In mostra 113
opere, provenienti da importanti musei: la
Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma,
Capodimonte a Napoli, il Musée d'Orsay di
Parigi, il Metropolitan Museum di New York, il Philadelphia Museum
e naturalmente il museo “Giovanni Boldini”
di Ferrara, città natale alla quale il pittore donò innumerevoli
dipinti ed oggetti oggi raccolti nelle stanze di Palazzo Massari,
nei pressi di Palazzo dei Diamanti.
Ma sono sicuramente i quadri provenienti dalle collezioni private
europee ed americane, il “piatto forte” della mostra: fu infatti
grazie a tali commissioni che Boldini in breve tempo raggiunse fama
e ricchezza ed in un certo senso attirò verso di sé i malumori degli
impressionisti parigini che contestavano la sua pittura “à la mode”.
La tecnica di Boldini è però magistrale, e la mostra rende conto
della sua evoluzione pittorica: ne sono prova le vedute di Parigi e
della campagna francese che segnano anche l’addio all’ambiente dei
Macchiaioli frequentati negli anni ’60 dell’Ottocento nei caffè di
Firenze. Non mancano comunque i temi cari anche agli Impressionisti:
il mondo dei caffè parigini, della danza e delle affascinanti
ballerine provenienti da tutta Europa, e pure sfuggenti vedute di
Venezia, città nella quale il Maestro sovente soggiornava. La parte
più consistente della produzione riguarda i ritratti dei
protagonisti della mondanità e della cultura internazionale, fra i
quali spiccano quelli di Giuseppe Verdi, artista del quale Boldini
era profondo ammiratore.
Davvero superbi i pastelli su tela presentati all’Esposizione
Universale di Parigi del 1889 e nei quali l’utilizzo del
colore bianco nelle sue diverse variazioni è sbalorditivo. L’ultima
sezione è invece dedicata ai ritratti
“americani”, frutto dei viaggi e delle mostre che Boldini
allestì per la ricca borghesia statunitense, e che segnano, insieme
allo scoppio della Grande Guerra, la fine di un’epoca ovattata e
sofisticata che aveva decretato la gloria del pittore ferrarese.
Per il visitatore la giornata non è però ancora finita: a pochi
passi dalla mostra le luci ed il fascino della Belle Epoque vivono
ancora nei locali del mitico Caffè
Pedrocchi, vero e proprio cuore pulsante della città.
Francesco Pedrocchi aprì la sua bottega nel 1772, ove poi sarebbe
sorto il capolavoro dello “STABILIMENTO” realizzato dal celebre
figlio Antonio, insieme al geniale Architetto
Giuseppe Japelli. Uno straordinario fascino ammantò
l’impresa fin dagli scavi per la realizzazione della ghiacciaia che
rinvennero vestigia di un tempio romano, iscrizioni latine,
frammenti di statue, monete. Giuseppe Capelli progettò ben più che
un caffè per accogliere la vivacità e la gioia della gente e
soprattutto dei goliardi dell’Ateneo, insieme alla fecondità
intellettuale e le battaglie storiche.
Nel 1831 furono inaugurate le sale del piano terra, e nel 1841 le
sale superiori destinate al Casinò dei Nobili decorate da
Caffi, Denim, Paletti e Gazzotto.
Nel 1831 vi si tenne il 4°Congresso degli Scienziati Italiani.
Amarono molto il Pedrocchi, Stendhal, Drion,
Gautier, Guy Valery, Ippolito Nievo, De Amicis e i fratelli Goncourt.
Fra il 1837 e il 1839 fu eretto il cosiddetto “Pedrocchino”,
appendice Neogotica dello Stabilimento che ospita l’ ”Ofelleria” ed
il “Ristorante”. Gugliette e rose costituirono una scelta stilistica
ispirata dal gotico veneziano da un lato ed al neogotico inglese
dall’altra, che Capelli studiò durante un soggiorno Brittanico nel
1837.
Nel 1852 morì Antonio Pedrocchi
e la gestione venne assunta dal nipote putativo
Domenico Cappellato Pedrocchi
che nel 1891 lasciò al Comune di Padova l’edificio, facendo “obbligo
solenne e imperativo al Comune di Padova mio erede, di conservare in
perpetuo, oltre la proprietà, l’uso dello Stabilimento come trovasi
attualmente, cercando di promuovere e sviluppare, tutti quei
miglioramenti che verranno portati dal progresso dei tempi,
mettendolo al livello di questi e nulla trascurando onde nel suo
genere, possa mantenere il primato in Italia”. Di certo Antonio
Pedrocchi sarebbe oggi fiero di vedere il suo Caffè meta dei
turisti, ma anche sede di eventi culturali importanti come per
esempio "Cinque sensi d'autore",
un'iniziativa pensata per restituire emozioni grazie all'incontro
tra i differenti linguaggi di importanti autori del panorama
italiano ed internazionale con suggestioni
musicali, visive ed enogastronomiche.
Il nome evoca una sorta di viaggio tra i sensi a cui saranno
sottoposti i partecipanti a queste serate: ogni incontro, oltre a
stimolare la vista e l'udito con parole, musica e recitazione, sarà
infatti accompagnato da un "aperitivo
letterario" – con alcuni cocktail creati appositamente
traendo ispirazione dagli scrittori o dai loro libri - e da un
momento enogastronomico finale con raffinate degustazioni per
solleticare il tatto, il gusto e l'olfatto. Ecco i prossimi
appuntamenti:
Lunedì 14 febbraio, h. 20.30
Massimo Donà presenta:
“Filosofia del Vino”
(Bompiani Editore) con la partecipazione di
Giulio Giorello (filosofo),
Lele Rodighiero (tastiere)
e Davide Ragazzoni (batteria, percussioni).
Degustazione di vino.
Lunedì 28 febbraio h. 20.30
Gianni Biondillo presenta:
“Con la morte nel cuore”
(Guanda Editore)
con la partecipazione di
Furio Di Castri (contrabbasso, live electronics).
Degustazione:
risotto zafferano.
Info:
Palazzo Zabarella
Caffe Pedrocchi
Padova Jazz
Per Prenotazioni:
Caffè Pedrocchi Sala Rossa
Tel. 049 8781231
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Mirco Mariotti
axemir@libero.it |