La parte più prettamente
tecnica è stata invece curata da Denis Pantini,
di Nomisma. Di fronte a una platea gremita, composta da giornalisti del
settore, sono stati affrontati diversi argomenti inerenti le problematiche
collegate ai prodotti certificati. Ricordando che, se esistono dati
decisamente positivi (i prodotti agroalimentari che nell'Unione Europea
possono fregiarsi del marchio DOP o IGP sono 631 e l'Italia presenta il
paniere tutelato più ampio, con 133 prodotti, pari al 21% delle
denominazioni complessive registrate a livello UE), non vanno però
tralasciati alcuni aspetti negativi (il consumatore sembra ancora poco
informato su marchi comunitari, non solamente in relazione allo loro
esistenza ma soprattutto per quello che riguarda il loro significato e le
garanzie che sottendono. E senza un'adeguata informazione ai consumatori,
è difficile pensare ad una crescita delle vendite in grado di sostenere,
in termini duraturi, uno sviluppo delle filiere "tipiche").
Questo con gravi danni per un settore fondamentale anche sotto l'aspetto
puramente. Il Quaderno ha infatti stimato il
paniere italiano delle DOP e IGP attorno ai 7,8 miliardi di Euro di valore
al consumo. Considerando gli impatti sul settore primario, tale
paniere tipico italiano attiva una Produzione Agricola diretta di circa
3,1 miliardi di Euro, pari a circa il 7% del totale nazionale.
Dal lato della domanda, pur a fronte di campagne informative istituzionali
ad opera delle singole imprese o dei Consorzi di tutela, il consumatore
sembra ancora poco informato su tali prodotti. Sebbene oggi,
almeno 3 italiani su 5 dichiarano di conoscere o
di aver visto il marchio DOP, (un risultato che mostra un
chiaro incremento rispetto a quanto rilevato tre anni prima, quando la
percentuale di chi conosceva la DOP non arrivava al 30%), questo
incremento non sembra sufficiente a garantire un consolidamento dello
sviluppo per il settore delle produzioni a denominazione di origine,
evidenziando al contempo una sorta di "occasione mancata" di crescita
quando si scopre che, al di là di tale gap di conoscenza, il consumatore
si dichiara disposto a pagare un sovrapprezzo per questa tipologia di
prodotto tipico rispetto a quello "convenzionale": solamente il 19% degli
intervistati dichiara di non essere disposto a pagare qualcosa di più per
avere un prodotto a denominazione tutelata.
E gli effetti di questa lacuna conoscitiva sono riscontrabili anche nei
modesti livelli di crescita delle produzioni a marchio DOP e IGP degli
ultimi anni. Tra il 2001 e il 2002, le quantità
certificate sono cresciute meno del 3%, pur a fronte di un
significativo numero di riconoscimenti comunitari per i prodotti italiani:
basti pensare che, a fine 2000, il numero di denominazioni d'origine
registrate per l'Italia era pari a 108, contro le attuali 133.
Ma tali impatti negativi vengono accentuati anche dal fatto che pure lo
stesso produttore sembra porre poca fiducia nei marchi di tutela;
soprattutto per quanto riguarda le produzioni minori o di "nicchia",
esiste un forte differenziale tra quantità effettivamente prodotte
nell'area identificata dal disciplinare e produzioni certificate: tanto
che, a livello complessivo di settore, è possibile stimare che i livelli
di prodotto certificati nel 2002 rappresentino appena il 37% di quelli
ottenuti e quindi potenzialmente marchiabili.
E' da questi dati che partono le attività e finalità della
Fondazione Qualivita. Istituita senza
fini di lucro né per scopi commerciali, la Fondazione svolge attività
scientifiche e culturali volte a promuovere la conoscenza delle tipicità
alimentari di tutta Europa, con particolare attenzione ai prodotti DOP e
IGP. La mission avviene attraverso informazione e divulgazione per la
promozione dei prodotti e la comunicazione ai consumatori nonché alle
filiere ed ai produttori, ricerca scientifica e sociologica sulla tipicità
alimentare, indagini economiche e di mercato, creazione di banche dati
specializzate, organizzazione di eventi e seminari.
In merito a quest'ultimo proposito, la Fondazione Qualivita sta portando
avanti l'iniziativa del Primo Forum Europeo sulla Qualità Alimentare, che
si terrà a Siena per il 16-17 aprile 2004 e alla quale ha già confermato
la Sua partecipazione il Commissario Europeo all'Agricoltura, Franz
Fischler.
Una fondamentale occasione di confronto che vedrà all'opera quattro gruppi
di lavoro internazionali. Il primo affronterà le tematiche legate a
qualità e territorio. Il secondo si dedicherà alla qualità rivolta alle
imprese e al consumatore. Il terzo punterà la propria attenzione sul
delicato lavoro di chi deve comunicare la qualità e come. Al quarto
spetterà il compito di affrontare la qualità nella storia e nella
tradizione.
Appuntamento quindi a Siena per un nuovo e importante passo verso un
discorso di qualità che superi i confini e che si rivolga nel modo più
limpido e corretto ai consumatori di tutti i Paesi.
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