Protagonista addirittura di film ("Vino, patate e
mele rosse"), di fiabe (Biancaneve e i sette nani"), di opere d'arte
("Le fils de l'homme - di René Magritte") e non dimentichiamo anche
del famoso proverbio "una mela al giorno toglie il medico di torno".
Un frutto amato, dunque, disponibile tutto l'anno e che conta più di
diecimila varietà, di cui ben 84 coltivate sull'Altopiano di Asiago,
in provincia di Vicenza. Un vero record perché si tratta di meli
quasi minacciati dall'estinzione, censiti con pazienza da
Antonio Cantele, erborista e
studioso di botanica, che ha pubblicato un libro dal titolo
"Le mele antiche dei nostri nonni".
"Per motivi di lavoro - ha scritto nella prefazione Cantele - mi ero
allontanato dal nostro Altopiano e per anni avevo consumato le mele
e le pere che il mercato offriva, contaminate dai fitofarmaci. Al
mio rientro, però, ho velocemente recuperato il gusto perduto, ho
ritrovato i 'peri volpe' e i
'canalini' che mi avevano
accompagnato durante l'infanzia; sono stato inebriato dai
'pomi madona' e
'musetto' che ero solito
mangiare nella stalla dutrante i filò invernali, mentre si 'spessegava
con la dressa' fra le mani. Così ho ripreso a coltivare un grande
orto biologico e a riprodurre le vecchie varietà di alberi da
frutto".
Un capitolo del libro è dedicato al passato
agricolo dell'Altopiano con interessanti note su
Lusiana, piccolo comune del
comprensorio considerato dagli antichi scrittori la culla della
frutticoltura, mentre un'altra sezione descrive la situazione
attuale del mercato. La parte più interessante è dedicata alle
schede delle 84 varietà di mele con precisa indicazione del luogo di
diffusione e caratteristiche organolettiche.
Così si scopre, per esempio, che della varietà
"Sonajo" esistono solo cinque esemplari a Roana, e che
il nome deriva dal fatto che a maturazione
i semi si distaccano dalle logge e scuotendoli emettono un tintinnio.
Per le proprietà e qualità dei suoi componenti, non poteva mancare
la sezione dedicata alla gastronomia con interessanti note sul succo
di mela, il sidro e l'aceto, e suggerimenti per gustosissime e
facili ricette. E per chi volesse cimentarsi a coltivare un orto o
un frutteto biologico, contribuendo così al recupero delle
tradizioni e delle radici, nell'ultimo capitolo vengono dati
preziosi suggerimenti sulla scelta varietale, sui metodi di impianto
e di allevamento.
Un lavoro di ricerca e catalogazione sicuramente pregevole quello di
Antonio Cantele che, come dice lui stesso nella prefazione, "vuol
essere un invito a ritornare alla natura, rivolto sia ai giovani che
agli adulti, perché difendano, valorizzino e riprendano a coltivare
e ad assaporare così le vecchie mele, prima che scompaiono del
tutto".
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Luisa Quinto
luisa.quinto@regione.veneto.it |