Una carrellata storico gastronomica del regno Borbonico, con
Carlo III, Ferdinando IV e Maria Carolina, dal ‘700 all’ ‘800. Sovrani
stressati dagli impegni di corte, che per meglio rilassarsi, solevano
organizzare all’aria aperta pic- nic e battute di caccia nei grandi
parchi delle Regge. Appuntamenti in cui solitamente si servivano ‘entrate’
di piccoli pasticci di pasta frolla o pasta brisée e pasticcini di
selvaggina. Portate leggere che servivano a stuzzicare l’appetito con
delicatezza. La cucina settecentesca, come tutto il secolo del resto,
era “illuminata”.
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Titolo:
A tavola con i
Borboni. Ricette, curiosità storiche e vita
di corte
Prezzo: EURO
14,50
Dati:
112 p., ill.
Anno:
2002
Editore:
Atesa
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Una diversa riflessione
sui sensi ha consentito la sperimentazione di nuove regole, per la dieta
e l’alimentazione oltre, ovviamente, per il gusto. I sapori ora si
abbinavano, lontani dall’anarchia che imperava nel Rinascimento e ancor
più nel Barocco. Il posto di regina della
tavole - è davvero il caso di dirlo - spetta però alla pasta.
Celebri viaggiatori hanno attraversato il regno e appuntato sui diari
piccole ricette o approfonditi commenti su come l’avevano mangiata.
Raccontando, perfino nell’Enciclopedia, dei cuochi napoletani che la
celebravano, infondendo nuova creatività a “…pasticci
di maccheroni, di gnocchi e timballi di pasta veramente sorprendenti
”.
Spesso le ricette portavano nomi semplici, che menzionavano gli
ingredienti (gnocchi con colì di gamberi, maccheroni con formaggio e
polpettine di carne, sartù di carne, sartù di pesce), altre volte invece
nascondevano veri e propri segreti, come per il
timballo di maccheroni Pompadur. Chiaro è il riferimento alla
marchesa francese, favorita di Luigi XV, ma meno chiaro è certamente che
l’autore, il Corrado, abbia voluto
con questa omaggiare una doppia fantasia dell’immaginario nobiliare
napoletano, il binomio erotismo e potere politico.
Un timballo che rievocasse attraverso le
papille gustative l’atmosfera e gli intrighi alla corte di Versailles.
Ma il vero trionfo della tavola napoletana risiedeva comunque
nell’ultima portata, il dolce: “Li
immani babà saturi come il manto di cavalli, Monte- Bianco nevosi di
panna…collinette di profiteroles alla cioccolata…sviolinature in
maggiore delle amarene candite,…impudiche ‘paste delle vergini’… ”.
Dolci divini da abbinare ai sorbetti, ai gelati, alle cioccolate, ai
caffè - scoperta propria di questo secolo - e alle ancor oggi celebri
sfogliatelle - frolle e ricce - di Pintauro.
Fonte:
Campaniasuweb
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