30.09.2002 | Cultura e Tradizioni

Fondamentale il bicchiere per gustare un vino eccelso

Uno degli oggetti che usiamo più frequentemente è il bicchiere. Da semplice recipiente usato per portare alle labbra liquidi dissetanti, diventa fondamentale quando deve interpretare un vino eccelso. Di cristallo o di vetro, preferibilmente liscio, ma obbligatoriamente trasparente, il bicchiere è un insieme di parti ben definite, ma note a pochi, che, attraverso specifici requisiti, garantiscono la celebrazione delle peculiarità del vino.

J.J. Winckelmann, studioso di arte antica vissuto nel XVIII secolo, sosteneva che «il sapore del vino bevuto in un bicchiere trasparente che non ne maschera il colore, riesce infinitamente più gradevole di quello sorseggiato da una preziosa coppa d’oro». Ma come dev’essere un calice «perfetto»? In primo luogo il suo design essenziale deve armonizzare e fondersi anche con oggetti d’antiquariato, vasellame e argenti di famiglia o mise en place istituzionali. La base, o «piattello», deve apparire sufficientemente larga e robusta da permettere alla mano di afferrare e reggere il calice, senza che questa tocchi il «gambo», rischiando sia di inquinare con un odore fuori campo le caratteristiche olfattive del vino in assaggio, sia di alterarne la temperatura. La «coppa», dall’ampiezza equilibrata, deve permettere il dolce roteamento del vino nel bicchiere e agevolarne la risalita sulla «proboscide» per poterne esaminare fedelmente colore, trasparenza, struttura e valutarne pregi e difetti. La «bocca», rispetto alla «pancia», deve mostrare una decisa chiusura che concentri, distingua ed esalti tutte le componenti aromatiche del vino. Il «bevante» infine, deve essere liscio e levigato, così da consentire che il liquido giunga soavemente alle labbra. Un’idea in più? Impariamo a degustare i superbi vini nazionali dai migliori calici che il nostro Paese produce. Questione di stile... Rossana Bettini

FONTE: IL PICCOLO DI TRIESTE

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