Dal mare all'entroterra, i migliori prodotti gastronomici del trapanese.
Scopriamo Alcamo, in provincia di Trapani e gustiamo un calice del suo vino ... itinerario proposto dal touring club italia
La cittadina è vicina all’autostrada proveniente da Palermo, che proprio qui si biforca alla volta di Trapani e di Mazara del Vallo. Si estende nei pressi del mare, qui racchiuso dal golfo di Castellammare. È vicinissima al tempio di Segesta e baricentrica rispetto ad altre località turistiche, da Monreale a Erice.
Alcamo è una cittadina di antica dignità, intatta nel suo ben tenuto nucleo trecentesco, e molto attiva specie nella produzione del Bianco d’Alcamo, tra i vini più apprezzati del Sud.
In realtà il centro scarseggia, come del resto tutta l’isola, di hotel di qualità. Per questo il Comune sta promuovendo il concetto di “città albergo”, riunendo in un consorzio i privati disposti ad affittare camere, appartamenti e seconde case, specie nell’animata contrada di Alcamo Marina.
A pranzo nel feudo di un barone
La nostra raccomandazione va a un agriturismo che si trova nella vallata al confine tra Alcamo e Balestrate, la fattoria Manostalla. La struttura edilizia è molto caratteristica: un quadrato di mura, sintomatico di atavici timori nei confronti di pirati e briganti, racchiude una corte su cui si affacciano la casa padronale e gli annessi rustici. Si tratta di un baglio, fulcro dell’antico feudo dei baroni Chiarelli, che si stendeva per ettari ed ettari a vigne, ulivi, cereali e pascoli.
Varcato il portale d’accesso, incontriamo Alessandro, erede della casata e imprenditore. In azienda si produce formaggio vaccino e caprino: il caseificio è un piccolo gioiello di tecnologia ma gli attrezzi, con apposita deroga, sono quelli antichi, mastelli in legno e cannicci in legno dove far riposare la cagliata. E in futuro il latte sarà quello della tipica vacca modicana, nera di mantello, rustica e meno generosa di latte ma ideale per restituire al formaggio il sapore più autentico. A tavola arrivano piatti deliziosi: pasta fatta in casa, caponata e caciocavallo, cannoli con la ricotta della mattina, il tutto bagnato dai vini della casa. L’atmosfera del baglio è genuina, rustica quanto basta per non sentirsi in albergo. Per gli appassionati di turismo equestre sono a disposizione i cavalli dell’azienda mentre gli amanti del trekking possono sperimentare i tracciati del Sentiero Italia.
Tutta la verità sui vini rossi e passiti
Segnaliamo l’enoteca Vini Manfrè che si trova ad Alcamo, a due passi da piazza della Repubblica. Il cantiniere Calogero Manfrè consiglia con professionalità e simpatia questa o quella bottiglia di Bianco d’Alcamo. La rassegna di produttori comprende nomi celebri, come Rapitalà e Rallo, e aziende minori che non mancano di stupire per la bontà del prodotto. Citiamo, per esempio, la Cadivin di Partinico, che si è recentemente guadagnata la “gran menzione” al Vinitaly.
Prima di congedarvi dal cantiniere fatevi spillare dell’ottimo vino passito, fornito dai produttori di Marsala e Pantelleria, e non dimenticate di chiedere l’olio, disponibile nelle pregiatissime produzioni della Valle del Belice. Se volete visitare un’azienda, il nome da annotare è quello della Marzuko, cooperativa aderente al Movimento Turismo del Vino, che stende i suoi vigneti in quel di Calatafimi, sullo sfondo del tempio di Segesta; al Bianco d’Alcamo Lèrico si affiancano i vini da tavola Solario Bianco, Solario Rosso e Baglio Rosso, nei quali si trovano combinati ceppi della tradizione e vitigni di recente introduzione (come il Müller Thurgau e lo Chardonnay).
Da Castellammare a San Vito lo Capo
In chiusura, vi proponiamo un assaggio di quelle che sono le attrattive del territorio. Scendiamo, innanzitutto, a Castellammare del Golfo. Sul molo, d’estate, viene montato un chiosco che propone piatti di pesce; gustarli, mentre scende il buio, col viavai delle barche da pesca e la cittadina che si accende pian piano di luci, è una bella esperienza. Poi, superato il centro abitato, percorrendo la litoranea, si giunge a Scopello; a mare, incorniciata da scogliere e faraglioni, si innalza l’antica tonnara; all’interno si trova il borgo contadino, sorto attorno a un grande baglio settecentesco in cui oggi è ambientato il buon ristorante Torre Bennistra. Poco oltre inizia la splendida Riserva naturale dello Zingaro, che comprende una decina di chilometri di costa selvaggia, sulla quale ancora domina la rara aquila del Bonelli. L’arco del golfo si conclude a ponente con il centro di San Vito lo Capo. Per raggiungerlo via terra bisogna fare un lungo giro, ma ne vale la pena. Bellissima la spiaggia e lo scenario, sovrastato dalle guglie del monte Monaco; straordinaria l’accoglienza gastronomica con la sorpresa del cuscus, il piatto nordafricano qui elevato a specialità e servito con pesce di scoglio, verdure e quant’altro.