Tale sforzo di penetrazione dei mercati internazionali ha permesso nell'ultimo decennio di far crescere il valore delle esportazioni alimentari che, a valori correnti, sono passate dai 6 miliardi di euro dell'88 agli oltre 16,5 miliardi del 2000. Inoltre questa fase di crescita ha fatto emergere con forza il ruolo delle produzioni tipiche della tradizione italiana (soprattutto vino, olio, ortofrutta, pasta e prodotti da forno) che nel 2000 hanno fatto segnare un export di oltre 9 miliardi di euro con un'incidenza sul totale dell'export alimentare che è passato dal 47% dell'88 al 55% del 2000. I vini, in particolare, nonostante il rallentamento dell'export in termini quantitativi, hanno chiuso con un saldo positivo di 1,55 miliardi di euro, in crescita del 10 per cento. Bene anche i conti con l'estero di ortofrutticoli freschi e trasformati (+10,3%) e di farine e paste, in attivo per 1,1 miliardi di euro (+12,4 per cento). In questo modo l'Italia si è collocata tra i primi 5 Paesi esportatori di prodotti alimentari (dopo Francia, Olanda, Germania e Usa) con il 6% dei flussi mondiali di esportazioni alimentari. Le quote di mercato dei prodotti italiani e il loro livello di prezzo/qualità rispetto alla media mondiale variano, però, in modo significativo a seconda dei comparti. Nel settore dei salumi e del vino l'Italia detiene una quota dell'export mondiale di circa il 20% (dati '98) e risulta essere il secondo esportatore dopo la Danimarca (nei salumi) e la Francia (nel vino). Nel caso dei salumi la quasi totalità delle vendite all'estero di prodotti italiani appartiene a una fascia elevata (il valore unitario dei prodotti italiani è almeno il 15% superiore a quello medio). I salumi esportati dalla Danimarca, invece risultano posizionati su fasce di prezzo medio-basse. Nel settore del vino, al contrario, l'Italia esporta per due terzi prodotti nella fascia di prezzo medio-bassa e un terzo nella «alta». I due principali competitori, Francia e Spagna, sono invece posizionati il primo su una fascia alta e il secondo su una bassa. In un secondo gruppo di settori (riso, prodotti da forno, conserve vegetali, acqua minerale e ortofrutta) l'Italia detiene una buona quota di mercato sulle esportazioni (tra l'8% e l'11%), raggiungendo la terza o la quarta posizione. Sul fronte dei mercati di destinazione, i prodotti del made in Italy alimentare evidenziano una presenza significativa nei mercati d'oltreoceano. Usa e Canada assorbono, infatti, da soli oltre il 17% del totale di tali esportazioni. In particolare, nel mercato Usa, sul complesso delle esportazioni alimentari le categorie che fanno capo al made in Italy pesano per oltre il 70 per cento. Tra quelle che rivestono il maggior peso sull'interscambio si segnalano, il vino (che in valore equivale a oltre il 40%), e l'olio d'oliva (che rappresenta circa il 20 per cento). Tuttavia il mercato Ue resta quello che assorbe la quota maggiore delle esportazioni alimentari italiane (oltre il 62 per cento). Fra i Paesi Ue i mercati di maggiore rilevanza sono la Francia (13,1%), il Regno Unito (10,0%) e la Germania che da sola assorbe quasi un quarto dell'intero export. FONTE: Ilsole24ore Da Agrisole (n. 16, dal 19 al 25 apr. 2002) |