[...] “C'è in Etruria una città che chiamano Vinaria e che dicono
oltremodo forte perché in mezzo alla stessa si accampa un colle
sopraelevatesi per trenta stadi, e ricco nella sua parte bassa
d'ogni specie di vegetazione e di acque”. Con queste parole, un
ignoto autore greco (per secoli identificato in Aristotele), evocava
il luogo dove forse sorgeva l’Orvieto antica.
In quel testo sulle genti etrusche, Orvieto diventa “Oinarea”:
la città dove scorre il vino,
lasciando intendere una fama che già 2500 anni fa doveva conoscere
una solidità non effimera. Più tardi, nel 260 a.C., i romani
invasero e distrussero la città etrusca (il cui nome originario era
Velzna trasformatosi poi in Urbs Vetus) costringendo i suoi abitanti
a trasferirsi in massa a “Volsinii Novi” (l’odierna Bolsena). [...]
Nel 1192, appena dopo la conclusione dell’assedio posto alla città
da Enrico IV, il Comune di
Orvieto concesse esenzioni dalle tasse a quanti avessero piantato
viti. Attorno al 1200, nel giuramento prestato dai Consoli prima di
prendere possesso della Città, è detto che avrebbero salvaguardato
le strade, i luoghi più importanti della città e del territorio....e
naturalmente le vigne.
Le vigne erano, dunque, un luogo protetto dalle leggi “speciali”, ma
non sicuri della loro osservanza gli stessi Consoli, nel 1295,
nominarono i Custodi delle vigne
che avevano il compito di controllare le piantagioni, la produzione
e l’andamento dei lavori nei vari periodi dell’anno. Nel 1371 la "disposizione
pro feriis" del Comune di Orvieto prevedeva un mese di
ferie, dal 14 settembre al 18 ottobre, per consentire ai proprietari
di vigne di reclutare lavoranti stagionali per la vendemmia.
Nel 1496 il contratto stipulato tra l’Opera del Duomo e il
Pinturicchio concede al pittore
sei quartenghi di grano per ogni anno.... e il vino necessario. Nel
1500 nell’accordo siglato tra l’Opera del Duomo e
Luca Signorelli per la
realizzazione degli affreschi, è scritto che l’Opera dovesse
consegnargli ogni anno 12 some di vino (circa 1000 litri). “Item che
la fabrica sia obligata a darli, per lo tempo che lui lavora
continuo, dui quartenghe di grano al mese e dodice some di mosto per
ciascun anno alla vendebia incomensando alla vendebia proxima che
verrà”.
Risale al 1596 lo Statuto dell’Arte degli
Osti della Città’ d’Orvieto, sotto il quale “ogne giurato
dest’arte predetta deve stare et obedire....”, un volume di circa 78
fogli legati conservato presso la sezione dell’Archivio di Stato di
Orvieto. In epoca più vicina alla nostra è già tracciata un’idea del
vino di Orvieto a denominazione di origine controllata.
La passione dei Pontefici nei
confronti del vino d’Orvieto potrebbe spiegare - in termini di
marketing - l’unanime apprezzamento che le diverse epoche vollero
riservargli. A Roma, la fama del vino orvietano dalle corti papali
si diffuse tra i diversi ceti sociali, sino a raggiungere quel
popolo che la consolidò nei secoli. Dal 1990 la
Nobil Casata degli Antinori produce
l'Orvieto nella loro tenuta Castello della Sala a Ficulle, con
l'annata 2005 il vino frutto di molteplici esperienze si presenta
con il suo nuovo Disciplinare di Produzione, a voi il giudizio
finale.
Il mondo del vino è
sempre in evoluzione, cambiano i disciplinari di produzione, le
tecniche di vinificazione ed i palati dei degustatori, un
rincorrersi a vicenda per arrivare alla migliore espressione di un
territorio. Con la vendemmia 2005 gli Antinori con la tenuta del
Castello della Sala presentano questo nuovo figlio, che non vuol
essere un vino rivisto e corretto, ma l'espressione di un nuovo
prodotto che rispecchia più da vicino la città che lo produce.
San Giovanni
della Sala - Orvieto DOC Classico Superiore 2005 |
Uve: 50% Grechetto, 25% Procanico, 25% Pinot
Bianco, Viognier, Riesling. |
Clima: l’autunno
2004 è stato caratterizzato da temperature piuttosto miti e
da precipitazioni notevoli di gran lunga superiori a quelle
degli ultimi anni. L’inverno
che è seguito è stato rigido ma la piovosità è diminuita
notevolmente riequilibrando i mm di pioggia accumulati
nell’autunno. Il germogliamento è avvenuto con leggero
ritardo anche se le temperature raggiunte nella primavera
hanno permesso alle piante di recuperare bene. |
L’estate
che è seguita è stata mite con temperature massime che non
hanno superato i 35 gradi. L’uva ha subito una maturazione
graduale e costante e la quasi assenza di piogge estive ha
permesso di giungere alla raccolta con uve perfettamente
sane. La raccolta è avvenuta a settembre con un ottimo
equilibrio quanti-qualitativo. |
Vinificazione: la resa per
ettaro dei vigneti che danno origine a questo vino è
particolarmente bassa (circa 70 q.). Particolare attenzione
è stata posta nel raccogliere i grappoli al giusto punto di
maturazione, con un buon livello di zucchero ed estratti, e
quindi leggermente in ritardo rispetto alla media. Al fine
di conferire buon estratto e aroma al vino, una parte delle
uve è stata vinificata adottando la
tecnica della “criomacerazione”
(il mosto è rimasto cioè a contatto con le bucce per circa 6
ore ad una temperatura di 5° C). |
Il mosto
ottenuto dalla criomacerazione è stato aggiunto a quello
ottenuto dalla pressatura diretta delle uve ed introdotto in
serbatoi di acciaio inox, dove ha avuto luogo la
fermentazione alcolica ad una temperatura particolarmente
bassa (non eccedente i 16° C). Il vino è stato poi
conservato in serbatoi di acciaio inox a temperatura
controllata fino al momento dell'imbottigliamento.
Alcool : 12% Vol. |
Note organolettiche: di
colore giallo paglierino, è al profumo floreale ma con note
calde che ricordano la frutta matura. Per la sua tipologia è
al gusto ricco, rotondo, molto piacevole e lungo. |
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