17.04.2002 | Cultura e Tradizioni

Come ti seduco con un grappino

Trascolora sempre più verso le tonalità del rosa il pianeta del vino. Oltrepassata la barriera dell’accesso ai ruoli di sommelier - addirittura nel sofisticato relais gastronomico del Bristol di Parigi l’intera brigata porta la gonna -, le donne sono sempre più attive come produttrici in prima persona...

Chiudono ora il cerchio entrando con tutto il peso del loro disincanto, curiosità, senso del gusto, anche nel più maschile dei sancta sanctorum in chiave alcolica. Messo da parte quel ritegno da Rossella in Via Col Vento - la Mitchell è straordinaria a narrare come le donne mangiassero e bevessero a casa loro, per dare impressione di frugalità alle feste -, oggi le signore hanno scoperto i piaceri della grappa. Addirittura, è attiva da un anno un’Associazione Donne della Grappa, presieduta da Claudia Mazzetti, un’appassionata produttrice, che testimonia l’instaurarsi di una vera e propria rivoluzione del gusto. Tramonta lo sciropposo, insulso richiamo del limoncello, e sale al suo posto il piacere di misurarsi con le complessità di un distillato per lungo tempo riservato agli “after dinner" maschili. Il salto è a dir poco epocale. Non è lontano infatti il tempo in cui il ruolo della donna - rispetto al pianeta liquori-distillati - oscillava come un pendolo tra i rosoli, i maraschini, gli alchermes delle buone maniere di quelle “signore che mangiano le paste nelle confetterie" amate da Gozzano, e gli abissi amari e solitari di desolazione e sfacimento della bevitrice di assenzio di Degas, dallo sguardo opaco, cotto dall’alcol. Adesso, invece, un sorriso femminile accoglie con un sorriso competente l’offerta del bicchiere giusto. Tutto con naturalezza, senza complessi da parvenu, né con furori integralisti. Il palato come unica guida. Arriva il sommelier a fine pasto e, per dare giusto risalto agli archi piacevolmente amari del caffè, ecco che è la donna, e non più il suo compagno, ad ordinare con piglio sicuro una “prime uve", per esaltarne il sapore. Dagli infiniti laboratori del bere del Vinitaly di Verona, emerge che il bere al femminile ha letteralmente raddoppiato i suoi numeri. Oltre a questo aspetto, però, ce ne è un altro, non meno importante, che riguarda la produzione. Ricercando nuove frontiere di sapore che incontrino il gusto del mercato, si diffonde sempre di più una grappa elegante, smussata dagli spigoli, morbida. Ora che il fenomeno si è messo in moto diventa difficile fermarlo. E così sbucano anche i cocktail grappaioli, come Elisa (con grappa bionda), Sonia (menta bianca e grappa di Moscato), o Armonia (grappa e frutta). Inutile esibire celodurismi da retroguardia alpina per lamentare l’ingentilimento di quel distillato che per lungo tempo era stato solo un bruciabudella - e guarda caso fu proprio una donna, Gianola Nonino, a sdoganarne l’immagine verso i percorsi della qualità. Né tanto meno parlare del fenomeno come una vittoria femminista. La sola vittoria è quella del gusto, che ha bisogno del continuo confronto con la committenza per misurarsi con il suo limite. C’era davvero bisogno della fantasia delle donne. Giacomo A. Dente

FONTE: IL MESSAGGERO

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