E' quanto afferma
la Coldiretti nel riferire che
la Corte di Giustizia Europea ha
respinto il ricorso italiano per impedire la "liberalizzazione", a
determinate condizioni, dell'uso internazionale di alcune menzioni
tradizionali europee tra le quali - spiega la Coldiretti - ne
compaiono ben 17 riservate a prestigiosi vini italiani.
La decisione della Corte non significa
tuttavia - sottolinea la Coldiretti -
un via libera per i Paesi extracomunitari
che, qualora volessero porre sull'etichetta dei propri
vini una menzione tradizionale (tipo "Brunello"), dovranno
rispettare comunque importanti vincoli: dimostrare che quella
menzione è stata utilizzata dal paese interessato da almeno 10 anni
e che goda di una solida fama all'interno del paese che ne fa
domanda. Inoltre si possono autorizzare unicamente le menzioni
tradizionali nella lingua ufficiale del paese extracomunitario in
questione.
L'uso di menzioni tradizionali in una lingua diversa da quella
ufficiale - precisa la Coldiretti - è ammesso soltanto se
l'utilizzazione di tale lingua è prevista dalla legislazione del
paese e se tale lingua è utilizzata nel paese ininterrottamente da
almeno venticinque anni. Una norma, quest'ultima, che - sottolinea
la Coldiretti - penalizza soprattutto le produzioni portoghesi,
spagnole e francesi la cui lingua è più diffusa nei Paesi
extracomunitari.
D'altra parte all'Europa - continua la Coldiretti - arrivano anche
segnali positivi come dimostra il fatto che nell'ultimo Consiglio
dei Ministri agricoli europei la delegazione tedesca, con il
sostegno di quella italiana, ha invitato la Commissione a formulare
proposte per rivedere le norme sull'etichettatura degli alimenti
poiché l'attuale regolamentazione in vigore, che prevede soltanto in
pochi casi l'obbligatorietà di indicazione dell'origine del
prodotto, non risponde più in maniera sufficiente ai bisogni di
informazione dei consumatori per permettere loro una scelta più
consapevole. Una posizione che ha avuto il sostegno maggioritario
del Consiglio da Francia, Finlandia, Irlanda, Svezia, Spagna, e
Portogallo e che apre la strada alla revisione dell'attuale
normativa comunitaria.
L'Italia - sostiene la Coldiretti - ha l'opportunità di porsi
all'avanguardia a livello europeo con l'applicazione della legge 3
agosto 2004, n.204 che prevede l'obbligo di
indicare sulle etichette l'origine di tutti gli alimenti
commercializzati e consente di valorizzare i primati qualitativi e
di sicurezza della produzione nazionale.
Si tratta di un provvedimento che deve essere completato con
l'emanazione dei necessari decreti applicativi per i singoli
prodotti e che - conclude la Coldiretti - accelera il percorso già
iniziato a livello europeo dove sono state adottate norme per
l'etichettatura di origine della carne bovina a partire dal primo
maggio 2002 dopo l'emergenza mucca pazza, per l'indicazione della
varietà, qualità e provenienza dell'ortofrutta fresca, il codice di
identificazione delle uova a partire dallo scorso primo gennaio 2004
e dal primo agosto l'obbligo di etichettatura anche per il miele.
Fonte:
Coldiretti |