05.03.2018 | Prodotti Tipici Inserisci una news

Il kiwi, a dispetto del nome un prodotto assolutamente “italianissimo”!!

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Coltivato in Cina tanti secoli fa, diffusosi in Nuova Zelanda, approda negli anni '60 anche nel nostro paese; dopo una serie di tentennamenti sui mercati evolve come frutto "di tendenza" negli anni '80: ed è in Calabria che questa coltivazione ha trovato le migliori condizioni ambientali tanto da regalare un prodotto eccellente da far sì che l'Italia ha scalato la classifica dei produttori europei.....ed anche mondiale!!

 

E già, qualcuno non ci crederà ma è proprio così: ma andiamo per gradi.

In effetti l'origine di questa pianta è decisamente orientaleggiante, visto che gli imperatori della Cina lo preferivano più di 700 anni fa, mentre la relativa pianta veniva spesso utilizzata nel Sol Levante anche per scopi ornamentali. Ma a cavallo tra il 18 ed il 19° secolo il frutto giunse in Nuova Zelanda dove assunse appunto l'attuale denominazione di "kiwi", sicuramente per la decisa somiglianza con l'uccello simbolo del paese oceanico. Qui in effetti "fece fortuna" visto che le condizioni climatiche hanno "regalato" un prodotto di qualità che, grazie alla graduale globalizzazione dei mercati, lo sviluppo del commercio internazionale favorito dalle nuove tecniche nei trasporti e quant'altro, consentirono una netta affermazione a livello mondiale.

Eppure quelle medesime condizioni ambientali erano presenti anche nel nostro paese: clima mediamente temperato, terreni vocati alle coltivazioni agricole, ecc. per cui ad inizi anni '60 se ne sperimentò l'impianto anche in Italia; a dire il vero gli esordi non furono assolutamente facili anzi, tutt'altro: forse per una discreta avversione verso prodotti nuovi che davano l'idea di una "stranierizzazione" della nostra cultura gastronomica. Ma negli anni '80 la situazione decisamente cambiò, visto che il kiwi riuscì ad affermarsi in Italia, anche per via di fenomeni di moda.

Ed in particolare ci si rese conto che quell'ecosistema favorevole si riscontrava in particolare in Calabria, terra di agrumi per antonomasia, ma che offriva condizioni ideali anche per questa nuova coltivazione, senza dubbio per via delle caratteristiche strutturali dei terreni. Ed infatti i risultati non si son fatti attendere, posto che l'Italia ha gradualmente scalato le prime posizioni nella classifica dei produttori europei e mondiali del kiwi, non poche volte scalzando anche la leadership detenuta dalla stessa Nuova Zelanda, toccando i picchi dei 25.000 ettari dedicati alla sua coltura e una produzione di circa 450 mila tonnellate.
E, nello specifico, la produzione calabrese detiene una cospicua fetta di questi eloquenti numeri, che non si son fermati solo ai dati, bensì concretizzandosi anche in un prodotto di qualità e di spessore.

Elementi significativi che trovano riscontro poi nelle peculiarità salutistiche di questo frutto: una sostanziale presenza di vitamina C, potassio, rame ferro, fibre e vitamina E; è consigliato per chi fa sport in quanto il sodio contenuto consente di diminuire il rischio di crampi; viene preferito da chi è attento all'estetica, posto che le vitamine antiossidanti distruggono i radicali liberi, regalando una pelle liscia, elastica e meno rugosa; ancora, consente di fronteggiare i trigliceridi, aiutare la vista e favorire la digestione.

E poi non dimentichiamo la versatilità di consumo del kiwi: da solo, magari tagliandolo a metà e gustandone la polpa con un cucchiaino, quasi fosse un gelato in coppetta; a fettine, con una leggera "spruzzata" di zucchero giusto per ridurne il minimo sapore acre, ma al tempo stesso gradevole; nelle macedonie, sul gelato, nel campo dolciario e quant'altro.

Sono prerogative che si ritrovano anche nei "derivati" di questo meraviglioso frutto, come ad esempio nella confettura di kiwi, ormai affrancatasi come prodotto tipico calabrese che rappresenta una vera novità, pur partendo dall'artigianalità e dalla tradizione, visto che per la sua produzione si utilizza solo frutta (..ben l'82%, cosa davvero da "strabiliare" non essendoci alcun competitor capace di fare altrettanto!!) e zuccherisenza pectine, eccipienti e conservanti. Una mostarda consigliata negli usi tradizionali, dunque su una semplice fetta di pane o su biscotti, ovvero come farcitura di torte e crostate; ma da sperimentare anche con ii formaggi, quelli caprini e quelli freschi in particolare.

Insomma un prodotto "moderno" che prende le basi dalla artigianale tradizione gastronomica calabrese !!

 


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