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Si tratta - precisa la
Coldiretti - di una proposta di
modifica del Regolamento N.753/02 sulle modalità di designazione,
denominazione, presentazione e protezione dei vini che sarebbe dovuto
entrare definitivamente in vigore il 1 febbraio 2004 e che riservava
all'Italia la protezione nell'uso di 17 "menzioni" tradizionali nelle
etichette dei vini, quali ad esempio Amarone,
Brunello, Est! Est! Est !, Gutturnio, Lacryma Christi, Morellino, Recioto,
Vino nobile e Vinsanto.
Con il nuovo regolamento - sottolinea la Coldiretti -
nessuna "menzione" sarà più riservata in termini
assoluti all'Italia e ai Paesi dell'Unione Europea e potrà essere invece
utilizzata anche per vini ottenuti in Paesi extracomunitari, purchè si
attengano a determinati criteri. Una scelta giustificata dalla
volontà di favorire l'accordo sul commercio internazionale ma che -
afferma la Coldiretti - rischia di rompere il
legame tra i prodotti e il territorio che rappresenta il vero valore
aggiunto della vitivinicoltura italiana ed europea. La
"menzione" - riferisce la Coldiretti - si usa infatti tradizionalmente per
indicare vini caratterizzati da un preciso metodo di produzione,
invecchiamento, qualità, colore o evento ,ottenuti in un territorio
strettamente connesso con la storia e la cultura del vino.
Il passo indietro nella protezione di "menzioni" che rappresentano pezzi
importanti della vitivinicoltura italiana ed europea apre le porte -
sostiene la Coldiretti - al rischio della diffusione di imitazioni che si
richiamano ai nostri vini di pregio senza avere nulla a che fare con la
realtà produttiva nazionale. Un regalo alla "vinopirateria"
internazionale che - precisa la Coldiretti - già colpisce
pesantemente le produzioni italiane di vino a denominazione di origine
determinando danni miliardari alle nostre esportazioni che nel 2003 hanno
segnato una pesante battuta d'arresto con un quantitativo in calo del 17%
su base annua e una flessione del 2% in termini di incassi.
Secondo una indagine di
Nomisma - riferisce la Coldiretti - solo negli Stati Uniti
il mercato dei vini di imitazione del made in Italy è quasi uguale a
quello delle nostre esportazioni ed in altre parole
è "falsa" una bottiglia su due e non è quindi difficile
incontrarsi con curiose bottiglie di Chianti, Sangiovese, Refosco e
Barbera anche Rosé, Barolo e Super Piemontese prodotti in California ma
anche Moscato e Malvasia, con "DOC" californiane Napa Valley o Sonoma
County. In realtà - continua la Coldiretti - sono numerosi i Paesi dove è
possibile spacciare vini locali come italiani ed a essere più imitati sono
il Chianti, il Lambrusco, il Marsala e la Grappa.
L'Italia è il secondo Paese produttore di vino in
Europa e può contare su un patrimonio di 427 vini Docg, Doc e
Igt, che rappresentano il 60% della produzione nazionale di vino che
genera un fatturato complessivo di circa 8,5 miliardi di Euro e un valore
delle esportazioni superiore ai 2,5 miliardi di Euro, la principale voce
dell'export agroalimentare nazionale. La lotta
all' agropirateria e' un passaggio fondamentale del negoziato del WTO
per garantire un commercio leale e salvaguardare le produzioni
tradizionali dalle contraffazioni internazionali, a vantaggio dello
sviluppo locale di tutti i Paesi. L'attenzione nei confronti della tutela
dei prodotti alimentari tipici minacciati dalle imitazioni - conclude la
Coldiretti - è una scelta di trasparenza di mercato che per l'Europa e
l'Italia significa anche una importante ricaduta economica ed
occupazionale.
LE MENZIONI "RUBATE"
Amarone, Cannellino, Brunello, Est!Est!Est!, Falerno, Governo all'uso
Toscano, Gutturnio, Lacryma Cristi, Lambiccato, Morellino, Recioto,
Sciacchetra' (o Sciactra'), Sforzato (o Sfurzat), Torcolato, Vergine, Vino
Nobile, Vin Santo o Vino Santo o Vinsanto
Fonte:
Elaborazione Coldiretti |