24.02.2004 | Normative

Coldiretti contro la linea morbida della Commissione Europea

Non bastano paletti contro Pirateria, serve impegno per nuove regole nel WTO. "I vincoli imposti alla possibilità che Paesi extracomunitari utilizzino le menzioni tradizionali dei grandi vini italiani e comunitari non sono sufficienti per frenare la vinopirateria internazionale che già causa danni per miliardi di Euro alle nostre esportazioni ed è quindi necessario un impegno concreto nella definizione delle nuove regole sul commercio internazionale (WTO)."

E' quanto afferma la Coldiretti dopo che la Commissione Europea ha formalizzato la propria decisione di "liberalizzare", a determinate condizioni, l'uso internazionale di alcune menzioni tradizionali europee tra le quali compaiono ben 17 "menzioni" tradizionali riservate a prestigiosi vini italiani: dal Brunello all'Amarone, dal Morellino al Vinsanto, dal Recioto al Gutturnio.

Il nuovo testo, che modifica il regolamento UE 753/02 sulla presentazione e presentazione dei vini, è stato notificato all'Organizzazione per il commercio mondiale (Wto) e - spiega la Coldiretti - impone a quanti volessero porre sull'etichetta una menzione tradizionale (tipo "Brunello") il rispetto di alcuni vincoli: dimostrare che quella menzione e' stata utilizzata dal paese interessato da almeno 10 anni; che goda di una solida fama all'interno del paese che ne fa domanda ed inoltre si possono autorizzare unicamente le menzioni tradizionali nella lingua ufficiale del paese extracomunitario in questione.

L'uso di menzioni tradizionali in una lingua diversa da quella ufficiale e' ammesso soltanto se l'utilizzazione di tale lingua e' prevista dalla legislazione del paese e se tale lingua e' utilizzata nel paese ininterrottamente da almeno venticinque anni. Una norma, quest'ultima, che - sottolinea la Coldiretti - penalizza soprattutto le produzioni portoghesi, spagnole e francesi la cui lingua è più diffusa nei Paesi extracomunitari.

La decisione della Commissione - sottolinea la Coldiretti - che viene giustificata dalla volontà di favorire l'accordo sul commercio internazionale in realtà in assenza di regole chiare rischia di favorire la diffusione di imitazioni che si richiamano ai nostri vini di pregio senza avere nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale.

La lotta all'agropirateria - sostiene la Coldiretti - è un passaggio fondamentale del negoziato del WTO per garantire un commercio leale e salvaguardare le produzioni tradizionali dalle contraffazioni internazionali.. L'attenzione nei confronti della tutela dei prodotti alimentari tipici minacciati dalle imitazioni - conclude la Coldiretti - è una scelta di trasparenza di mercato che per l'Europa e l'Italia ha anche un'importante ricaduta economica e occupazionale. L'Italia è il secondo Paese produttore di vino in Europa e può contare su un patrimonio di 427 vini Docg, Doc e Igt, che rappresentano il 60% della produzione nazionale di vino che genera un fatturato complessivo di circa 8,5 miliardi di Euro e un valore delle esportazioni superiore ai 2,5 miliardi di Euro, la principale voce dell'export agroalimentare nazionale.

LE MENZIONI "RUBATE"
Amarone, Cannellino, Brunello, Est!Est!Est!, Falerno, Governo all'uso Toscano, Gutturnio, Lacryma Cristi, Lambiccato, Morellino, Recioto, Sciacchetra' (o Sciactra'), Sforzato (o Sfurzat), Torcolato, Vergine, Vino Nobile, Vin Santo o Vino Santo o Vinsanto

Fonte: Coldiretti

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