Ammirando il
paesaggio portoghese dove questi vini hanno origine, colpisce
l'austerità del paesaggio. Pochissima pioggia, terreni aspri e
scoscesi che uomini coraggiosi hanno cercato di addomesticare nei
secoli separando le pietre dalla terra, per riutilizzarle nei
classici "terrazzi", necessari per preservare le viti dagli
smottamenti naturali del terreno.
Ogni
"terrazzo" contiene solo un
filare delle famose viti. Da ogni pianta, le cui radici affondano
nel terreno fino ad una profondità di venti metri per cercare i
nutrimenti necessari, si ottiene solo una bottiglia l'anno del
pregiato vino. La tradizione vitivinicola della città di
Oporto risale ai tempi degli
antichi romani che per primi facilitarono lo sviluppo delle preziose
piante nella zona, ma occorrerà aspettare fino al secolo
XVII per vederne il successo
commerciale.
I problemi tra la Francia e l'Inghilterra portarono l'attenzione
degli inglesi verso possibili paesi produttori di vini che più si
avvicinavano al gusto d'oltre manica. La scelta cadde sullo stato
della città dei cinque ponti (così era chiamata Oporto in quell'epoca),
che portò, successivamente, al trattato di
Méthuen dove si stabilirono le tariffe doganali per
l'esportazione del porto nell'isola britannica.
Correva l'anno 1703 quando si
apposero le firme che sancivano definitivamente l'accordo tra i due
stati, e fu più o meno nello stesso periodo che si pensò di
aggiungere al vino dell'acquavite per proteggerlo dagli
inconvenienti derivanti dal lungo viaggio via mare. Con quest'aggiunta
la fermentazione si fermava dando origine ad un vino di maggiore
morbidezza, minore acidità e superiore forza aromatica.
Nel 1756 si forma la compagnia
generale dell'agricoltura delle vigne nell'alto
Douro e, nello stesso anno, si
stabilirono i disciplinari che regolamentavano la produzione del
vino porto.
Le regole facevano riferimento al metodo di allevamento delle viti,
della raccolta delle uve, al trasporto e alle caratteristiche del
vino stesso: in altre parole il Portogallo creò la prima
denominazione di origine della storia, quasi un secolo prima dei
francesi.
Nel 1933, attraverso un cammino
ricco di vicissitudini, nacque l'istituto del
vinho do Porto, organismo ufficiale
incaricato di difendere la qualità di questo vino. Nel
1936 si pubblica la legge che
regola l'esportazione annuale e, solo un anno più tardi, si comincia
il catasto viticolo di questa regione. Occorrerà aspettare ancora
quattro anni prima di vedere definitivamente il sigillo di garanzia
sulle bottiglie.
Tra settembre e ottobre si porta a termine la vendemmia. Le uve sono
lavorate in azienda col sistema meccanico ma ancora oggi c'è chi le
pigia con i piedi secondo il sistema tradizionale. Il mosto segue la
fermentazione come un normale vino, e quando si raggiunge la
concentrazione zuccherina desiderata, si aggiunge acqua vite d'uva e
per fermare il processo di fermentazione. Il vino sarà posto nelle
botti e fatto riposare nelle stesse finché non avrà raggiunto le
caratteristiche desiderate.
La
produzione del vino Porto
racchiude diverse tipologie dello stesso vino che si dividono in
base a precise caratteristiche. Il vino Porto è definito bianco
quando nasce da uve a bacca bianca, solitamente ha un sapore che
varia dal secco al dolce. Il Ruby deriva da una mescolanza di vini
giovani e speziati imbottigliati dopo circa tre anni di maturazione
in fusti di legno.
Quello denominato Vintage Character
nasce da una miscela di vini d'alta qualità invecchiati almeno
quattro anni. Il tawny è formato dalla mescolanza di più annate che
hanno raggiunto un invecchiamento abbastanza prolungato in botti di
legno. I Tawny di maggior valore riportano in etichetta l'età che
può variare da 10 a 40 anni.
Quando si dice Colheita si
intende un porto derivante dalle uve di un'unica annata di qualità,
invecchiato in fusti di legno almeno sette anni. La dicitura Late
bottled vintage indica un Porto proveniente da una buona vendemmia
ed invecchiato cinque anni nel legno.
I Crusted port, sono quelli ottenuti da vendemmie d'alta qualità e
imbottigliati senza filtrazione. Con l'invecchiamento si forma una
certa quantità di deposito e un'evidente camicia nell'interno della
bottiglia, da lì il nome Crusted. Il Vintage si riferisce unicamente
ad un'eccezionale vendemmia invecchiata per almeno tre anni in fusti
di legno ed affinato in bottiglia per molti anni: per alcuni Vintage
occorre aspettare almeno venti anni
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