03.11.2004 | Cultura e Tradizioni

Dolci morsi dalla storia: le antiche mele d’Asiago

In origine fu la "mela tentatrice" che fece scacciare Adamo ed Eva dal Paradiso, poi il "pomo della discordia" che provocò lutti e tragedie durante la guerra di Troia. Oggi per fortuna la mela ha recuperato la sua reputazione ed è diventata simbolo di prosperità e uno dei frutti più coltivati e consumati al mondo.

Protagonista addirittura di film ("Vino, patate e mele rosse"), di fiabe (Biancaneve e i sette nani"), di opere d'arte ("Le fils de l'homme - di René Magritte") e non dimentichiamo anche del famoso proverbio "una mela al giorno toglie il medico di torno".

Un frutto amato, dunque, disponibile tutto l'anno e che conta più di diecimila varietà, di cui ben 84 coltivate sull'Altopiano di Asiago, in provincia di Vicenza. Un vero record perché si tratta di meli quasi minacciati dall'estinzione, censiti con pazienza da Antonio Cantele, erborista e studioso di botanica, che ha pubblicato un libro dal titolo "Le mele antiche dei nostri nonni". "Per motivi di lavoro - ha scritto nella prefazione Cantele - mi ero allontanato dal nostro Altopiano e per anni avevo consumato le mele e le pere che il mercato offriva, contaminate dai fitofarmaci. Al mio rientro, però, ho velocemente recuperato il gusto perduto, ho ritrovato i 'peri volpe' e i 'canalini' che mi avevano accompagnato durante l'infanzia; sono stato inebriato dai 'pomi madona' e 'musetto' che ero solito mangiare nella stalla dutrante i filò invernali, mentre si 'spessegava con la dressa' fra le mani. Così ho ripreso a coltivare un grande orto biologico e a riprodurre le vecchie varietà di alberi da frutto".

Un capitolo del libro è dedicato al passato agricolo dell'Altopiano con interessanti note su Lusiana, piccolo comune del comprensorio considerato dagli antichi scrittori la culla della frutticoltura, mentre un'altra sezione descrive la situazione attuale del mercato. La parte più interessante è dedicata alle schede delle 84 varietà di mele con precisa indicazione del luogo di diffusione e caratteristiche organolettiche.

Così si scopre, per esempio, che della varietà "Sonajo" esistono solo cinque esemplari a Roana, e che il nome deriva dal fatto che a maturazione i semi si distaccano dalle logge e scuotendoli emettono un tintinnio. Per le proprietà e qualità dei suoi componenti, non poteva mancare la sezione dedicata alla gastronomia con interessanti note sul succo di mela, il sidro e l'aceto, e suggerimenti per gustosissime e facili ricette. E per chi volesse cimentarsi a coltivare un orto o un frutteto biologico, contribuendo così al recupero delle tradizioni e delle radici, nell'ultimo capitolo vengono dati preziosi suggerimenti sulla scelta varietale, sui metodi di impianto e di allevamento.

Un lavoro di ricerca e catalogazione sicuramente pregevole quello di Antonio Cantele che, come dice lui stesso nella prefazione, "vuol essere un invito a ritornare alla natura, rivolto sia ai giovani che agli adulti, perché difendano, valorizzino e riprendano a coltivare e ad assaporare così le vecchie mele, prima che scompaiono del tutto".

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Luisa Quinto
luisa.quinto@regione.veneto.it

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