“Non posso che
condividere il Suo disappunto circa la totale assenza” nel documento
presentato dal Presidente del Comitato Agricoltura dell’OMC Stuart
Harbinson “della protezione delle indicazioni geografiche.” “E’ mia ferma
intenzione cercare di ottenere un testo negoziale il più possibile
rispettoso delle esigenze comunitarie” e “la difesa del modello agricolo
europeo basato sul concetto di multifunzionalità e sulla protezione delle
indicazioni geografiche è una delle priorità comunitarie nei negoziati in
corso.
Tale obiettivo è tanto più importante quanto più veloce è il processo di
liberalizzazione del commercio mondiale dei prodotti agricoli.” E’ questo
il testo della lettera di risposta inviata dal Commissario Europeo
all’agricoltura Franz Fischler al Presidente della Coldiretti Paolo Bedoni
resa nota oggi in occasione della riunione a Ginevra del Comitato
agricoltura del WTO che dovrà trovare entro la scadenza del 31 marzo,
fissata a Doha, l’accordo sulle modalità del negoziato agricolo. Il
Presidente della Coldiretti chiede di “considerare la difesa
internazionale delle indicazioni geografiche contro inaccettabili
usurpazioni e imitazioni un’assoluta priorità per l’Europa”.
Per Bedoni infatti “gli ingenti danni economici e d’immagine provocati ai
nostri produttori in termini di quote di mercato “occupate” e limitazioni
di accesso ai mercati esteri per prodotti di grande storia e tradizione le
cui qualità sono universalmente riconosciute, nonché l’intollerabile
raggiro dei consumatori, vanno assolutamente fermati attraverso
l’istituzione di un efficace registro multilaterale delle indicazioni
geografiche (relative ai prodotti alimentari e ai vini) che abbia
carattere vincolante per tutti i membri del WTO”.
Secondo una analisi della Coldiretti sono molti i prodotti nazionali
simbolo oggetto di pratiche commerciali scorrette che falsano la
concorrenza internazionale, ingannano i consumatori e danneggiano per
centinaia di milioni di Euro i produttori nazionali. Accanto agli esempi
più noti dell’uso del termine “Parmesan” per prodotti di imitazione del
Parmigiano Reggiano (il più imitato nel mondo) e a quello del marchio
“Cambozola” per un formaggio prodotto in Germania che evoca il
tradizionale Gorgonzola ci sono molti altri casi di “agropirateria” come
il formaggio Provolone del Wisconsin (USA), la Robiola canadese, il
Chianti Classico imbottigliato nelle cantine argentine, la Grappa ottenuta
in Sud Africa, le produzioni australiane di Marsala e Lambrusco e l’olio
“Toscano” imbottigliato e venduto da prestigiosi supermercati inglesi.
Da difendere - sottolinea la Coldiretti - è il paniere dei prodotti a
denominazione di origine (DOP/IGP) italiani riconosciuti dall’Unione
Europea che può contare su 123 denominazioni su un totale comunitario di
607 alle quali si sommano i vini di qualità italiani rappresentati da 24
Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG) e 314
Denominazioni di origine Controllata (DOC). Guidano la classifica italiana
- precisa la Coldiretti - i prodotti ortofrutticoli (35), i formaggi con
ben 30 prodotti riconosciuti, seguiti dagli oli di oliva (25), dai
prodotti a base di carne (25), ai quali seguono gli aceti (2), i prodotti
da panetteria (2), due prodotto di carne e frattaglie fresche e una
essenza, il bergamotto. Il valore al consumo dei prodotti a denominazione
di origine nazionali è pari a 7,7 miliardi di Euro (1,5 miliardi di Euro
le esportazioni) dei quali 4,3 per i formaggi, 2,8 per salumi e
prosciutti, 0,08 per l’ortofrutta, 0,05 per gli oli di oliva e 0,4 per gli
altri prodotti
Fonte: COLDIRETTI |