Viticoltori trevigiani preoccupati di perdere il monopolio di un prodotto che sta spopolando sui mercati italiani.
TREVISO. Le straordinarie capacità di assorbimento del mercato del Prosecco hanno attirato l'attenzione dei viticoltori veronesi che si stanno muovendo in forze per insidiare il monopolio trevigiano. Il pregiato vino delle nostre colline vende per 400 miliardi l'anno, 800 considerando le produzioni prive del marchio Doc. Una riserva dorata che orgni giorno rischia di essere violata da tentativi di imitazione e da attacchi più o meno regolari. La Federcooperative di Verona, seguendo le possibilità offerte dalle normative, ha presentato una richiesta scritta alla Regione per ottenere l'autorizzazione a produrre il pregiato vino. L'istruttoria per verificare compatibilità tra terreni e vite è in corso, e la Marca comincia a preoccuparsi.
I trevigiani vendono l'ottanta per cento del prodotto presente sul mercato nazionale, ma la viticoltura scaligera ha uomini, macchine ed esperienza per entrare prepotentemente nel business.
Oggi come oggi l'autorizzazione a produrre Prosecco è stata concessa ad altre sei province: Vicenza, Padova, Bergamo, Belluno, Udine e Trieste. Tutte insieme vendono meno di un quarto della provincia di Treviso che non teme concorrenza. L'impatto sul mercato di Verona potrebbe essere diverso, sia per la tradizione vitivinicola che per quella industriale. Soave, Bardolino e Amarone, vini tipicamente veronesi, hanno ottenuto un grande successo anche grazie ad un sistema territorio che li sostiene e li promuove a dovere. L'intenzione di allargare la gamma dei vini forti, i più apprezzati all'estero, suona come una minaccia: «Siamo preoccupati - spiega Innocente Nardi, membro di giunta della Camera di Commercio di Treviso e rappresentante della Coldiretti - La nostra è una politica di valorizzazione dei prodotti tipici locali, la scelta migliore per affrontare il mercato. Se Verona si mette a coltivare il Prosecco fa una scelta diversa. Speriamo che la Regione condivida la nostra impostazione». La richiesta della Federcooperative scaligera è all'esame della Direzione politiche agricole, un settore che fa capo alla Regione Veneto.
La notizia preoccupa il Consorzio di tutela del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene che da solo produce 36 milioni di bottiglie l'anno per quasi 400 miliardi di fatturato: «Ci sono già troppi scimmiottamenti - dice Giancarlo Vettorello, direttore del Consorzio - troppe stiracchiature. La decisione finale la prenderà la Regione, ma è ovvio che i fenomeni imitativi non ci fanno piacere. I vini non si possono fare dappertutto, i migliori risultati qualitativi si ottengono nell'ambiente di origine. E' anche una forma di rispetto della tipicità e delle tradizioni: sarebbe drammatico se Treviso si mettesse a produrre la Garganega, ovvero l'uva per fare il Soave».
Nel Trevigiano ci sono quasi novemila ettari coltivati a Prosecco e moltissime piccole aziende. La media è di poco superiore ai due campi per famiglia: «Sarebbe un grosso errore far passare il concetto che si può fare qualsiasi cosa dappertutto, significherebbe tradire la tradizione». E minacciare i portafogli altrui. L'azienda Prosecco vende per mille miliardi, ma l'indotto è molto superiore: enologi, imbottigliatori, commercianti, cantine. C'è un mondo che ruota attorno al Prosecco. «Noi ci faremo avanti per tutelare il nostro prodotto - conclude Vettorello - anche se sono convinto che il buon intenditore saprebbe distinguere tra le diverse varietà. A a Verona non riuscirebbero a fare un Prosecco come il nostro».
Gino Trevisan, direttore della Federcooperative trevigiana, non era a conoscenza della richiesta presentata dalle cantine sociali veronesi: «Che possa attecchire in quelle zone è possibile - spiega - Ma si andrebbe a snaturare la caratteristica del prodotto. Davvero Verona si sta attivando per il Prosecco ordinario? Una manovra strana: ormai ne ho sentite di tutti i colori, ma questa...»
Il guanto di sfida è stato lanciato e la Marca dovrà prepararsi a raccoglierlo. Anche perché se Verona sta seguendo una pista legale e ordinaria, ci sono produttori che da tempo provano a entrare nel mercato usando scorciatoie. Negli ultimi anni i tentativi di imitazione del Prosecco trevigiano, sempre in salute, sempre appetibile, si sono moltiplicati.
Le preoccupazioni non rovineranno comunque una buona annata. Qualche problemino ce l'hanno solo il Pinot grigio, fino al mese scorso molto richiesto sul mercato americano, e soprattutto il Verduzzo, che non incontra più il gusto dei consumatori e si vende a prezzi non più remunerativi. Se continua così, potrebbe scomparire: molti hanno già deciso di riconvertire i vigneti a... Prosecco.