12.03.2009 | Vino e dintorni Inserisci una news

La risposta su "che fine ha fatto l'autenticità del sangiovese? "

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Di seguito la risposta di Giorgio Melandri,degustatore della guida Gambero Rosso- Slow food, alla mia precedente riflessione dedicata al sangiovese di Romagna.

Introduzione:

Il vino deve essere un motivo di dibattito semplice e piacevole. Il vino, fin dalla notte dei tempi, ha unito le persone, le ha consolate e le ha rese felici. Oggi il vino, delle volte, è motivo di aspri dibattiti, ma non per tutti chiaramente.

È mia abitudine fornire a chi legge tutte le possibili variabili di un’argomentazione. Lo scopo non è chi ha ragione o ha torto, lo scopo è fare informazione distaccata e chiara dando voce a chiunque desideri esprimere un giudizio nel rispetto reciproco e della libertà di espressione.

 Le righe che seguono sono pubblicate esattamente come mi sono arrivate dopo un piacevole confronto telefonico avvenuto con Giorgio Meandri a dimostrazione che il vino, al di là delle opinioni diverse, sempre deve rimanere motivo di unione; solo così si cresce e si migliora…mettendosi in discussione ogni volta.

Fabio Magnani

 

“ Mi chiamo Giorgio Melandri e sono uno dei degustatori della guida Gambero Rosso- Slow food, quella che per tutti è la guida dei tre bicchieri. Mi occupo, insieme a Fabio Giavedoni e ad altri degustatori, della Romagna. Ho parlato con Fabio Magnani dopo la pubblicazione del suo testo sul Michelangiolo e lui mi ha chiesto di buttare giù due righe raccontando il mio punto di vista ed io lo faccio volentieri. Il Michelangiolo è prodotto su una lente di sabbie molasse che cominciano ad affiorare a Oriolo dei Fichi e sono ancora presenti a Vecchiazzano dove le argille arrivano a percentuali di sabbia alte. per farvi capire l’azienda Drei Donà ha ancora dei vecchi ceppi di trebbiano prefilossera in una zona dell’azienda, ceppi che si sono salvati perché come saprete la filossera non riesce ad infestare le radici della vite in terreni sabbiosi. Chi percorre la strada parallela alla via Emilia che è a monte tra Forlì e Faenza può riconoscere questa caratteristica anche dai nomi delle strade: Via Ossi, Via dei Sabbioni. Maurizio Baravelli ha le vigne, alcune anche molto vecchie, su questo speciale terroir unico in Romagna e l’espressione del sangiovese della sua azienda è infatti unico e peculiare. Io conosco i vini dell’azienda da molti anni, anche da prima che qui arrivasse Fabrizio Moltard, ed ho sempre riscontrato una coerenza di stile ed una continuità che è il timbro di questo terroir. Nelle annate più favorevoli il vino viene prodotto anche con le vigne più giovani, in annate più complicate come la 2005 solo con le uve delle vigne vecchie.  Il Michelangiolo è un sangiovese e su questo non ci sono dubbi. E’ un sangiovese un po’ diverso dagli altri perché arriva da terreni diversi ed è proprio in questo un fedele traduttore di territorio. Ha una espressione ricca di materia, ha struttura, ma resta sempre teso e fresco e proprio la bocca è il marchio di fabbrica del sangiovese. Noi lo riconosciamo come una delle eccellenze della Romagna e per questo la guida lo premia già da qualche anno con i tre bicchieri”.


Tag: fabio magnani;giorgio melandri;sangiovese;romagna;michelangi


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