31.08.2014 | Normative Inserisci una news

Zucchero Nel Vino? Nel Nord Europa Si Può Fare, Ma L’etichetta Non Lo Dice

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Si avvicina la stagione della vendemmia, ma in alcuni Paesi europei è consentito usare il saccarosio per aumentare la gradazione alcolica. All’insaputa dei consumatori

ROMA – Zucchero contro mostro d'uva concentrato. E' la battaglia sul vino che si sta conducendo in Europa fra i Paesi del Nord e quelli del Sud, alla vigilia di una vendemmia che in Italia si preannuncia "amara" a causa della troppa pioggia di quest'estate.

E a pagarne le spese sono i consumatori, che non sanno cosa bevono. In etichetta, infatti, non c'è scritto se il vino è stato ottenuto con aggiunta di saccarosio o con mosto d'uva concentrato (Mcr), procedimento naturale e molto più costoso. Ora i produttori di mosto sono sul piede di guerra, in quanto l'Ue ha deciso di abolire gli aiuti economici forniti fino al 2012. E così in Europa si è creata una situazione di concorrenza sleale fra paesi come Germania, Gran Bretagna e Francia del Nord – autorizzati a utilizzare il più pratico ed economico zucchero per aumentare la gradazione alcolica – e paesi mediterranei, come Italia e Spagna, Grecia, Portogallo, e distretti della Francia del Sud dove sono ammessi soltanto i mosti concentrati, come già detto molto più cari.

Cos'è lo zuccheraggio. Facciamo un passo indietro. E cominciamo dalle definizioni. Lo "zuccheraggio" del vino, detto anche in francese chaptalisation, è un procedimento enologico piuttosto antico (P.-J. Maquer nel proprio Dizionario di Chimica, dato alle stampe nel 1778, già lo esponeva con dovizia di dettagli), mediante il quale si aumenta la gradazione alcolica dei vini con l'aggiunta di saccarosio. Chi lo fa dove è legale (nel Nord Europa come abbiamo visto) non ha l'obbligo di indicarlo in etichetta. Secondo alcuni esperti, dal punto di vista organolettico non cambia molto. Perciò, io consumatore, se compro un vino tedesco, olandese o belga avrò molte probabilità di bere un prodotto arricchito con saccarosio, ma non potrò saperlo leggendo le informazioni sulla bottiglia. E quindi, non sarò veramente libero di scegliere.

Nonostante lo zuccheraggio in Italia sia vietato da una precisa norma statale (art.76 del D.P.R. n. 162 del 12 febbraio 1965:), che considera questa pratica al pari di una sofisticazione, di anno in anno l'Ispettorato centrale per la repressione frodi (Icrf) lamenta nelle proprie relazioni tra le irregolarità più frequenti proprio la presenza di zuccheri estranei nei mosti e nei vini controllati.

In cambio del divieto di zuccherare, ai viticoltori italiani venne concesso di usare mosti concentrati (rettificati o no), con la benedizione, a partire dal 1982, come spiegato nel documento PAC 2000, delle sovvenzioni europee. A differenza del saccarosio, il mostro concentrato è derivato direttamente dall'uva. Pertanto è superfluo indicarne l'uso in etichetta in quanto rientra nella definizione comunitaria di 'vino', approvata anche dall'Oiv (Organizzazione internazionale e della vite e del vino), che recita così: "Il vino è esclusivamente la bevanda risultante dalla fermentazione alcolica totale o parziale dell'uva fresca, pigiata o meno, o del mosto d'uva. Il suo titolo alcolometrico effettivo non può essere inferiore a 8,5% vol.". Definizione che dunque non contempla l'uso di zucchero.

Le leggi europee. Nel 2007 è entrata in vigore la riforma dell'organizzazione del mercato del vino, risultato di un negoziato comunitario lungo e difficile. L'aiuto al mosto concentrato è stato mantenuto fino al 2012, anno in cui è stato abolito, a favore dei paesi del Nord Europa.

"Il Parlamento europeo – spiega Paolo De Castro, eurodeputato Pd e presidente della Commissione Agicoltura Ue – si è battuto con tutte le sue forze per la reintroduzione delle sovvenzioni al mosto concentrato, che era di grande aiuto per i viticoltori italiani. La scadenza del sostegno al 31 luglio 2012, come previsto dal Reg. CE n. 1234/07, crea infatti discriminazioni tra i produttori europei. I produttori del Nord Europa potranno continuare ad arricchire con saccarosio (prodotto più economico) mentre ai produttori dell'area mediterranea questo continuerà a non essere consentito". Come già accennato, dunque, l'arricchimento con i mosti risulta essere più costoso, con possibili ripercussioni sul prezzo del prodotto finale . "In tale contesto – continua De Castro – l'Aula di Strasburgo nel marzo 2013 introdusse nuovamente l'aiuto con l'approvazione dell'articolo 49 bis. Purtroppo però, nella definizione di un equilibrio generale tra le istituzioni europee, il Consiglio e la Commissione facendo gioco di squadra si sono opposti a tale reintroduzione. Da parte nostra – conclude De Castro – siamo pronti a fornire il nostro contributo per ripristinare nuovamente questa importante misura".

La distorsione della concorrenza sul mercato. A cambiare, come già accennato, sono principalmente i costi. Lo zucchero costa un decimo rispetto ai mosti concentrati. Ma l'uso degli zuccheri, saccarosio o Mcr, lascia molte altre perplessità, anche nei riguardi del consumatore che dovrebbe sapere – in quanto da riportare in etichetta – che il vino che sta bevendo è stato ottenuto mediante arricchimento con zuccheri estranei all'uva. E invece, come detto, l'obbligo di indicare in etichetta se si è fatto uso dell'uno o dell'altro metodo non c'è, con buona pace della trasparenza tanto sbandierata dell'Ue. Uno dei paesi che fa maggior uso di zucchero per aumentare la gradazione dei vini è, ad esempio, la Germania dove nei vigneti c'è poco sole, dove la vendemmia avviene in tardo autunno o anche dopo, e l'uva spesso neppure è matura. Senza lo zuccheraggio, si otterrebbero vinelli da 7/8 gradi alcolici che, con una gradazione prossima a quella della birra, non avrebbero nemmeno le caratteristiche per entrare nei mercati.

La Coldiretti si è sempre battuta per l'eliminazione della pratica dello zuccheraggio consentita in alcuni stati della Ue. "Con l'eliminazione dell'aiuto ai mosti – afferma Domenico Bosco, responsabile settore vino Coldiretti – che era una misura di compensazione a favore di chi usa mosti concentrati e rettificati che costano di più, la situazione si è oltremodo aggravata in Europa. Infatti adesso non solo c'è una disparità di trattamento tra i produttori delle zone continentali che lo usano e quelli dell'area mediterranea che non lo possono usare, ma in sostanza si sancisce una diversa definizione di vino all'interno dell'Unione. Il vino infatti non in tutti i paesi è il prodotto ottenuto dalla sola fermentazione e trasformazione degli zuccheri contenuti nell'uva. Inoltre, e questa è la cosa più grave, non essendoci l'obbligo di indicazione in etichetta, il consumatore non sa cosa beve. Per non parlare poi di tutte le frodi e sofisticazioni che vengono praticate nel settore".

( Fonte La Repubblica )

Annotazioni a margine

L'ho scritto e lo scriverò ripetutamente : è da vietare l'aggiunta di zucchero ottenuto da barbabietola o da canna, in quando andiamo ad unire al succo di uva, che poi diventerà vino, un'altro alimento che nulla a che a vedere con il vino ; poi tutte le disquisizioni sulla tipicità, territorialità, vitigni autoctoni ecc. saranno solamente parole al vento ed inutili !

Sono invece favorevole, solo in casi estremi, all'aggiunta del mosto concentrato rettificato, ottenuto dal mosto d'uva,meglio ancora sarebbe se proveniente dalla stessa tipologia d'uva, ma qui entriamo nel campo dell'utopia !

Al bando lo zuccheraggio nel vino !!

Roberto Gatti


Tag: vino, winetaste, roberto gatti, zuccheraggio, chaptalisation, mcr, aggiunta


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