25.02.2010 | Eventi Inserisci una news

Nell’Anteprima, la Vernaccia di San Gimignano incontra il Pouilly-Fuissé

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L'originale e riuscito confronto inserito nel ciclo “Il vino bianco e i suoi territori” si è svolto al cospetto degli splendidi affreschi della Sala Dante del Palazzo Comunale

Nell’ambito del consueto appuntamento organizzato dal Consorzio della Denominazione di San Gimignano, presieduto con pieno merito dalla neo-eletta Letizia Cesani, per la degustazione in anteprima delle ultime annate in commercio della Vernaccia nelle tipologie base, selezione e riserva, un posto di primo piano l’ha meritato l’evento riservato ai giornalisti e produttori “La Vernaccia incontra il Pouilly-Fuissè”. L’originale e riuscito confronto inserito nel ciclo “Il vino bianco e i suoi territori” si è svolto al cospetto degli splendidi affreschi della Sala Dante del Palazzo Comunale ed è stata condotta dall’ideatore Giampaolo Gravina, vicecuratore della guida I vini d'Italia edita dall’Espresso, coadiuvato da un paio di produttori francesi, Philippe Valette proprietario dell’azienda Domaine Valette, e dall’italiano trapiantato da una quindicina d’anni oltralpe Fabio Montrasi, dell’azienda Château des Rontets, oltre a sei “padroni di casa”: Francesco Galgani  dell’azienda Cappella di Sant’Andrea, Simone Santini della Tenuta le Calcinaie, Matteo Troiani (Fontaleoni), Andrea Vecchioni (San Quirico), Sarah Fioroni della Fattoria Poggio Alloro e Gianni Panizzi, amministratore delegato dell’omonima azienda.

Diverse le caratteristiche simili delle due denominazioni a confronto, a cominciare dalla composizione del terreno argilloso-calcareo che permette un ottimo drenaggio delle piogge, regalando ai vini una spiccata mineralità e freschezza, una particolare nota di mandorla e una buona componente acida che ne consente un’ottima longevità.

I vigneti di Vernaccia di San Gimignano si estendono nella parte collinare dell’omonimo comune per circa 800 ettari ad un’altitudine che varia da un minimo di 250 a un massimo di 400 metri, mentre un centinaio sono destinati al San Gimignano Rosso, in prevalenza sangiovese, e ancora una parte riservati alla produzione del Vin Santo, che oltre alla vernaccia, si utilizza il trebbiano toscano e la malvasia bianca lunga. In totale si contano circa duecento produttori, di cui 85 fanno parte del Consorzio di Tutela, oltre a un paio di cantine sociali, per una produzione di oltre le cinque milioni di bottiglie consumate per oltre la metà in Italia, seguita però a ruota con circa il 40% dalla Germania e dal 30% dagli Stati Uniti.

Il Pouilly-Fuissé, appellation francese istituita nel 1929, nasce invece nella zona più meridionale della Borgogna, in un’area vitata di circa 760 ettari collinari a pochi chilometri ad ovest di Mâcon,

pochi chilometri più a nord del Beaujolais, ripartita sui comuni di Fuissé, Solutré-Pouilly, Vergisson e Chaintré. Il vitigno dominante è lo chardonnay, piantato ad alta densità in un terreno particolarmente duro, caratterizzato da uno strato superficiale di circa 15-20 centimetri coltivabile seguito da un metro e mezzo di pietrisco calcareo, che regala basse rese (il disciplinare ammette al massimo 60 quintali/ettaro) con cui le oltre 300 aziende producono circa 5 milioni di bottiglie annue.

Questa la sequenza di vini proposti in degustazione:

1)     Pouilly-Fuissé Les Birbettes 2007 - Château des Rontets

Questo vino del produttore di origini italiane Fabio Montrasi è frutto di una vendemmia anticipata ad inizio settembre in vigne di 80-90 anni, fermentazione in barrique, di cui il 10% nuove ed alcune anche di sei passaggi, affinamento di 20 mesi in legno e nessuna filtrazione prima dell’imbottigliamento, fedele a una filosofia biodinamica. Fin dai primi sentori al naso si percepisce l’estrema giovinezza del vino, dotato di un bel bouquet floreale alterato però da notevoli sentori di vaniglia, legno, tostatura. In bocca ha una buona sapidità, ottima acidità, una buona propensione all’invecchiamento.

2)     Pouilly-Fuissé Les Birbettes 2007 - Château des Rontets

L’espressione del vino precedente un quinquiennio dopo, forse leggermente penalizzata da un’annata difficile come il 2002 che però sta regalando notevoli e piacevoli sorprese ai produttori che con fatica sono riusciti a colmare le forti anomalie climatiche. Il vino si presenta di un bel giallo oro, profumi di banana, frutta matura, mentre in bocca regala un piacevole gusto mandorlato. La complessità di questo vino è anche giustificata da un inizio di attacco di muffa nobile su parte delle uve vendemmiate.

3)     Viré-Clessé 2003 - Domaine Valette

Appena versato il vino presentava un aspetto poco gratificante, abbastanza opaco e con netti sentori ossidativi e sulfurei. Dopo un’ora di sosta nel bicchiere, il vino cambiava radicalmente profumo e gusto, mantenendo comunque la sua grande particolarità e differenza rispetto a tutti gli altri campioni, compreso il “fratello” 1999 servito poco dopo, così come una buona mineralità e freschezza. Il vino è da un paio d’anni in commercio, dopo un anno di passaggio in barrique nuove e usate (fino a 15 anni di vita!) e ben 3 anni in botte grande.

4)     Pouilly-Fuissé 1999 - Domaine Valette

Narrando i suoi vini, Philippe Valette più volte ha sottolineato l’importanza di salvaguardare le caratteristiche e gli equilibri naturali presenti nel territorio dove coltiva i suoi vigneti, un ecosistema di vitale importanza non solo per la vite ma per l’uomo stesso. Questo vino, da me reputato tra i migliori del lotto francese, fin dal colore giallo oro si presenta in tutta la sua piacevolezza, con sentori di frutta fresca splendidamente amalgamati con la vaniglia e la tostatura del legno, senza denunciare minimamente gli oltre dieci anni di vita, anzi permettendoci di percepirne ancora una buona longevità. Ottima anche la sapidità, l’equilibrio e la persistenza in bocca.

5)     Pouilly-Fuissé 1998 - Domaine Guffens-Heynen

Purtroppo Jean Marie Guffens, titolare dell’omonima azienda, non ha potuto presenziare alla degustazione a causa di impegni lavorativi, e così non ha potuto raccontarci nulla dei suoi ottimi vini. Limitandoci quindi all’analisi del vino nel bicchiere, di un bel giallo paglierino, al naso prevalgono ancora i sentori “legnosi”, nonostante siano passati ormai una dozzina d’anni dalla vendemmia, mentre in bocca l’equilibrio regna sovrano, con una buona mineralità, sapidità e spessore.

6)     Pouilly-Fuissé 1993 - Domaine Guffens-Heynen

Vino di un bel giallo oro, ancora un po’ di vaniglia al naso misto a sentori minerali, gli stessi che si ritrovano in bocca e che, uniti alla vena acida che caratterizza questi vini francesi, gli regalano un’incredibile freschezza che ingannerebbe alla cieca qualunque degustatore. Un vino di grande eleganza e complessità.

7)     Vernaccia di San Gimignano Rialto 2007 - Cappella Sant'Andrea

L’azienda, dal 2005 in mano al giovane Ruggero Orsini, produce questo vino con una selezione di uve di un vigneto con un’età media superiore ai quarant’anni coltivato con criteri biologici, su un terreno di origine fossile che, unito all’esposizione ai venti del nord, ne garantiscono l’ottimo defluire delle piogge. Al naso si percepiscono le tipiche caratteristiche di un vino ancora molto giovane, con una grande freschezza ma un legno non ancora ben amalgamato, mineralità, pietra focaia, mentre in bocca raggiunge già buona morbidezza e beva.

8)     Vernaccia di San Gimignano Vigna ai Sassi Riserva 2006 - Tenuta Le Calcinaie

Questa versione Riserva prodotta da Simone Santini sia in vinificazione che in affinamento “vede” soltanto l’acciaio ed il risultato è veramente interessante, ancora un po’ soffocata dal recente imbottigliamento, ma già dotata di una buona beva e morbidezza, forse agevolata anche dalla piccola percentuale di chardonnay ammesso dal disciplinare.

9)     Vernaccia di San Gimignano Vigna Casanuova 2005 – Fontaleoni

L’azienda, di origini marchigiane, vanta ben 17 ettari di vitigno di vernaccia. Questo vini, prodotto dal 1980, si presenta di colore oro, mieloso, ricco e complesso, frutto di una parte di uva surmatura, che ne penalizza un po’ la freschezza e la mineralità.

10) Vernaccia di San Gimignano Isabella Riserva 2004 - San Quirico

Il produttore Andrea Vecchioni, in gioventù ex-nazionale di salto triplo, adotta per questo vino, certificato biologico dal 2004, l’insolito sistema del “batonage” sulle fecce fini in botti da ben 23 ettolitri. Uno dei migliori del lotto, si percepisce una buona freschezza ed equilibrio, mineralità e sapidità, ottima persistenza.

11) Vernaccia di San Gimignano Le Mandorle 2003 - Poggio Alloro

Questa selezione prodotta dalla simpatica Sarah Fioroni in appena 2.000 bottiglie da un vigneto esposto a sud-est su un terreno argillo-sabbioso ha in parte risentito della torrida stagione del 2003, che gli ha regalato sentori molto caldi, un po’ appesantiti dai pochi mesi di affinamento in barrique, a scapito di quelli minerali e floreali.

12) Vernaccia di San Gimignano Riserva 2002 – Panizzi

Il discorso introduttivo di Gianni Panizzi, presidente del Consorzio di Tutela uscente ed attuale amministratore delegato dell’omonima azienda, da poco ceduta ad un gruppo di maggiori dimensioni poiché in famiglia non c’è nessuno in grado di prendere il testimone di uno dei paladini della Vernaccia di San Giminiano, fa breccia nell’animo di molti dei presenti: con un pizzico di delusione e nostalgia verso il grande lavoro svolto in vigna e cantina per creare una certa tipologia di vino, Panizzi afferma che il mercato non recepisce un granché il messaggio, prediligendo vini di maggior pronta beva, più facili, magari addolciti dall’inserimento a fianco della vernaccia di uve più aromatiche come il Traminer, l’Incrocio Manzoni o il Sauvignon. Il vino degustato è quello che presenta più similitudine con i “cugini transalpini”, con una grande mineralità e freschezza più marcata però al naso che in bocca. Dopo la fermentazione in barrique, il vino rimane per un anno sulle fecce fini, prima di trascorrere un altro anno in bottiglia ed uscire in commercio.

 

Luciano Pavesio

 


Tag: vernaccia, San Gimignano, Gravina, Pouilly Fuissé, Consorzio Tutela, Cesani


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