28.06.2001 | Itinerari del Gusto

Non solo mare ad Anzio. Da Roma la puoi vivere anche mordi e ...

fuggi, in poco più di mezzora ci sei già e scorgi subito che si tratta di una città bella e strana, ricca di storia e tradizioni di cui, da queste parti, sono gelosissimi

Anzio è leggenda. Si dice fondata da Anteo, figlio di Ulisse e della maga Circe; oppure legata ad Ascanio, figlio di Enea. Anzio ha reperti che indicano la presenza dell'uomo fin dall'età della pietra, fino alle fonti storiche vere, grazie alle quali è possibile risalire al primo nucleo di città, Antium, agli inizi del primo millennio prima di Cristo. Luogo fiorente di commercio, nel 490 a.C. venne occupata dai Volsci e fu l'ultima città, nel 338, a cedere a Roma. Da allora Anzio fu colonia romana, un po' come oggi in senso «vacanziero» e lungo la costa vennero edificate le ville più importanti dei patrizi, e poi palazzi, teatri e templi che ornarono la città, alcuni dei quali rimasti intatti. Caligola ne voleva fare la capitale dell'impero, poi fu Nerone, nato proprio ad Anzio, che fece realizzare il porto. Anzio scomparve con la decadenza dell'Impero fino a quando papa Innocenzo XII la ricostruì. Il resto è storia di questo secolo, la costruzione del Paradiso sul mare, lo sfollamento della seconda guerra mondiale, e il 22 gennaio del '44 lo sbarco alleato, diventato un mito da raccontare insieme ad una favola, quella di Angelita, una bambina che venne raccolta dai soldati sulla riviera di ponente. Angelita poi morì durante un bombardamento e oggi la sua storia è diventata un monumento da visitare. Ma Anzio è una città da godere anche per chi ha semplicemente voglia di rilassarsi e divertirsi. Cominciando dalla passeggiata al porto, preferibilmente all'alba e poi la colazione, per esempio al bar dei «Graziosi», cornetti e paste appena sfornati nel locale di piazza Pia. Poi il mare, da quest'anno il Comune ha reso «vivibili» le spiagge libere, nel senso che le ha dotate di servizi e ormai non hanno nulla da invidiare agli arenili degli chalet. Un aperitivo fresco, magari all'enoteca «Del Gatto», un angolo dove poter gustare specialità accompagnate da ottimi vini (ha avuto una delle nomination dell'Oscar del vino 2001). Ma Anzio è anche tradizione culinaria di piatti di pesce, «roba povera», dicono qui con orgoglio, come la famosa minestra (solo rigorosamente con spaghetti spezzati) oppure i calamari ripieni, o ancora gli spaghetti con alice e pecorino. Pisolino al pomeriggio, oppure un salto alla banchina ad aspettare i pescherecci che rientrano: con diecimila lire ti danno una cassetta di pesce piccolo, circa tre chili e la sera... a cucinarlo con gli amici.

(FONTE:ILCORRIERE)

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