22.01.2003 | Cultura e Tradizioni

Coldiretti, Il falso made in Italy inganna tutto il mondo

Dalle tavole dei ristoranti, alla pizzerie e agli scaffali dei supermercati di tutto il mondo il falso “made in Italy” alimentare dilaga confondendo consumatori che le attuali norme nazionali e comunitarie non riescono a difendere. Molti i prodotti nazionali simbolo oggetto di pratiche commerciali scorrette che falsano la concorrenza internazionale, ingannano i consumatori e danneggiano i produttori.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che la pirateria agroalimentare internazionale utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano al nostro Paese per alimenti che non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale, determinando danni economici e di immagine alla produzione nazionale. Dagli spaghetti alla bolognese”, presenti nei ristoranti in tutto il mondo, tranne che a Bologna, alle salse pronte per pollo “alla milanese” o “alla toscana”, reperibili nei supermercati dei diversi continenti la cui unica “autenticità nazionale” è assicurata dalla raffigurazione sulle confezione della facciata della Scala di Milano e di un paesaggio tipico toscano per arrivare alla italianeggiante pizza “Pepperoni” anche questa inesistente nel nostro Paese soprattutto se si considera che di peperoni non c’è neanche l’odore e la scritta con la doppia p indica il condimento a base di pomodoro, mozzarella e salame piccante che è quello che caratterizza la più classica pizza calabrese. 

E accanto alle ricette sono molti i prodotti nazionali simbolo oggetto di pratiche commerciali scorrette che falsano la concorrenza internazionale, ingannano i consumatori e danneggiano i produttori. Accanto ai casi più noti dell’uso del termine “Parmesan” per prodotti di imitazione del Parmigiano Reggiano e a quello del marchio “Cambozola” per un formaggio prodotto in Germania che evoca il tradizionale Gorgonzola ci sono molti altri casi di “agropirateria” come il formaggio Provolone del Wisconsin (USA), la Robiola canadese, il Chianti Classico imbottigliato nelle cantine argentine, la Grappa ottenuta in Sud Africa, le produzioni australiane di Marsala e Lambrusco e l’olio “Toscano” imbottigliato e venduto da prestigiosi supermercati inglesi. Nel tempo della globalizzazione e del commercio elettronico - sostiene il Presidente della Coldiretti Paolo Bedoni - la difesa della proprietà intellettuale delle denominazioni tipiche rappresenta un'esigenza non più rinviabile e le trattative sul commercio internazionale del WTO rappresentano un appuntamento determinante per garantire una effettiva protezione contro l’usurpazione delle indicazioni geografiche. 

Un impegno da prendere non solo a livello internazionale ma - continua la Coldiretti - anche a livello comunitario per salvaguardare il patrimonio agroalimentare nazionale. Se interpretazioni troppo restrittive sull’igiene degli alimenti potrebbero mettere a rischio alcune nostre produzioni tipiche locali, dal lardo di Colonnata stagionato in lastre di marmo al formaggio di fossa stagionato sotto terra, norme troppo permissive - sostiene la Coldiretti - consentono di commercializzare olio extravergine di oliva ottenuto da miscele di oli di origine diversa senza che questo venga indicato in etichetta e di vendere anche in Italia pasta di grano tenero mentre la vera pasta è solo quella ottenuta con grano duro che garantisce la qualità tipica del prodotto che per centinaia di anni ha caratterizzato le nostre tavole. 

Oltre a questo dopo la direttiva sul materiale di commercializzazione della vite adottata il 15 febbraio 2002 dal Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea si apre di fatto la strada alla sperimentazione biotech nella viticoltura, che rappresenta uno dei settori dove il valore della tradizione e del legame con il territorio e più evidente, mentre sembra allontanarsi il rischio dei pomodori annacquati a causa di un provvedimento comunitari che riduceva dal 12 % al 7 % (- 42%) il contenuto minimo di sostanza secca nei concentrati di pomodoro.

Fonte: Coldiretti
Altre informazioni su Coldiretti.it

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