06.06.2006 | Cultura e Tradizioni

Dagli Etruschi agli Antinori

Secondo la tradizione letteraria, il legame tra la città di Orvieto ed il vino è molto stretto. Il vino, infatti, ha sempre avuto un peso rilevante nell'attività commerciale e politica della città. Basti pensare che, nel lontano 1137, quando Orvieto divenne comune, il codice statutario della nuova realtà politica ("Carta del Popolo") teneva un'apposita rubrica destinata alle pene da applicare a quanti deturpavano le vigne altrui.

[...] “C'è in Etruria una città che chiamano Vinaria e che dicono oltremodo forte perché in mezzo alla stessa si accampa un colle sopraelevatesi per trenta stadi, e ricco nella sua parte bassa d'ogni specie di vegetazione e di acque”. Con queste parole, un ignoto autore greco (per secoli identificato in Aristotele), evocava il luogo dove forse sorgeva l’Orvieto antica.

In quel testo sulle genti etrusche, Orvieto diventa “Oinarea”: la città dove scorre il vino, lasciando intendere una fama che già 2500 anni fa doveva conoscere una solidità non effimera. Più tardi, nel 260 a.C., i romani invasero e distrussero la città etrusca (il cui nome originario era Velzna trasformatosi poi in Urbs Vetus) costringendo i suoi abitanti a trasferirsi in massa a “Volsinii Novi” (l’odierna Bolsena). [...]

Nel 1192, appena dopo la conclusione dell’assedio posto alla città da Enrico IV, il Comune di Orvieto concesse esenzioni dalle tasse a quanti avessero piantato viti. Attorno al 1200, nel giuramento prestato dai Consoli prima di prendere possesso della Città, è detto che avrebbero salvaguardato le strade, i luoghi più importanti della città e del territorio....e naturalmente le vigne.

Le vigne erano, dunque, un luogo protetto dalle leggi “speciali”, ma non sicuri della loro osservanza gli stessi Consoli, nel 1295, nominarono i Custodi delle vigne che avevano il compito di controllare le piantagioni, la produzione e l’andamento dei lavori nei vari periodi dell’anno. Nel 1371 la "disposizione pro feriis" del Comune di Orvieto prevedeva un mese di ferie, dal 14 settembre al 18 ottobre, per consentire ai proprietari di vigne di reclutare lavoranti stagionali per la vendemmia.

Nel 1496 il contratto stipulato tra l’Opera del Duomo e il Pinturicchio concede al pittore sei quartenghi di grano per ogni anno.... e il vino necessario. Nel 1500 nell’accordo siglato tra l’Opera del Duomo e Luca Signorelli per la realizzazione degli affreschi, è scritto che l’Opera dovesse consegnargli ogni anno 12 some di vino (circa 1000 litri). “Item che la fabrica sia obligata a darli, per lo tempo che lui lavora continuo, dui quartenghe di grano al mese e dodice some di mosto per ciascun anno alla vendebia incomensando alla vendebia proxima che verrà”.

Risale al 1596 lo Statuto dell’Arte degli Osti della Città’ d’Orvieto, sotto il quale “ogne giurato dest’arte predetta deve stare et obedire....”, un volume di circa 78 fogli legati conservato presso la sezione dell’Archivio di Stato di Orvieto. In epoca più vicina alla nostra è già tracciata un’idea del vino di Orvieto a denominazione di origine controllata.

La passione dei Pontefici nei confronti del vino d’Orvieto potrebbe spiegare - in termini di marketing - l’unanime apprezzamento che le diverse epoche vollero riservargli. A Roma, la fama del vino orvietano dalle corti papali si diffuse tra i diversi ceti sociali, sino a raggiungere quel popolo che la consolidò nei secoli. Dal 1990 la Nobil Casata degli Antinori produce l'Orvieto nella loro tenuta Castello della Sala a Ficulle, con l'annata 2005 il vino frutto di molteplici esperienze si presenta con il suo nuovo Disciplinare di Produzione, a voi il giudizio finale.

Orvieto 2006

Il mondo del vino è sempre in evoluzione, cambiano i disciplinari di produzione, le tecniche di vinificazione ed i palati dei degustatori, un rincorrersi a vicenda per arrivare alla migliore espressione di un territorio. Con la vendemmia 2005 gli Antinori con la tenuta del Castello della Sala presentano questo nuovo figlio, che non vuol essere un vino rivisto e corretto, ma l'espressione di un nuovo prodotto che rispecchia più da vicino la città che lo produce.

San Giovanni della Sala - Orvieto DOC Classico Superiore 2005
Uve: 50% Grechetto, 25% Procanico, 25% Pinot Bianco, Viognier, Riesling.

Clima: l’autunno 2004 è stato caratterizzato da temperature piuttosto miti e da precipitazioni notevoli di gran lunga superiori a quelle degli ultimi anni. L’inverno che è seguito è stato rigido ma la piovosità è diminuita notevolmente riequilibrando i mm di pioggia accumulati nell’autunno. Il germogliamento è avvenuto con leggero ritardo anche se le temperature raggiunte nella primavera hanno permesso alle piante di recuperare bene.

L’estate che è seguita è stata mite con temperature massime che non hanno superato i 35 gradi. L’uva ha subito una maturazione graduale e costante e la quasi assenza di piogge estive ha permesso di giungere alla raccolta con uve perfettamente sane. La raccolta è avvenuta a settembre con un ottimo equilibrio quanti-qualitativo.

Vinificazione: la resa per ettaro dei vigneti che danno origine a questo vino è particolarmente bassa (circa 70 q.). Particolare attenzione è stata posta nel raccogliere i grappoli al giusto punto di maturazione, con un buon livello di zucchero ed estratti, e quindi leggermente in ritardo rispetto alla media. Al fine di conferire buon estratto e aroma al vino, una parte delle uve è stata vinificata adottando la tecnica della “criomacerazione” (il mosto è rimasto cioè a contatto con le bucce per circa 6 ore ad una temperatura di 5° C).

Il mosto ottenuto dalla criomacerazione è stato aggiunto a quello ottenuto dalla pressatura diretta delle uve ed introdotto in serbatoi di acciaio inox, dove ha avuto luogo la fermentazione alcolica ad una temperatura particolarmente bassa (non eccedente i 16° C). Il vino è stato poi conservato in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata fino al momento dell'imbottigliamento.
Alcool : 12% Vol.

Note organolettiche: di colore giallo paglierino, è al profumo floreale ma con note calde che ricordano la frutta matura. Per la sua tipologia è al gusto ricco, rotondo, molto piacevole e lungo.


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