10.03.2005 | Normative

Bocciato il ricorso italiano in difesa dei vini tradizionali

(Coldiretti) La bocciatura del ricorso italiano alla Corte di Giustizia Europea per impedire a livello internazionale l'utilizzo improprio di alcune menzioni tradizionali di vini dal Brunello all'Amarone, dal Morellino al Vinsanto, dal Recioto al Gutturnio deve significare un impegno ancora più incisivo a difesa del vero Made in Italy soprattutto ora che la concorrenza di paesi emergenti come Cina si sta facendo più aggressiva.

E' quanto afferma la Coldiretti nel riferire che la Corte di Giustizia Europea ha respinto il ricorso italiano per impedire la "liberalizzazione", a determinate condizioni, dell'uso internazionale di alcune menzioni tradizionali europee tra le quali - spiega la Coldiretti - ne compaiono ben 17 riservate a prestigiosi vini italiani.

La decisione della Corte non significa tuttavia - sottolinea la Coldiretti - un via libera per i Paesi extracomunitari che, qualora volessero porre sull'etichetta dei propri vini una menzione tradizionale (tipo "Brunello"), dovranno rispettare comunque importanti vincoli: dimostrare che quella menzione è stata utilizzata dal paese interessato da almeno 10 anni e che goda di una solida fama all'interno del paese che ne fa domanda. Inoltre si possono autorizzare unicamente le menzioni tradizionali nella lingua ufficiale del paese extracomunitario in questione.

L'uso di menzioni tradizionali in una lingua diversa da quella ufficiale - precisa la Coldiretti - è ammesso soltanto se l'utilizzazione di tale lingua è prevista dalla legislazione del paese e se tale lingua è utilizzata nel paese ininterrottamente da almeno venticinque anni. Una norma, quest'ultima, che - sottolinea la Coldiretti - penalizza soprattutto le produzioni portoghesi, spagnole e francesi la cui lingua è più diffusa nei Paesi extracomunitari.

D'altra parte all'Europa - continua la Coldiretti - arrivano anche segnali positivi come dimostra il fatto che nell'ultimo Consiglio dei Ministri agricoli europei la delegazione tedesca, con il sostegno di quella italiana, ha invitato la Commissione a formulare proposte per rivedere le norme sull'etichettatura degli alimenti poiché l'attuale regolamentazione in vigore, che prevede soltanto in pochi casi l'obbligatorietà di indicazione dell'origine del prodotto, non risponde più in maniera sufficiente ai bisogni di informazione dei consumatori per permettere loro una scelta più consapevole. Una posizione che ha avuto il sostegno maggioritario del Consiglio da Francia, Finlandia, Irlanda, Svezia, Spagna, e Portogallo e che apre la strada alla revisione dell'attuale normativa comunitaria.

L'Italia - sostiene la Coldiretti - ha l'opportunità di porsi all'avanguardia a livello europeo con l'applicazione della legge 3 agosto 2004, n.204 che prevede l'obbligo di indicare sulle etichette l'origine di tutti gli alimenti commercializzati e consente di valorizzare i primati qualitativi e di sicurezza della produzione nazionale.

Si tratta di un provvedimento che deve essere completato con l'emanazione dei necessari decreti applicativi per i singoli prodotti e che - conclude la Coldiretti - accelera il percorso già iniziato a livello europeo dove sono state adottate norme per l'etichettatura di origine della carne bovina a partire dal primo maggio 2002 dopo l'emergenza mucca pazza, per l'indicazione della varietà, qualità e provenienza dell'ortofrutta fresca, il codice di identificazione delle uova a partire dallo scorso primo gennaio 2004 e dal primo agosto l'obbligo di etichettatura anche per il miele.

Fonte: Coldiretti

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