Durante il primo
dei nostri appuntamenti con il passato e il futuro del vino potrete
gustarvi la mostra Materiali digitali, a cura di Andrea Coppini e
Sarah Silver , con le opere dell’artista romano Fabrizio Laurenti
(aperta fino al 31 gennaio). Un ristretto gruppo di grandi stampe,
realizzate interamente con il personal computer. Simboli, brandelli
di oggetti, figure e pensieri, assemblati digitalmente. Opere in cui
modernità e tradizione, utopie e vincoli tecnologici, convivono.
Laurenti traduce la realtà dell’uomo nel mondo d’oggi: l’iconismo
universale dell’era digitale, che trova nella mente di ciascuno il
modo di realizzarsi, in quanto specchio della nostra anima.
La serata è stata organizzata con la gentile collaborazione di
Orlando Contucci Ponno e Massimo Pagliaro.
“’Si chiama vino”, disse O'Brien con un mezzo sorriso. “Ne avrete
letto senza dubbio sui libri. Non ne arriva gran che al Partito
Esterno, temo.” Il suo volto ridivenne serio. Sollevando il
bicchiere, continuò: “Penso che sia opportuno cominciare con un
brindisi alla salute di qualcuno... Al nostro capo, dunque. A
Emmanuel Goldstein!” Winston afferrò il bicchiere con una certa
avidità. Il vino era uno di quelle cose di cui aveva letto e sognato
molto. Come il fermacarte, e i frammenti di canzonette del signor
Charrington, apparteneva al dissolto e romanzesco passato, il tempo
che fu, come gli piaceva di chiamarlo nei suoi pensieri segreti. Per
chissà quale ragione aveva sempre pensato che il vino avesse un
forte sapore dolce, simile a quello della marmellata di more, e un
immediato potere inebriante. La verità era che, dopo anni di
assuefazione al gin, era quasi impossibile sentirne il gusto.
Vuotato che ebbe il bicchiere, lo posò sul tavolo." 1984, George
Orwell
Il nettare degli dei, Il vino, è sempre stato una sorta di musa, una
fonte di ispirazione divina. È presente nella letteratura, nel
cinema e nell’arte. Cosa evoca quella sostanza fragrante dai colori
che variano dal fieno, al miele, all’ambra e al rosso rubino?
Come l’artista si fa sedurre dai colori e dal profumo dell’olio,
così il vino si presenta con tutti i suoi colori e fragranze. Molti
artisti hanno meditato su un quadro con un bicchiere di vino in
mano, molti poeti si sono emersi nelle sue acque per raggiungere il
“Vinus Veritas”. Ci sono i vini del lavoro, i vini di meditazione e
vini del piacere.
Nel testo di George Orwell,
Winston assaggia il vino per la prima volta, ma la preziosa sostanza
aveva già un posto nel suo immaginario. Come per tutti noi, quando
ci sediamo rilassati sorseggiando un buon bicchiere, e in un certo
senso veniamo trasportati nel passato, verso una realtà agreste che
fa parte del nostro più profondo retroterra culturale. Il vino ha un
aria e una storia romantica e nobile, proprio come l’arte e i suoi
protagonisti, ma non solo. Allo stesso tempo ci offre anche i suoi
lati negativi, con la dannazione dell’alcolismo. Il vino e l’arte
nascono nell’antico ma appartengono anche al futuro, mantenendo
sempre un posto nel mondo e nella nostra interiorità.
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