10.10.2012 | Normative Inserisci una news

A causa del vino un milione di francesi sono in iperdosaggio di solfiti

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Riprendiamo qui e traduciamo un interessante articolo pubblicato in Francia da Antonin Iommi-Amunatequi. Si parla molto infatti di solfiti nel vino, della limitazione nell’uso della solforosa, ma non si parla abbastanza della tossicità di questo additivo. Scegliere i vini fatti in modo naturale è un modo per pensare anche alla propria salute. L’articolo parte ovviamente dalle istituzioni e dalla situazione francese, ma è assolutamente valido anche per l’Italia e per l’intero mercato del vino. Buona lettura!

In un rapporto recente l'Agenzia Nazionale di Sicurezza Sanitaria (Anses) indica che il 3% degli adulti sorpassano la dose giornaliera ammissibile di solfiti e che questo "è dovuto principalmente al consumo di vino", il quale rappresenta, lui solo, circa il 70% del nostro apporto di solfiti. Poiché la dose giornaliera ammissibile stabilita dall'OMS è di 0,7 mg per chilo di peso corporeo per un individuo di 70Kg sarebbe di 50mg al giorno.

Se ci si attiene agli ultimi sondaggi fatti dall'Insee più di un milione di francesi sono in iperdosaggio di solfiti solamente a causa del vino. Certo, tra quei 40 milioni di francesi che bevono vino nel corso dell'anno parliamo qui dei consumatori più regolari. Questi sono, matematicamente, i più esposti a questo additivo chimico che contribuisce alla conservazione del vino che correntemente chiamiamo solfito, zolfo o più precisamente Anidride solforosa (SO2).

Ma queste persone non sono alcolizzati che bevono un litro e mezzo di vino ogni giorno, questa dose giornaliera ammissibile di solfiti può essere raggiunta molto prima di arrivare a questo livello. Nel caso di certi vini con aggiunte di solfiti particolarmente alte 20 o 25 cl di vino possono essere sufficienti per superarla. Questa quantità resta nei limiti di un consumo ragionevole di vino fissato dall'OMS in 2 o 3 bicchieri al giorno in funzione del sesso, del peso e di altri parametri.

I solfiti, un rischio tossicologico

Con o senza iperdosaggio, l'anidride solforosa può innescare manifestazioni di intolleranza (mal di testa, naso che cola, prurito, ecc). Il professore Jean-François Nicolas, allergologo al CHU di Lione, precisa sulla rivista "Santé Magazine":

"Non è una vera allergia, ma una reazione di ipersensibilità che può essere molto grave in alcuni asmatici"

Ma cosa ne è di questi milioni di "iperdosati"? Non sono diventati oggetto di uno studio sanitario specifico. L'Anses indica solamente nel suo rapporto che per questa fetta di popolazione particolarmente esposta "il rischio tossicologico non può essere scartato". L'agenzia si accontenta quindi di raccomandare "una diminuzione dell'uso dei solfiti e una riduzione del consumo dell'alcool".

Interrogato a proposito dell'aggiunta dei solfiti nel vino Louis-Antoine Luyt, vignaiolo francese che lavora in Cile e che è vicino al movimento dei vini naturali, risponde lapidario:

"Avvicina una volta il naso a un bidone di solfiti, e non lo farai mai più... E questo viene messo nel vino, si. Bisogna provare a metterne il meno possibile"

Verso vini più naturali

Per godere dei benefici del vino (effetti vasodilatatori e antiossidanti) risparmiandosi gli effetti negativi (legati ai solfiti ma anche ai metalli pesanti e a pesticidi), certi consumatori hanno fatto la scelta di rivolgersi a vini più naturali. Vini non solo ottenuti da uve biologiche ma anche vinificati senza ricorrere ai numerosi additivi chimici che i regolamenti – compreso quello del vino biologico – autorizza. E fatti con una quantità molto bassa – o nulla – di solfiti aggiunti.

Bevuti in quantità ragionevoli questi vini naturali si mostrerebbero particolarmente digeribili: nessun mal di pancia o mal di testa.

Ovviamente, al di là dei presunti benefici o danni, la nozione di piacere resta centrale nel vino, trattandosi di una bevanda culturale, di un lubrificante sociale. E soprattutto, il vino "deve essere buono in bocca!", riassume Aurélia Filion, blogger e sommelier del Quebec. Ma per questi consumatori, sembra ugualmente legittimo voler provare piacere senza ingerire sostanze possibilmente tossiche.
Ad oggi non esiste un'etichetta che rende ufficiali i vini naturali, in Francia troviamo solo raggruppamenti di vignaioli di tipo associativo come ad esempio l'Associazione dei vini naturali o ancora, da poco, i Vins S.A.I.N.S. Una manciata di etichette biologiche o biodinamiche (principalmente Demeter e Nature & Progres) danno inoltre garanzia al consumatore che i vini in questione sono fatti con un uso moderato di solfiti.

Potete leggere qui l'articolo originale : http://blogs.rue89.com/no-wine-innocent/2012/08/27/cause-du-vin-un-million-de-francais-en-surdose-de-sulfites-228114

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( Fonte Sorgentedelvino)

( Particolare di un marchio di vino senza solfiti aggiunti (Antonin Iommi-Amunategui/Rue89)

Annotazioni a margine

Credo di averlo scritto qualche centinaio di volte, ma ancora non mi sono stancato :

serve una modifica alla legislazione vigente, che imponga l'obbligo di indicare in retroetichetta la quantità di SO2 contenuta nel vino all'atto dell'imbottigliamento. Solo cosi' tutti noi saremo messi nella condizione di scegliere il vino che piu' ci aggrada, personalmente quelli con un contenuto di SO2 NON superiore ai 50 mg/l.

Roberto Gatti


Tag: winetaste, roberto gatti, solfiti, anidride solforosa, metabisolfito di potassio, vini naturali, vini biologici, S02


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