24.09.2001 | Vino e dintorni

San Colombano avrà il suo 2° vino Doc

Oltre al rosso rustico, il riconoscimento della Denominazione d'origine controllata andrà anche al vino bianco, a ulteriore conferma del valore enoico della zona viticola fra Milano e Pavia.

MILANO - C’è aria di festa al Consorzio volontario tutela vini Doc di San Colombano, patria di don Gnocchi, un paesotto di 7.300 abitanti disposti a zonzo su un cocuzzolo di terra guardata a vista dal sole e distante appena 40 chilometri dalla Madonnina (30 da Pavia) e produttore del San Colombano doc, unico vino a Denominazione d'origine controllata prodotto nella provincia milanese.

“Stiamo per ricevere la comunicazione ufficiale del riconoscimento della Doc anche per il nostro vino bianco” dice Carlo Giovanni Pietrasanta presidente del Consorzio e dal ’93 a capo del Movimento del Turismo Lombardo. E aggiunge soddisfatto: “Sta per essere approvato il nuovo disciplinare di produzione del San Colombano”.

Milano dunque avrà presto due Doc. Oltre alla denominazione di origine controllata “San Colombano al Lambro” o “San Colombano”, riservata al vino rosso a partire dal 18 luglio 1984, la collina milanese regina della vite potrà vantarsi del riconoscimento di zona a denominazione d’origine controllata per la produzione del Bianco “San Colombano al Lambro” o “San Colombano” prodotto appunto con uve bianche. “Avremo ben due bianchi doc – specifica Pietrasanta – il Bianco San Colombano e il Bianco a base di uve Verdea”.

E’ questa un’ulteriore conferma del valore enoico di San Colombano, zona viticola interprovinciale che in nome di Bacco è riuscita ad affratellare i comuni di Miradolo Terme e Monteleone della provincia di Pavia, Graffignana e Sant’Angelo Lodigiano della provincia di Lodi. E, soprattutto, è un ulteriore riconoscimento del lavoro svolto dal Consorzio di Tutela di San Colomabno, sorto nell’87 proprio per compiere attività di controllo sui vini e per premiare i più meritevoli tra quelli prodotti mediante il contrassegno raffigurante il santo irlandese.

D’altronde lo aveva detto a chiare lettere l’enologo Roberto Cipresso nel suo intervento al convegno svoltosi presso il cantinone del castello di San Colombano sabato 22 settembre: “Il mercato del vino sta attraversando un momento, più che difficile, serio. Nuovi paesi si sono affacciati sul mercato, dall’Argentina al Cile al Sudafrica, producendo vini a costi bassissimi grazie all’impiego di manodopera sottopagata. Oggi più di ieri, per sopravvivere, è necessario produrre vini estremi dal carattere profondo”.

E proprio questa sembra essere la via imboccata da San Colombano. La concorrenza dei nuovi paesi produttori di vino si può vincere puntando sulla qualità dei vitigni e intrecciando – così com’è stato fatto a San Colombano nel caso dei vini bianchi o del vigneto sperimentale “Moretto” condotto dalla facoltà di Agraria dell’università di Milano – rapporti sempre più stretti tra produzione vitivinicola e ricerca scientifica. E prima o poi i risultati si vedono e si vendono.

FONTE: IL NUOVO

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