08.02.2007 | Vino e dintorni

Porto, delizia che invecchia sulle sponde del fiume Douro

I portoghesi dicono che se bacco avesse assaggiato il porto sarebbe diventato uno dei suoi più grandi sostenitori. La zona dell'alto Douro, dichiarato patrimonio dell'umanità da parte dell'Unesco, è uno dei luoghi più importanti al mondo per la produzione di vini d'alta qualità.

Ammirando il paesaggio portoghese dove questi vini hanno origine, colpisce l'austerità del paesaggio. Pochissima pioggia, terreni aspri e scoscesi che uomini coraggiosi hanno cercato di addomesticare nei secoli separando le pietre dalla terra, per riutilizzarle nei classici "terrazzi", necessari per preservare le viti dagli smottamenti naturali del terreno.

Ogni "terrazzo" contiene solo un filare delle famose viti. Da ogni pianta, le cui radici affondano nel terreno fino ad una profondità di venti metri per cercare i nutrimenti necessari, si ottiene solo una bottiglia l'anno del pregiato vino. La tradizione vitivinicola della città di Oporto risale ai tempi degli antichi romani che per primi facilitarono lo sviluppo delle preziose piante nella zona, ma occorrerà aspettare fino al secolo XVII per vederne il successo commerciale.

I problemi tra la Francia e l'Inghilterra portarono l'attenzione degli inglesi verso possibili paesi produttori di vini che più si avvicinavano al gusto d'oltre manica. La scelta cadde sullo stato della città dei cinque ponti (così era chiamata Oporto in quell'epoca), che portò, successivamente, al trattato di Méthuen dove si stabilirono le tariffe doganali per l'esportazione del porto nell'isola britannica.

Correva l'anno 1703 quando si apposero le firme che sancivano definitivamente l'accordo tra i due stati, e fu più o meno nello stesso periodo che si pensò di aggiungere al vino dell'acquavite per proteggerlo dagli inconvenienti derivanti dal lungo viaggio via mare. Con quest'aggiunta la fermentazione si fermava dando origine ad un vino di maggiore morbidezza, minore acidità e superiore forza aromatica.

Nel 1756 si forma la compagnia generale dell'agricoltura delle vigne nell'alto Douro e, nello stesso anno, si stabilirono i disciplinari che regolamentavano la produzione del vino porto.
Le regole facevano riferimento al metodo di allevamento delle viti, della raccolta delle uve, al trasporto e alle caratteristiche del vino stesso: in altre parole il Portogallo creò la prima denominazione di origine della storia, quasi un secolo prima dei francesi.

Nel 1933, attraverso un cammino ricco di vicissitudini, nacque l'istituto del vinho do Porto, organismo ufficiale incaricato di difendere la qualità di questo vino. Nel 1936 si pubblica la legge che regola l'esportazione annuale e, solo un anno più tardi, si comincia il catasto viticolo di questa regione. Occorrerà aspettare ancora quattro anni prima di vedere definitivamente il sigillo di garanzia sulle bottiglie.

Tra settembre e ottobre si porta a termine la vendemmia. Le uve sono lavorate in azienda col sistema meccanico ma ancora oggi c'è chi le pigia con i piedi secondo il sistema tradizionale. Il mosto segue la fermentazione come un normale vino, e quando si raggiunge la concentrazione zuccherina desiderata, si aggiunge acqua vite d'uva e per fermare il processo di fermentazione. Il vino sarà posto nelle botti e fatto riposare nelle stesse finché non avrà raggiunto le caratteristiche desiderate.

La produzione del vino Porto racchiude diverse tipologie dello stesso vino che si dividono in base a precise caratteristiche. Il vino Porto è definito bianco quando nasce da uve a bacca bianca, solitamente ha un sapore che varia dal secco al dolce. Il Ruby deriva da una mescolanza di vini giovani e speziati imbottigliati dopo circa tre anni di maturazione in fusti di legno.

Quello denominato Vintage Character nasce da una miscela di vini d'alta qualità invecchiati almeno quattro anni. Il tawny è formato dalla mescolanza di più annate che hanno raggiunto un invecchiamento abbastanza prolungato in botti di legno. I Tawny di maggior valore riportano in etichetta l'età che può variare da 10 a 40 anni.

Quando si dice Colheita si intende un porto derivante dalle uve di un'unica annata di qualità, invecchiato in fusti di legno almeno sette anni. La dicitura Late bottled vintage indica un Porto proveniente da una buona vendemmia ed invecchiato cinque anni nel legno.

I Crusted port, sono quelli ottenuti da vendemmie d'alta qualità e imbottigliati senza filtrazione. Con l'invecchiamento si forma una certa quantità di deposito e un'evidente camicia nell'interno della bottiglia, da lì il nome Crusted. Il Vintage si riferisce unicamente ad un'eccezionale vendemmia invecchiata per almeno tre anni in fusti di legno ed affinato in bottiglia per molti anni: per alcuni Vintage occorre aspettare almeno venti anni

Fabio Magnani, Giornalista enoico
fabiomag@linknet.it - autore del libro

Vini dal Cile Viaggio tra i profumi dei vigneti andini -
Edizioni Delmònt, Ravenna Marzo 2002

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