PECHINO - Portare il vino nel Paese più grande del mondo è molto vicino a un sogno proibito...
Bisognava arrivare fin qui, per vedere un gruppo di cinesi incuriositi ed entusiasti assaporare la prima «bagna caoda» della loro vita, con obbligatorio gambo di cardo gobbo affondato nel pentolino di coccio e bicchiere di vigorosa Barbera davanti. In mezzo a loro, Silvio Barbero, vicepresidente Slow Food, intento a spiegare i segreti della mitica salsa tiepida a base di acciughe, capperi e olio extravergine. Succede anche questo, alla «Fiera internazionale dell'agricoltura cinese», dove Verona Fiere è ospitata in due padiglioni per presentare il primo dei due VinItaly versione orientale (il secondo, a Tokyo tra 10 giorni).
Portare il vino nel Paese più grande del mondo è molto vicino a un sogno proibito, se è vero che la media dei consumi nazionali non supera il terzo di litro a testa per anno (contro i 7.5 litri della media mondiale e i 58 italiani). Sogno e tentazione: gli analisti economici sono concordi nel prospettare un consumo decuplicato nei prossimi dieci anni. Ma non è così facile. Intanto perché i dazi doganali sul vino ammontano al 65%. E poi perché i cinesi non conoscono il vino, se non come una derivazione del riso fermentato. Nelle case, al di là dell'onnipresente tè verde, nei bicchieri in fila davanti al piatto potete trovare in ordine sparso acqua, birra, succo di frutta. Il vino viene riservato ai brindisi.
A rincuorare le aziende, l'annunciato ingresso della Cina nel Wto, il mercato globale, con conseguente, drastica riduzione dei diritti al 10%. E soprattutto, la sensazione che i nuovi ricchi del continente asiatico - 60 milioni nella sola Cina investono i propri risparmi in Borsa - abbiano una gran voglia di scoprire l'Occidente a tavola.
Dietro al vino, l'olio extravergine. Che qui ha un mercato risibile, annullato dalla presenza totalizzante degli oli di semi: le importazioni toccano a fatica le 400 tonnellate, di cui la metà italiane. Quelli dell'Unaprol, l'unione dei produttori, hanno inaugurato la strada salutista: in una cucina colta e complessa, l'ingresso dell'extravergine è guardato con pochissimo sospetto. Così, durante le degustazioni, i cinesi hanno assaggiato senza timidezze, definendo i peperoni ripieni «buoni ma con gusto forte d'olio» e magnificando il sapore della Bagna caoda. Al contrario, sono stati definiti i giusti abbinamenti per i piatti della miglior tradizione locale, con il Valpolicella da bere sull'anatra laccata, Gavi e Inzolia per i ravioli al vapore, Moscato d'Asti e Moscatello toscano ad accompagnare la frutta caramellata. Il tè verde, se proprio si vuole, è perfetto dopo una sontuosa cena di formaggi, per diminuire colesterolo e senso di colpa.