"Avremo un prodotto ottimo per la bottiglia -
assicura l'esperto -, senza flessioni nella qualità. Alcune
difficoltà ci saranno solo per quelle produzioni che la grandine ha
martoriato, in un ristretto areale che va da Punta Prosciutto a
Salice Salentino, proseguendo per Guagnano, sino ad arrivare a
Brindisi. Per il resto, annata amara sui mercati dei grossi
quantitativi".
Aspetto tutt'altro che trascurabile questo, dal momento che la bontà
del raccolto nella sua totalità ha una notevole importanza per il
sostegno economico dell'imbottigliato di qualità.
Ma quali sono le cause di una vendemmia così poco soddisfacente? A
pregiudicare l'annata, nella maggioranza dei casi, sono state
mancanze nell'azione di protezione fitosanitaria.
"L'evolversi dell'andamento climatico
durante il ciclo vegetativo delle piante - spiega
Minoia -
si è dimostrato favorevole allo sviluppo dell'oidio e soprattutto
della peronospora, che hanno sferrato il loro attacco nel periodo
compreso tra aprile e gli inizi di agosto".
Ciò che però permette oggi di distinguere produzioni integre da
produzioni decimate e di bassa qualità sono stati i diversi
comportamenti tenuti dai produttori rispetto alla gestione sanitaria
dei vigneti. "Secondo una mia analisi - argomenta l'enologo di casa
Daggiano -, i produttori hanno
adottato rispettivamente almeno tre condotte tra loro differenti. Un
primo gruppo, responsabile di circa il 5% dell'intera produzione
salentina, sopraffatto dalle disgrazie fitopatologiche, ha preferito
abbandonare al suo destino i vigneti, non essendo in grado di
fronteggiare l'emergenza. Questi produttori, che non fanno
dell'attività agricola la loro prima fonte di sostentamento, sono
stati costretti a vinificare pochi quantitativi di uva, di pessima
qualità, quasi tutta destinata al conferimento in cantine sociali.
Un secondo gruppo di produttori, ben più corposo, ha invece avuto il
torto di sospendere i trattamenti fitosanitari agli inizi di luglio,
come vuole una certa consuetudine contadina di queste parti. È stata
una decisione incauta, dal momento che, oltre al danno di un
raccolto minore in quantità e pessimo in qualità (marciume dei
grappoli, alta acidità, bassa gradazione), questi agricoltori hanno
dovuto subire la beffa delle spese investite nei trattamenti operati
nei mesi precedenti".
Un terzo gruppo di produttori, individuato dall'analisi di
Minoia, ha invece portato a casa
buona quantità e ottima qualità. "Si tratta
di quegli agricoltori - spiega l'enologo -
che hanno completato il ciclo di protezione
fitosanitaria sino al mese di agosto. Non lamenteranno perdite di
alcun genere e avranno ottimi risultati di vinificazione".
Alla luce di quanto osservato, Minoia
azzarda previsoni sull'andamento prossimo dei mercati.
"L'imbottigliato non avrà scossoni. Le scorte per vini di eccellenza
non mancheranno, anche perché le aziende leader hanno salvato il
prodotto, soprattutto le vinicole private. Non prevedo sensibili
aumenti dei prezzi al consumo della bottiglia, a meno che qualche
imprenditore a meno che qualche imprenditore non abbia difficoltà a
fare assorbire nella gestione ordinaria di bilancio le spese
sostenute per i numerosi trattamenti fitosanitari. I problemi si
presenteranno, invece, per i produttori che hanno conferito un
prodotto pessimo alle cantine sociali: saranno inevitabilmente
penalizzati sull'ammontare delle liquidazioni. Anche perché già si
possono cogliere le prime avvisaglie di crisi sul mercato delle
grandi masse: nessuna contrattazione in corso a stagione avviata".
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