01.07.2003 | Normative

Coldiretti: stop al Chianti, Grappa e Marsala ''Made in Canada''

“L’accordo raggiunto tra Unione Europea e Canada per impedire la vendita sul mercato del Paese nordamericano di “falsi” Chianti, Grappa e Marsala “made in Canada” è un concreto passo in avanti nella lotta alla contraffazione che usa impropriamente denominazioni che si richiamano a vini di pregio riconosciuti, senza avere nulla a che fare con la realtà produttiva tradizionale, causando danni di miliardi di Euro agli imprenditori nazionali.

E’ quanto afferma la Coldiretti a commento dell’accordo UE-Canada sulle procedure per il riconoscimento reciproco delle indicazioni geografiche per i prodotti vinicoli e le bevande alcoliche. Il Canada si impegna a non utilizzare per le proprie produzioni 21 denominazioni di bevande tipiche europee (tra cui Chianti, Grappa e Marsala ma anche Champagne e Bourgogne francesi e il Porto portoghese) mentre l’Unione Europea - spiega la Coldiretti - proteggerà dalle imitazioni comunitarie il Rye Whisky canadese.

Lo stop alle imitazioni e alla “vinopirateria” scatterà immediatamente con l’entrata in vigore dell’accordo per il Chianti e il Marsala mentre per la Grappa bisognerà attendere due anni e per Champagne, Porto e Bourgogne addirittura il 31 dicembre 2013. L’accordo raggiunto è una buona premessa - sostiene la Coldiretti - ai negoziati internazionali sul commercio (WTO) di Cancun per garantire una effettiva protezione contro l’usurpazione delle indicazioni geografiche ed impedire che il commercio internazionale dei prodotti agricoli il cui nome è legato ad una certa origine geografica sia ostacolato da inaccettabili atti di imitazione e usurpazione.

Adesso - afferma la Coldiretti - occorre risolvere la stessa vertenza nei confronti degli USA con cui sono in corso analoghi negoziati sul commercio del vino e il Vertice Unione Europea-Stati Uniti con l’incontro tra i Presidenti Prodi e Bush potrebbe essere una buona occasione per far progredire la trattativa. Le "Appellation d'Origine Controlée" (AOC) e i "Vin Délimités De Qualité Supérieure" (VDQS) in Francia, le "Denominaciones de origen de vinos" (DO) in Spagna, le Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG) e le Denominazioni di origine Controllata (DOC) in Italia e in generale, secondo la categoria comunitaria, i Vini di Qualità Prodotti in Regioni Determinate (VQPRD) - sottolinea la Coldiretti - identificano il patrimonio alimentare, la cultura e il territorio dell'Unione e vanno difesi nei confronti di chi vorrebbe continuare ad abusare della storia che è propria dell'Europa.

Secondo una indagine della Coldiretti, tra i vini e liquori francesi, sono lo Champagne, il Cognac, il Bordeaux, il Bourgogne, lo Chablis, il Medoc, il Sauternes, il Moselle, l'Armagnac, il Calvados e il Saint-Emilion ad essere i più imitati nel mondo, in Spagna sono l'Alicante, il Valencia, La Mancha e il Rioja ad essere copiati, mentre per l'Italia sono il Chianti, come quello classico imbottigliato nelle cantine argentine, il Lambrusco e il Marsala, prodotti in Australia o la Grappa ad essere oggetto di contraffazione.

In Francia esistono 404 "Appellation d'Origine Controlée" (AOC) e 30 i "Vin Délimités De Qualité Supérieure" (VDQS) che rappresentano, rispettivamente, il 50% e il 2% della produzione totale di vino, in Spagna sono 53 Denominaciones de origen (DO), mentre - conclude la Coldiretti - in Italia sono 24 le Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG) e 314 le Denominazioni di origine Controllata (DOC) riconosciute. Il problema della “pirateria alimentare” non riguarda però solo i vini ma anche altri prodotti tipici come il Parmigiano (il più imitato nel Mondo), il Provolone, l’Asiago, il Tocai Friulano e la Mortadella Bologna made in USA, la Robiola, il Gorgonzola e il Caciocavallo prodotti in Canada, il Salame

Milano del Cile, il Salame Cacciatori, il Marsala, il Lambrusco e l’Amarone australiani e la Grappa ottenuta in Sud Africa. Si tratta di pratiche commerciali scorrette che falsano la concorrenza internazionale e che - conclude la Coldiretti - vanno fermati attraverso l’istituzione di un efficace registro multilaterale delle indicazioni geografiche (relative ai prodotti alimentari e ai vini) con carattere vincolante per tutti i membri del WTO.

Fonte: Coldiretti

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