16.12.2003 | Cultura e Tradizioni

Noël, Noël! Manger, Manger!

Il Natale si festeggia a tavola, è stato scritto. Anche prima che Natale fosse Natale, prima cioè che il 25 dicembre fosse convenzionalmente stabilito come il giorno genetlia­co di Gesù. Dagli amici di "MenSa - Culture e piaceri della tavola" i cinque menu del periodo natalizio: "La scelta dei menu può sembrare a qualcuno (e forse lo è) ovvia e quasi banale, e crediamo che tale sarebbe apparsa anche se avessimo proposto menu del tutto diversi."

I Saturnali, la più gioiosa e popolare fra le festività romane, precedente pagano del Natale cristiano significava soprattutto “lo scambio dei doni, l’allegria della vacanza, il tempo dei buoni sentimenti, man­giare, bere e far festa” (Isaac Asimov). Esattamente quello che significa (sia detto senza il minimo intento dissacratorio) oggi Natale per tutte le popolazioni cristiane di tutti i continenti.

Ricordiamo un bel servizio apparso qualche anno fa su un grande quotidiano italiano che, in schietto stile giornalistico, dunque senza ipocrite cautele, titolava: “Senza la grande abbuffata Natale non è Natale”.

Dato dunque per legittimo il nostro, di titolo, precisiamo che quando diciamo Natale intendiamo riferirci, per comodità a tutto il periodo natalizio, racchiuso, come i menu che proponiamo, fra il 24 dicembre, giorno di vigilia o di veglia, e il 6 gennaio, giorno della Befana.

La scelta dei menu può sembrare a qualcuno (e forse lo è) ovvia e quasi banale, e crediamo che tale sarebbe apparsa anche se avessimo proposto menu del tutto diversi.

Per i pochi (o tanti?) che pretendono sempre esplicitazioni, spenderemo poche parole, che saranno dunque delle personali e telegrafiche didascalie, piuttosto che saggi di erudizione etnico-religioso-gastronomica, improponibile e fuori luogo in questo angusto spazio. Per il 24 dicembre proponiamo la più classica delle cene di vigilia, quella napoletana e, tra le napoletane, quella, classicissima di Ippolito Cavalcanti, in buona compagnia, se è vero che lo stesso fanno molti libri, molte riviste e molti siti internet.

Per MenSA non è una scoperta dell’ultim’ora, se si pensa che dal 1997 (anno di nascita del sito) più volte siamo ricorsi al grande ricettario del duca di Buonvicino, “pietra miliare” della cucina partenopea.

Il Pranzo di Natale all’inglese è, da un lato, la dichiarazione di una nostra adesione all’opinione, espressa da alcuni studiosi, che, tutto sommato, il modello anglosassone, anche in cucina, si fa sempre più largo anche sulle tavole mediterranee, se non altro per curiosità e per il gusto della novità; dall’altro lato vogliamo sfidare i luoghi comuni sulla cattiva qualità della gastronomia britannica, con un menu che dimostrerà, se ben eseguito, che almeno a Natale essa non è quella catastrofe del palato così sbrigativamente evocata. Provare per credere.

Per il cenone di San Silvestro confessiamo di esserci fatti banalmente suggestionare (quest’anno e anche molti di quelli precedenti) da una serie di immagini, evocazioni, personaggi, parole e nomi magici della cultura del bon vivant, che rimandano generalmente a Parigi e alla Francia: ostriche e Champagne, belle époque e Toulouse Lautrec, Escoffier e, più recentemente per via della traduzione italiana, Alexandre Dumas. E proprio dal suo Grande dizionario della cucina, definito (sia pure con un pizzico di esagerazione) “il più incredibile libro di cucina dell’Ottocento” abbiamo ricavato un menu in grado di avvalorare la pur azzardata definizione.

Non potevamo infine non rendere ancora una volta omaggio all’amatissimo Pellegrino Artusi, il grande codificatore della gastronomia italiana. Ci è parso giusto farlo nel momento in cui a Forlimpopoli, sua città natale, si lavora alacremente alla creazione di uno straordinario e singolare centro culturale e gastronomico, denominato Casa Artusi: un inedito spazio che sarà contemporaneamente museo e biblioteca, punto di degustazione e di ristorazione, centro di formazione e di iniziativa culturale, tutto all’insegna dell’Artusi e della cucina domestica italiana.

I due menu artusiani che proponiamo, per il giorno di Capodanno e per la festa dell’Epifania, vogliono essere insieme un modo per richiamare l’attenzione su questo originalissimo e ammirevole progetto e, più concretamente, un invito a testare, nella pratica, la vitalità della “Bibbia” gastronomica italiana sul terreno, forse il meno battuto, delle sue ricche “note di pranzi” festivi.

Per finire, un’“autorevole” testimonianza, a conforto del “messaggio” racchiuso nel titolo di questa breve introduzione ai nostri menu natalizi:

Abbacchio, oliva e pesce
Ustacchio, la viggija de Natale
Te mmettete de guardia sur portone
De quarche mmonzignore o ccardinale,
E vederai entrà sta pricissione.

Mo entra una cassetta de torrone,
Mo entra un barilozzo de caviale,
Mo er porco, mo er pollastro, mo er cappone,
E mmo er fiasco de vino padronale.

Poi entra er gallinaccio, poi l’abbacchio,
L’oliva dolce, er pesce de Fojjano,
L’ojjo, er tonno, l’anguilla de Comacchio.

Inzomma, inzino a nnotte, a mmano ammano,
Te lli tt’accorgerai, padron Ustocchio,
Cuant’è ddivoto er popolo romano.
Giuseppe Gioacchino Belli

I menu proposti da MenSa:
 -
24 dicembre: a cena con Ippolito Cavalcanti, duca di Buonvicino

 - 25 dicembre: Natale vittoriano
 - 26 dicembre: San Silvestro con i tre moschettieri
 - 01 gennaio: Pranzo di Capodanno
 - 06 gennaio: Pranzo per la festa della befana


Rino Pensato
Vicedirettore di
MenSa
- Culture e piaceri della tavola

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