03.09.2003 | Vino e dintorni

Gli insetti dannosi: modalità di attacco, i sintomi sulla pianta, i mezzi di dif

I nemici animali della vite sono numerosi e agguerriti, e sono soprattutto Artropodi, vale a dire Insetti ed Acari, e Nematodi, che non sono Artropodi ma piccoli vermi che vivono nel terreno. Tra gli insetti troviamo la famosa Fillossera che sotto la corteccia depone le "uova d'inverno"; seguiamo la storia di un uovo: in primavera schiude e lascia spazio ad una larvettina, capostipite di una colonia di fillossere e, per questo, chiamata "fondatrice".

La larvetta raggiunge una giovane foglia di vite, la punge con un rostro e si annida dentro ad una piccola borsa sporgente nella pagina inferiore della foglia e formatasi in seguito alla puntura: in circa 20 giorni e dopo quattro mute, all'interno della piccola borsa, detta "galla", diventa adulta, senza ali. Dentro le galle depone le uova (circa 400), da sola, senza maschio, e dalle prime uova nascono nuove larvettine che vanno a colonizzare e a formare nuove galle sulle foglie e sui germogli; dalle ultime uova nascono fillossere (senza ali) che si dirigono immediatamente verso le radici della vite, le pungono e ne determinano rigonfiamenti. 

Nel corso della stagione vegetativa della vite
si osservano fino a 8 generazioni di "gallecole" ma, con l'avanzare della stagione, aumentano le "radicicole" e diminuiscono le fillossere "gallecole". La storia prosegue, in estate avanzata, le radicicole danno origine a generazioni alate che escono dal terreno, volano sui tralci e depongono (da sole, senza maschi) uova di due dimensioni: dalle piccole nasceranno maschi, dalle grandi, le femmine. Ecco, finalmente, maschi e femmine insieme, sono piccoli, molto piccoli e vivono poco: il tempo di accoppiarsi e di consentire alla femmina di deporre, sotto la corteccia, un solo uovo, l'uovo d'inverno; e la storia ricomincia… 

Questa è la storia di un flagello che ha provocato danni gravissimi,
"macchie d'olio" sulle foglie che tendono al giallo, deperimenti sui tralci corti e sottili, pochi e malandati grappoli. I portinnesti delle viti americane, adoperati sui nostri terreni, sono attaccati dalla fillossera ma sono resistenti.

Altri insetti danneggiano il vigneto
, per esempio la Metcalfa pruinosa, lunga circa 8 mm, si nutre di foglie, germogli, acini e produce la melata; sgusciano dalle uova svernanti e una cera bianca avvolge le forme giovanili dell'insetto; gli adulti possono essere combattuti con trattamenti insetticidi e con la lotta biologica, introducendo nell'ambiente altri insetti, vespine o farfalle, rispettivamente predatori sulle larve o limitatori sugli adulti.

La Tignola e la Tignoletta dell'uva
sono due farfalline piuttosto dannose per la vite. La Tignola vive bene con climi temperati e molta umidità: da adulta ha un'apertura alare di un centimetro e mezzo, ali anteriori gialle con una striscia scura trasversale, e bruchi color rosso. La Tignoletta è più piccola, grigia e bruchi tendente al verde. Le farfalline si vedono a maggio: depongono le uova sui fiori della vite, dalle uova nascono bruchini che avvolgono con fili di seta i fiori e, immediatamente dopo, li divorano. 

Non finisce qui.
Quando l'estate è iniziata da una circa una settimana, i bruchi diventano crisalidi e, intorno alla metà di luglio, nasce la seconda generazione di farfalline che vanno sugli acini e depongono le uova: dalle uova escono bruchi che entrano negli acini e li spolpano; 3 o 4 acini per larva, gli acini seccano, marciscono e fan marcire quelli vicini, con discreti danni. Per la Tignoletta si può arrivare fino alla quarta generazione. 

Quando arrivano i primi freddi
, le larve dell'ultima generazione vanno sotto le cortecce, passano l'inverno da crisalidi e si preparano alla successiva primavera. Contro le tignole, in genere non s'interviene in prima generazione ma si fa uso, a metà giugno, di trappole a richiamo ormonale sessuale sui maschi per catturarli e valutarne numericamente la presenza: s'interviene, in seguito, con batteri insetticidi prima della fioritura e con diffusione nell'aria di sostanze simili ai richiami ormonali femminili, per disorientare i maschi e impedire la possibilità d'accoppiamento.

Frankliniella occidentalis
, arriva dall'America del Sud, ha un gran numero di generazioni all'anno, punge per nutrirsi provocando colatura dei fiori e disseccamento degli acini, ferisce per deporre le uova causando necrosi dei tessuti della pianta.

I maggiolini
mangiano le foglie così come le cicaline che sulle foglie si riproducono. Empoasca e Jacobiasca, cicaline diffuse ovunque, sono verdi e lunghe mezzo millimetro, Zygina ramni, la vera cicalina italiana, ha il color della crema con striscioline rosso-arancio, ed è lunga 3 cm. Hanno più generazioni, depongono le uova nelle nervature delle foglie e le giovani stanno nelle pagine inferiori pungendo prima le nervature più piccole, poi quelle più grosse: in genere, le presenza di predatori naturali bilancia la popolazione delle cicaline ed inoltre consideriamo che le foglie disseccate si evidenziano tempo dopo che il danno è stato arrecato e l'uso dell'insetticida sarebbe tardivo oltre che dannoso; lo zolfo può essere utile. 

Dello Scaphoideus diciamo che ha una generazione all'anno e sverna, come uovo, sotto la corteccia squamosa costituente il legno vecchio della vite, è lungo circa 5 cm, le forme giovanili si nutrono pungendo le nervature della pagina inferiore delle foglie. Le femmine, da metà estate fino ad inizio autunno utilizzano una specie di cannula-pungiglione, dette tenebra, per conficcare nella vite le uova.

E poi ancora Vesperus strepens
allo stadio larvale può provocare danni alle radici, il sigaraio invece, che vive su diverse specie di piante, si costruisce il nido arrotolando le foglie e incidendo il picciolo per farle avvizzire e deponendo, all'interno del "sigaro" formato, le uova: curioso più che dannoso. Le vespe portano danni perché hanno l'apparato boccale che danneggia gli acini dell'uva non le api che possono solo lambire, leccare e asciugare le ferite inferte dalle vespe, impedendo ai batteri di provocare danni maggiori.

Paolo d'Abramo
Responsabile scientifico
Enologia e Viticoltura 

VINit.net
dabramo@vinit.net

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