10.08.2016 | Vino e dintorni Inserisci una news

L’Asti Spumante Sfida Il Prosecco. Una Linea Brut Accanto Al Vino Dolce

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Il famoso bianco è in crisi e parte il progetto per lanciare l’Astisecco. «I gusti sono cambiati: per invertire il declino dobbiamo cambiare il prodotto»

Asti secco o, meglio ancora, Astisecco tutto attaccato, per creare una maggiore assonanza con il re Mida Prosecco. È questa la formula magica, il progetto a cui tutti sembrano guardare come a un toccasana per i malanni del moscato piemontese.

L'Asti Spumante Docg è il vino dolce per eccellenza, il naturale compagno di torte e panettoni. Ma è anche un vino profondamente in crisi: dopo aver conquistato i mercati di tutto il mondo, negli ultimi quattro anni ha registrato un calo di produzione di 25 milioni di bottiglie, causando una perdita stimata in 40 milioni di euro per il solo 2016. In cinque anni l'export dell'Asti spumante ha perso più del 33% delle quote di mercato. Scelte sbagliate, promozioni inefficaci, qualità scadente, cambiamenti dei gusti e dei mercati: le ragioni di questa crisi sono tante. Ma una cosa sembra chiara a tutti: invertire la tendenza senza cambiare il prodotto è un'illusione.

Ecco allora che le case spumantiere, d'intesa con il Consorzio di tutela, hanno iniziato a sperimentare un prodotto nuovo, un Asti con minore residuo zuccherino da proporre in versione secca per intercettare una moda ormai consolidata dall'aperitivo al cocktail, ma anche a tutto pasto. Una risposta piemontese al successo veneto del Prosecco, con il 100% di uva moscato. È la via giusta? I big dell'industria (nomi come Martini, Campari, Fratelli Martini, Santero) ci credono e anche le associazioni dei viticoltori guardano con grande interesse al progetto.

Ieri a Cossano Belbo, mentre ancora si commentava l'intesa appena raggiunta sulle rese della vendemmia 2016 – 78 quintali per ettaro per l'uva destinata all'Asti Docg e 95 quintali per ettaro per quella che diventerà Moscato d'Asti Docg -, il titolare del marchio Sant'Orsola, Gianni Martini, ha colto l'occasione della festa dei suoi oltre mille conferenti per far assaggiare l'Asti secco anche al viceministro per le Politiche agricole, Andrea Olivero. Una degustazione interessante su un vitigno aromatico come il moscato, che fa in fretta a far emergere le sue note amare.

«Oggi – spiega Martini – è inutile spendere soldi in promozione sull'Asti, perché il prodotto non interessa al mercato. Occorre una novità, una categoria nuova che sappia seguire le tendenze dei consumi e al tempo stesso sappia sfruttare la grande notorietà del marchio territoriale Asti». Ma non c'è il rischio di creare una brutta copia del Prosecco? «Noi non dobbiamo imitare nessuno. Abbiamo una storia, una tradizione e una tipicità che ci consentono di realizzare un prodotto unico e gradevole, soprattutto per i giovani».

Il progetto Asti secco è già stato approvato dal consiglio del Consorzio di tutela e a inizio settembre verrà proposto in assemblea per poi seguire il lungo iter previsto dal settore. L'assessore regionale Giorgio Ferrero e il viceministro Olivero garantiscono il loro appoggio. «Con l'accordo sulla vendemmia – dicono – è stato tutelato in modo sufficiente, o almeno tollerabile, il reddito dei viticoltori. Ma occorre affrontare il nodo del prodotto e crediamo che questa proposta abbia uno spazio commerciale serio: faremo di tutto per accelerare l'iter e rendere il progetto una realtà».

L'obiettivo è arrivare a un'approvazione a inizio 2017 per consentire di utilizzare le uve della prossima vendemmia e produrre i primi 10-15 milioni di bottiglie. Di materia prima ce n'è in abbondanza. Sarà poi il mercato a dire se il Piemonte ha trovato un'alternativa al Prosecco.

( Fonte La Stampa )


Tag: spumante, Piemonte, winetaste, prosecco, Asti, robertogatti, astisecco


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