03.02.2003 | Cultura e Tradizioni

Enoturismo e sviluppo

Tra pochi giorni non ci saranno più scuse per nessuno: la Regione infatti sta per riconoscere ufficialmente le strade del vino e i comitati promotori, potranno dimostrare di avere idee e presentare progetti dopo tanti anni passati a lamentarsi.

La commissione di esperti dell’assessorato all’Agricoltura infatti ha già dato semaforo verde alle strade del vino dei Campi Flegrei, del Vesuvio, di Ischia, della Costa d’Amalfi. Ultimi giorni di attesa formale per quelle di Caserta, Irpinia, Sannio, Penisola Sorrentina e Castel San Lorenzo. Tra i territori delle doc campane alla fine resteranno esclusi solamente il Cilento e Capri. 

Il primo perché incredibilmente non ha presentato neanche la domanda di ammissione segnando così un preoccupante salto all’indietro negli anni: nemmeno l’Ente Parco ha voluto o saputo fare da collante tra gli imprenditori evidentemente appagati dal successo, dai guadagni e dai riflettori di questi ultimi tempi. Per quanto riguarda la strada del vino di Capri, invece, c’è qualche problema sui requisiti previsti. 

«In effetti - spiega il Marcello De Simone, direttore della Coldiretti di Napoli e presidente del comitato della strada del vino dei Campi Flegrei - non è sempre facile trovare l’intesa tra gli imprenditori, ma questo era davvero l’ultimo tram da prendere per scommettere sull’enoturismo». Cosa cambia in concreto? Ottenuto il riconoscimento della strada del vino, ciascun comitato promotore potrà presentare progetti per accedere ai finanziamenti previsti dalla Regione. 

Per fare cosa? Depliant e cartelli stradali certamente, poi spot, siti internet, carte che ridisegnano il territorio indicando con precisione dove andare, cosa comprare, dove mangiare e dormire e, ancora, migliorare le strutture ricettive con fondi per le sale di degustazione, punti di vendita. Insomma una tonica apertura all’esterno in Campania, dove la cultura dell’accoglienza aziendale e della comunicazione massmediologica è ancora circoscritta a pochissime aziende mentre è quasi del tutto assente la cartellonistica specializzata. Quanto all’enoturismo, sinora tutto è stato affidato ad iniziative estemporanee di privati più che ad una programmazione complessiva in grado di abbracciare tutto il territorio. Eppure la scommessa non è di poco conto: si calcola che questo settore produrrà almeno diecimila posti di lavoro nel giro di due anni.
Luciano Pignataro

Fonte: Il Mattino

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