24.01.2007 | Itinerari del Gusto

Il Lonzino di Fico

Cari amici lettori vi voglio portare a conoscenza di un' altro prodotto tipico marchigiano, che risale addirittura al tempo di Columella, scrittore latino vissuto nel primo secolo dopo Cristo, autore del più completo trattato sull'agricoltura nell'antichità, il De re rustica.

All'interno di quest' opera una piccola parte si intitola "De Ficis Siccandis" che è appunto il primo scritto a noi giunto su un prodotto particolarissimo: il Lonzino di fico. (Un prodotto che ho conosciuto durante la mia trasferta in terra marchigiana dei primi di dicembre 2006.

Il Lonzino di fico si produceva e si produce tutt'ora nelle Marche, tra le colline lambite dal fiume Esino e famose soprattutto per un grande vino: il Verdicchio.
Adesso dobbiamo tutti chiedere scusa ad un prodotto sempre bistrattato. Infatti chi non ha mai detto in tono dispregiativo "Non me ne importa un fico secco!", ma il fico secco conta eccome, almeno nell'economia dei contadini marchigiani che, di freschi, ne producono in quantità.

Questa notevole produzione di fichi ha portato, specialmente in tempi passati dove non si sprecava niente, ad inventarsi svariati modi per conservarli: tra questi il più geniale è senza dubbio il nostro lonzino. I fichi vengono fatti asciugare al sole e successivamente ("cum deinde paulum siccatae sunt" per dirla con Columella) si passa alla loro macinatura. Al tempo del De re rustica venivano pestati con i piedi ("pedibus lotis", cioè dopo esserseli lavati) dentro vasche di terracotta o di pietra.

Oggi dopo la macinatura effettuata in maniera meno spartana, ma sicuramente più rispondente alle norme igieniche, vengono impastati con anice, mandorle, noci tritate e poche gocce di Mistrà, il classico liquore d'anice marchigiano. A questo punto con l'impasto ottenuto si formano dei piccoli profumatissimi salamini (Lonzini appunto) di circa 20 centimetri di lunghezza che vengono avvolti in foglie di fico e poi legati con del filo di lana.

Questi gustosi salamini si producono nei mesi di settembre e di ottobre, arrivano "a giusta stagionatura" nei primi giorni di novembre per poter poi essere consumati tranquillamente sino alla primavera successiva.

A proposito, come si consumano? Normalmente vengono serviti a fettine come dessert, ma io vi consiglio di fare un passetto indietro e di abbinarli a del formaggio piuttosto stagionato. Ovviamente questo morbidissimo prodotto che, sciogliendosi in bocca, ci ricorda l'infanzia ed il pericolosissimo furto di fichi in barba agli arrabbiatissimi contadini (chi non ha mai rubato un frutto scagli la prima pietra) ha un chiaro abbinamento enogastronomico con del Moscato Passito di Pantelleria o in generale con quasi tutti i vini passiti della nostra bella Italia.

Personalmente l'ho abbinato ad una Vernaccia nera passita, che ho "scoperto" solo ultimamente, e di cui vi darò conto prossimamente, una vera "chicca enologica".

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Info:
La Bona Usanza,
Via Ceresani Serra de' Conti (AN), tel-fax 0731878568,
e-mail: labonausanza@libero.it

Il Lonzino di fico è uno dei Presidi Slow Food. Chi volesse maggiori informazioni sui Presidi e sui prodotti che ne fanno parte può contattare Slow Food, tel. 0172419611

Buon appetito con i magnifici prodotti della terra marchigiana.

Roberto Gatti
sommelier degustatore
Codigoro (Ferrara)
Email: gatti-roberto@libero.it
Winetaste.it - contact@winetaste.it
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