21.06.2006 | Cultura e Tradizioni

L'Accademia Italiana della Cucina celebra i dolci del Friuli

Un gustoso viaggio tra i sapori e i profumi delle prelibatezze dolciarie del Friuli Venezia Giulia, alla scoperta dei segreti e delle curiosità di gubana, fave, palacinke. È quanto ha proposto il convegno nazionale “Friuli Venezia Giulia Dolce Regione” che si è tenuto dal 9 all’11 giugno al Grand Hotel Astoria di Grado.

Il convegno è stato organizzato dall’Accademia Italiana della Cucina Fvg con il patrocinio del Comune di Grado e della Provincia di Gorizia, al quale hanno partecipato anche il presidente nazionale Giuseppe Dell’Osso e il conte Giovanni Nuvoletti Perdomini, uno degli storici fondatori dell’Accademia.

“La cucina del Friuli Venezia Giulia, sia per la posizione geografica di questa regione sia per le antiche tradizioni e gli eventi storici che l’hanno caratterizzata nei secoli, ha assunto nel tempo una sua identità particolare – ha spiegato, introducendo il convegno, il Coordinatore territoriale dell’Accademia Italiana della Cucina Fvg Renzo Mattioni -. Le influenze venete, austro-ungariche, slave, greche, turche ed ebraiche si fanno sentire, con particolare evidenza, nei dolci.

Ancora oggi si possono gustare preziosità assolutamente autoctone, connesse con usi e costumi tipicamente locali, ritmate sulle ricorrenze religiose e frutto di una fresca inventiva popolare”. L’Accademia Italiana della Cucina ha voluto, attraverso il convegno nazionale, far conoscere la ricchezza e la varietà dei dolci del Friuli Venezia Giulia agli oltre 150 delegati che sono giunti a Grado da Canada, Toscana, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, anche per stimolare “lo sviluppo di un turismo – ha sottolineato Mattioni -, oggi definito enogastronomico, che privilegia la conoscenza della storia di un territorio, l’arte, gli usi e i costumi, le bellezze naturali ed i prodotti tipici e tradizionali”.

Ecco quindi intrecciarsi negli interventi dei relatori le curiosità legate a Trieste, città dei caffè e delle pasticcerie, dove si producono pinza, favette, putizza, presnitz, kranz di origine carinziana, rigojancsi di origine ungherese, oppure a Gorizia, che fonde nella sua cultura gastronomica e dolciaria influenze marcatamente mitteleuropee e veneto-istriano-dalmate, con dolci quali le snite, lo smor, le palacinke.

Tra le specialità friulane sono state ricordate la gubana delle Valli del Natisone e del Cividalese, la pete carnica, la fugace di Pasche o il pistùm di origine sicuramente medioevale. A Pordenone invece, che ha sempre avuto con Venezia un forte legame storico-culturale ed economico, emerge tra le famiglie patrizie e borghesi l’influsso veneziano nella diffusione e nelle modalità di consumo del cioccolato, sia come bevanda sia come ingrediente estroso per ricette innovative.

I numerosi interventi in programma hanno visto alternarsi al tavolo dei relatori, dopo i saluti del Delegato di Gorizia Alessandro Culot e delle autorità, Antonietta Stroili della Delegazione di Udine (Dai quaderni di cucina: memorie di dolci friulani), Roberto Zottar della Delegazione di Gorizia (Gorizia, la Contea e i dolci sapori mitteleuropei), Gabriele Furlan della Delegazione di Trieste (I dolci austro-ungarici nei caffè storici di Trieste), Piero Adami del Centro Studi “Franco Marenghi” (Rustiche dolcezze della Carnia), il direttore dei Civici Musei di Pordenone e membro della Delegazione di Pordenone Gilberto Ganzer (Pordenone: la “Gola” di nobili e popolo), Marino Vocci della Delegazione di Muggia-Capodistria (I dolci nella letteratura), l’amministratore delegato di Agrapromo Fvg Giuseppe Pucciarelli (Il dolce freddo nella tradizione del Friuli Venezia Giulia), il giornalista e agronomo Claudio Fabbro (Il “Vigneto Friuli” ed i suoi dolci vini, dal Ramandolo al Picolit dell’Asquini).

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