27.07.2018 | Prodotti Tipici Inserisci una news

“Nebbiolo Noblesse” ovvero il Nebbiolo come nessuno immaginava

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Un interessante e completo focus sul settore si è svolto in giugno in occasione della seconda edizione di "Nebbiolo Noblesse - Metodo Classico 100% Nebbiolo" in due sedi differenti: a Torino, presso il Palazzotto, e ad Alba all'interno del Palazzo della Banca d'Alba.

Prende sempre più consistenza in Piemonte il progetto di realizzare uno spumante Metodo Classico utilizzando esclusivamente uva Nebbiolo, un'idea avuta già nel lontano 2000 da un poker di diciottenni neo-diplomati in enologia.

 

Erik Dogliotti da Castagnole delle Lanze, Cristian Calatroni da Montecalvo Versiggia, Paolo Stella da Costigliole d'Asti e Federico Scarzello da Barolo decidono tra i banchi di scuola di mettersi in gioco, tentando quasi per gioco un'impresa mai affrontata da nessuno prima. Da questo sogno è nato un marchio, l'Erpacrife, acronimo che corrisponde alle prime lettere dei nomi Erik, Paolo, Cristian e Federico, e una società che dopo quasi vent'anni non si limita a produrre un suo ottimo spumante bensì fornisce consulenza e lavorazioni conto terzi a numerosi produttori italiani.

 

Sulla scia di questa idea oggi è sensibilmente cresciuto il numero di aziende che soprattutto in Piemonte producono spumanti esclusivamente a base di uva Nebbiolo. Un interessante e completo focus sul settore si è svolto in giugno in occasione della seconda edizione di "Nebbiolo Noblesse - Metodo Classico 100% Nebbiolo" in due sedi differenti: a Torino, presso il Palazzotto, e ad Alba all'interno del Palazzo della Banca d'Alba.

 

Una quindicina i produttori coinvolti in questo duplice appuntamento (Antica Cascina dei Conti di Roero di Vezza d'Alba, Bricco Maiolica di Diano d'Alba, Cascina Chicco di Canale d'Alba, 460 Casina Bric di Barolo, Cuvage Metodo Classico di Acqui Terme, Erpacrife di Alba, Ettore Germano di Serralunga d'Alba, Josetta Saffirio di Monforte d'Alba, Luigi Giordano di Barbaresco, Marchisio Family di Castellinaldo, Negro Angelo e figli di Monteu Roero, Poderi Vaiot di Montà d'Alba, San Silvestro di Novello, Socré di Barbaresco e Tenute Sella di Lessona), equamente divise tra Langa e Roero.

 

A queste si sono aggiunte sei aziende del "Progetto Nebbione", vale a dire Enzo Boglietti di La Morra, Cascina Ballarin di La Morra, Rivetto dal 1902, Serralunga d'Alba, Conterno Franco-Cascina Sciulun di Monforte d'Alba, Travaglini di Gattinara e la valdostana La Kiuva di Arnad, unica azienda che vinifica fuori dal territorio piemontese.

 

Nebbione è nato da un'idea di Sergio Molino, enotecnico con la grande passione per il Nebbiolo, che, dopo anni di raccolta di analisi su ogni parte del grappolo e di sperimentazioni in vigna, comprende che ogni vigna di questo vitigno, oltre a donare uva per realizzare un grande vino rosso, conserva un potenziale inespresso.

A questo punto mette a punto un metodo dal duplice risultato: ottenere un vino rosso sempre migliore e creare uno spumante a base Nebbiolo.

Dalla stessa vigna, dallo stesso grappolo.

Il risultato è possibile destinando la parte del grappolo con maggiore acidità, la punta, a produrre un metodo classico, e la parte superiore a proseguire l'intero processo di maturazione per arricchire il grande rosso a cui è destinato.

 

Nel 2010 il progetto Nebbione partiva con 6 aziende, localizzate nelle Langhe, in Alto Piemonte e in Valle d'Aosta, che accettano di seguire le regole di Molino: produrre un metodo classico blanc de noir a base di uva nebbiolo al 100%, rigorosamente dalle punte dei grappoli, con una permanenza sui lieviti impotante, ben 45 mesi!

Obiettivo a mio parere centrato, soprattutto dal punto di vista che oggi queste sei aziende possono raccontare un vigneto con due vini di pari invecchiamento in cantina.

 

 

Le degustazioni


Le mie degustazioni sono iniziate dal gruppo del Progetto Nebbione, dove anche in questa edizione si è distinto per complessità e struttura il Nebolé 2011 in versione Pas Dosé di Travaglini al suo secondo anno di produzione, prodotto dalla raccolta a fine agosto delle punte dei grappoli di Nebbiolo in un vigneto nella zona di Gattinara, vinificato in bianco ed affinato in parte in legno, di cui se ne sono prodotto circa 1.800 bottiglie (questo campione è stato sboccato nel maggio 2017).

 

Altrettanto interessante il Na Punta 2012 di Franco Conterno – Cantina Sciulun, un Extra Brut fortemente voluto dal figlio Daniele di recente sboccatura (maggio 2018) nato a Monforte d'Alba, nel cuore del territorio del Barolo, in condizioni climatiche e di suolo molto differenti dal precedente ma che non ha nulla da invidiare sotto il profilo della complessità e freschezza.

 

L'azienda Rivetto dal 1902, gestita dall'estroverso Enrico, crede fortemente in questo progetto, al punto sia di studiare un nome ambizioso di origini storiche per il suo spumante, ovvero Kaskal, che in Antico Sumero significa "la strada che conduce al re", sia di proporlo in degustazione in una duplice veste: la più recente e suadente annata 2013 paragonabile al progenitore 2010, con ben 72 mesi di permanenza sugli lieviti, dove la morbidezza e il perlage fine sono affiancati da una invidiabile persistenza. Anche in questo caso la versione è Extra Brut e i vigneti dedicati a questo vino si trovano a Serralunga d'Alba.

 

Gioca sulla freschezza e morbidezza nella beva il Brut Rosé 2011 presentato da Enzo Boglietti di La Morra, una produzione limitata a 3.000 bottiglie.

 

Nella parallela rassegna di spumanti a base di uva Nebbiolo a mio avviso è un po' mancato un "comune denominatore" di stile, ovviamente con tutti i pro e i contro che ne possono derivare.

A discolpa posso tranquillamente affermare che la varietà de vini in degustazione era piuttosto elevata.

Si potevano così incontrare la piacevolezza immediata, data dal profumo floreale e dai frutti rossi, nei Brut Rosé di Josetta Saffirio di Monforte d'Alba e di Bricco Maiolica di Diano d'Alba, entrambi 2016 che non hanno superato i due anni di affinamento sugli lieviti.

 

Salendo di intensità e di corpo, preservando però una beva morbida e invitante, si possono annoverare il Maria Teresa 2015 prodotto dall'Antica Cascina dei Conti Roero di Vezza d'Alba, con uve provenienti da un vigneto a Monteu Roero, 30 mesi di permanenza sugli lieviti, un classico Brut con 5 grammi/litro di residuo zuccherino; il Brut 2015, prodotto con uve Nebbiolo da Barbaresco dall'azienda Luigi Giordano, che racchiude nel bicchiere oltre a sentori di piccoli frutti rossi anche suadenti note di rosa passita; accattivante lo stile del Brut Rosé dell'azienda Cuvage di Acqui Terme fatto con uve vendemmiate a Verduno; sempre impeccabile il Cuvée Zero 2014 della Cascina Chicco di Canale d'Alba, azienda roerina nota per la sua dedizione ai vini del proprio territorio, che ha presentato una versione assolutamente "in bianco" più secca e austera rispetto alla più floreale e fruttata tipologia rosé.

 

Esordio convincente per l'azienda Socré con l'omonimo Extra Brut 2012, 60 mesi di affinamento di un nettare proveniente anch'esso dal vocato territorio di Barbaresco, leggermente penalizzato da una sboccatura di appena una settimana.

L'azienda Ettore Germano di Serralunga identifica splendidamente il territorio con il suo Rosanna Rosé 2015, "soltanto" 18 mesi di affinamento minimo con cui Sergio riesce a conferire al vino freschezza, beva, persistenza e longevità invidiabili.

 

Non ha bisogno di presentazioni né di ulteriori encomi l'omonimo Pas-dosé 2015 dei precursori di Erpacrife all'interno di una bottiglia che l'associazione Albeisa ha realizzato appositamente per gli spumanti: un sapiente equilibrio di morbidezza ed eleganza ottenuto "domando" le uve dell'ettaro di vigna di proprietà a Madonna di Como, zona notoriamente nota per la produzione di ottimo Dolcetto d'Alba ma che a quanto pare risulta favorevole anche per il Nebbiolo.

 

Sfida le leggi di longevità il Faiv Rosè 2007 prodotto dall'azienda biodinamica Marchisio Family di Castellinaldo, 110 mesi minimo di affinamento per sviluppare un perlage quasi impercettibile, una verticalità invidiabile, una complessità unica.

Altro campione di longevità il Maria Elisa Rosé 2010 di Angelo Negro e Figli di Monteu Roero, un sapiente mix di freschezza e pienezza, potenza ed eleganza, sapidità e mineralità, caratteristiche che soltanto un Nebbiolo del Roero magistralmente interpretato riesce a esprimere.

 

Luciano Pavesio


Tag: spumante, nebbiolo, classico, Metodo, Nebbione, Noblesse


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