03.09.2003 | Vino e dintorni

Caratteristiche dei portinnesti

Il vivaio. La tecnica del cartonaggio. I vitigni da frutto ed i portinnesti. La tecnica di impianto. Prima dell'avvento della Fillossera, nel corso del 1800, la vite europea cresceva e veniva propagata facilmente, senza troppa spesa: la prima viticoltura ad essere flagellata fu quella francese e al Congresso viticolo di Beaune nel 1869 venne proposto l'impiego di viti americane per ottenere la resistenza alla Fillossera.

Le principali viti americane utilizzate come portinnesto sono Riparia Gloire de Montpellier, Rupestris du Lot, Berlandieri e gli incroci ottenuti da Riparia x Rupestris, Berlandieri x Riparia e Berlandieri x Rupestris sono utilizzati in qualità di portinnesti; esistono anche gli ibridi complessi e un esempio è il 1045 P. ( P. sta per Paulsen che lo ottenne nel 1895), realizzato dall'incrocio: Berlandieri x Aramon X Rupestris e resistente alla clorosi e alla siccità.

Le caratteristiche dei vari incroci dipendono dalla impostazione genetica dei progenitori ed in questo modo, utilizzando le diverse attitudini di Riparia, Berlandieri e Rupestris si ottengono portinnesti con le più diverse impostazioni di vigoria, di resistenza ai terreni sabbiosi, calcarei ed altro;inoltre il portinnesto induce nella marza caratteristiche di fruttificazioni abbondanti piuttosto che anticipi o ritardi di maturazione. 

I portinnesti più diffusi sono: Kober 5 BB ( Berlandieri X Riparia, mediamente resistente alla siccità e sino al 20% di calcare attivo, può causare ritardi di maturazione), SO4 ( Berlandieri x Riparia, fornisce produzioni abbondanti, si adatta ai terreni difficili, induce anticipo di maturazione ma resiste poco alla siccità), 1103 P.( Berlandieri x Rupestris, vigoroso, ritarda la maturazione, assorbe molto il magnesio), 140 Ru ( Berlandieri x Rupestris, Ru sta per Ruggeri, il costitutore del portinnesto, caratterizzato da resistenza al calcare e alla siccità anche se sensibile ai nematodi e all'Agrobacterium tumefaciens).

La soluzione migliore nella scelta del portinnesto consiste nella riduzione del rischio d'insuccesso e quindi nella individuazione di 2 o 3 portinnesti ritenuti adeguati con una successiva comparazione che può essere fatta in precedenza, sperimentalmente, nella previsione di un futuro impianto.
Vero è che possiamo riscontrare, rispetto al portinnesto, un'incidenza sui frutti dal momento che confermiamo che i portinnesti posseggono diversità a livello fisiologico e inducono la produzione di mosto e quindi di vino con connotazioni differenti. 
Passiamo ora ad analizzare l'ambiente-vivaio, luogo in cui vengono coltivate le Piante Madri Portinnesti e le Pianti Madre Marze per dare luogo alle barbatelle e alle barbatelle innestate.
Mentre le Pianti Madri Portinnesti devono essere coltivate in terreni non troppo fertili e sani, nei vivai dove si coltivano le barbatelle che necessitano di terreni freschi e fertili: dopo un anno di utilizzo occorre cambiare terreno del vivaio e sono comunque opportune, in corso d'opera, concimazioni minerali e organiche prima della messa a dimora delle barbatelle in vivaio ed anche dopo, sia al terreno che alle foglie, insieme a costanti lavorazioni. Le piantine devono crescere, in vivaio, nelle migliori condizioni e l'acqua deve essere somministrata piuttosto presto per non ritardare la maturazione del legno. 

Il vivaio è una tappa fondamentale nella vita della pianta e devono essere dunque presi tutti gli accorgimenti atti a far emergere individui che usciranno con una "carta d'identità" e raggruppati in mazzi da 25 e chiusi con una fascetta di plastica inviolabile e di colore diverso ( bianco, azzurro, arancio), che distingue diverse categorie qualitative delle barbatelle, di base, standard o certificato.

Il cartonaggio, sperimentato dalla metà degli anni '60 in Germania, consente la messa a dimora di barbatelle ed è utile per sopperire alla carenza di una determinata combinazione d'innesti: gli innesti, trattati con radicanti vengono sottoposti ad una paraffinatura per proteggere la zona di congiunzione, vengono poi sottoposti a "forzatura" in terra ( e ,ora, anche in acqua, novità tecnica in espansione), dopodiché sottoposti a una seconda paraffinatura. A questo punto, nel caso del cartonaggio, gli innesti vengono inseriti in vasetti di cartone bucherellato o di torba e "forzati" nuovamente e, infine, dopo un periodo di ambientamento ad alta temperatura e forte umidità, possono essere posti a dimora: naturalmente le piantine hanno necessità di essere difese dalle malerbe e occorre fare attenzione ai trattamenti anticrittogamici. Il costo dell'intero processo è elevato ma in questo modo la programmazione della produzione è ottimale.

 

Paolo d'Abramo
Responsabile scientifico
Enologia e Viticoltura 

VINit.net
dabramo@vinit.net

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