmente un sobbalzo sulla sedia :

 

“Nell’attuale grave recessione economica

bisogna evitare di sacrificare troppo la crescita

del prodotto interno lordo per risolvere

i non prevedibili grandi problemi climatici

che potrebbero colpire il pianeta fra 30 o 40 anni”

 

Posso condividere il fatto che molto spesso, anche gli esperti prendono cantonate, ma sostenere che se continuiamo di questo passo non distruggeremo il Pianeta e che è meglio NON SACRIFICARE LA CRESCITA DEL PRODOTTO INTERNO LORDO…..ECC. mi sembra una grossa sciocchezza.

Chi ha superato i 50 anni, come chi Vi scrive, si ricorderà da bambino come era la natura che ci circondava. Personalmente sono nato in un paese del Delta, attraversato da un fiume che sfocia al mare dopo solo 15 km. Quel fiume , il Po di Volano, era pieno di pesci di ogni specie, l’acqua pulita che ci potevi fare il bagno, quel fiume era la mia infanzia, quelle acque i miei sogni, i miei giochi di bambino. Su quel fiume viveva un pittore, che aveva fatto la sua casa in una grande imbarcazione, e noi bambini passavamo interi pomeriggi a pescare lungo le sue sponde, ed il pescato era sempre abbondante e di prima qualità.

Ora quel fiume non esiste piu’, sembra una fogna a cielo aperto, le acque scure, dei pesci è rimasto ben poco e tutto ciò a cosa lo dobbiamo ? Lo dobbiamo all’inquinamento delle campagne, agli anticrittogamici, a tutte quelle operazioni insensate ed incoscienti che abbiamo messo in atto negli ultimo 50 anni, proprio in nome del “ prodotto interno lordo “. E’ anche troppo tardi se in questo preciso istante diciamo “ BASTA “ la misura è colma : dobbiamo pensare con la massima urgenza ( se non sarà già troppo tardi ) ai nostri figli ed ai nostri nipoti, diversamente lasceremo loro una grande fogna , quale sarà diventato il nostro ambiente, ed in questo contesto la vita non sarà piu’ a misura d’uomo….anzi….

Meglio quando il frigorifero era un tantino piu’ vuoto, ma l’aria era davvero molto piu’ respirabile, in ogni senso !

Roberto Gatti


Tag: winetaste, gatti, agricoltura, inquinamento, anticrittogamici, pil, informatore agrario


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