28.06.2002 | Eventi

Peronospora, è strage di vigneti

Un violento e imprevedibile attacco del parassita mette in ginocchio i produttori del Brindisino. Il tasso di umidità relativa elevata, ha facilitato il propagarsi dell'infezione di peronospora, provocata dalla «Plasmopara viticola», un fungo che attacca la vite sin dalle prime fasi vegetative colpendo prima la vegetazione e successivamente i grappoli appena formati.

Momento critico per il comparto vitivinicolo della provincia di Brindisi. La produzione di uva, che copre una superficie di circa 200 ettari, a causa della siccità che ha colpito il territorio, tra marzo e ottobre 2001, subirà un forte decremento. La mancanza d'acqua ha provocato nelle piante la riduzione dell'accrescimento generale ed in particolare dei «capi da frutto». 

Come se non bastasse, a questo scenario già di per sè drammatico, va ad aggiungersi il danno provocato dal forte vento di scirocco che ha letteralmente travolto il Brindisino nei primi giorni di giugno. La punta massima è stata registrata nella giornata del 6. Le conseguenze sono state subito evidenti. Il vento ha spezzato i tralci delle viti ed in alcuni casi ha provocato lo svellimento delle strutture portanti, con la perdita del prodotto. E non è ancora tutto. 

La situazione metereologica, alte temperature con un tasso di umidità relativa elevata, ha facilitato il propagarsi dell'infezione di peronospora, provocata dalla «Plasmopara viticola», un fungo che attacca la vite sin dalle prime fasi vegetative colpendo prima la vegetazione e successivamente i grappoli appena formati. Le condizioni favorevoli al parassita persistono ancora oggi, e continua la strage di intere produzioni viticole.

Si tratta di una malattia fungina che colpisce in maniera caratteristica le foglie, prima con maculature e poi con necrosi, i germogli erbacei e i grappoli, arrivando a causarne la distruzione. «In molti dei nostri vigneti, la situazione di compromissione - afferma il presidente della Cia, Angelo Candita - dell'apparato fogliare è ormai molto grave, con pregiudizio sia della crescita dell'apparato vegetativo della pianta, sia di un'adeguata maturazione dei grappoli ancora sani. Infatti, l'attacco parassitario interessa in maniera pesante anche la produzione, con casi di perdite di buona parte dei grappoli. Invece, per ciò che riguarda i germogli, i viticoltori si stanno orientando a salvaguardare quei tralci sui quali, in inverno, mediante i lavori di potatura secca, potranno reimpostare la vegetazione che andrà a produrre nel prossimo anno».

Alla luce degli eventi appena descritti la produzione viticola dell'annata in corso subirà, certamente, una notevole riduzione sia quantitativa che qualitativa. Su questo non ci sono dubbi. Non resta che cercare di limitare i danni. 
Inutile sottolineare che l'accaduto inciderà sui bilanci produttivi delle cooperative vitivinicole brindisine che quest'anno saranno costrette a sostenere gli stessi costi produttivi per una produzione ad oggi ridotta del 50%. 
«La Federazione provinciale della Coldiretti - afferma il direttore Pasquale Galasso - è estremamente preoccupata per lo scenario che si sta profilando per un comparto vitale dell'economia agricola brindisina. Infatti, il settore vitivinicolo è oltretutto fortemente penalizzato da una situazione statica del mercato del vino, la distillazione continua ad essere, purtroppo, il salvagente finanziario di queste strutture».

«Ancora non siamo in grado di quantificare il danno alla produzione - dichiara Adriano Abbate, direttore di Confagricoltura -. Ma non è la siccità, come sarebbe naturale pensare, il grosso problema, piuttosto la virulenza della peronospora che quest'anno ha spiazzato i produttori». Pare che la malattia non abbia rispettato la regola dei tre dieci: dieci centimetri di vegetazione, dieci gradi di temperatura e dieci millimetri pioggia. È un attacco di una virulenza mai vista prima. Sembra che nemmeno i trattamenti con zolfo e rame riescano ad avere la meglio sul parassita. Per quanto riguarda il caldo... - sostiene ironico Abbate - ci vorrebbe un climatizzatore in ogni campagna... Il caldo è impossibile da gestire. Specialmente quando è intenso e repentino. Fino a dieci giorni fa sembrava che l' estate non dovesse arrivare, ora abbiamo temperature agostane».

Ipotizza una stima approssimativa dei danni: «Ritengo che sia andato perso il 30% del prodotto». Ma il caldo e i parassiti non sono l'unico motivo di sofferenza del settore. Da due o tre anni il mercato del vino comune nel Salento sta vivendo una grave crisi. «È stata un'aggressione incontrollabile». affermano gli agricoltori. Pare che si siano salvati soltanto i vigneti nei quali il produttore non abbia rispettato i tempi di carenza ricorrendo all' uso dell'antiparassitario in anticipo. Nessun timore per i consumatori. Le uve da vino e da tavola non sono in maturazione, assicurano gli esperti. Dal momento che potranno essere consumate solo tra una ventina di giorni, non c'è rischio che il fitofarmaco possa creare danni alla salute. 

Molti produttori sono disperati. «Un paio, ieri mattina, sono venuti da me - conclude Candita - dicendo che hanno deciso di abbandonare il vigneto. L'uva è stata colpita all'80%. Ora l'unica speranza è quella di salvare il legno». 
Se la peronospora è una calamità non è di meno la calura. Ci sono stati casi di «lessatura» completa della pianta. Anche gli uliveti ne sono stati bersaglio.
Valeria Arcangeli

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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