La larvetta raggiunge una giovane
foglia di vite, la punge con un rostro e si annida dentro ad una piccola
borsa sporgente nella pagina inferiore della foglia e formatasi in seguito
alla puntura: in circa 20 giorni e dopo quattro mute, all'interno
della piccola borsa, detta "galla", diventa adulta, senza ali. Dentro le
galle depone le uova (circa 400), da sola, senza maschio, e dalle prime
uova nascono nuove larvettine che vanno a colonizzare e a formare nuove
galle sulle foglie e sui germogli; dalle ultime uova nascono fillossere
(senza ali) che si dirigono immediatamente verso le radici della vite, le
pungono e ne determinano rigonfiamenti.
Nel corso della stagione vegetativa della vite
si osservano fino a 8 generazioni di "gallecole" ma, con l'avanzare
della stagione, aumentano le "radicicole" e diminuiscono le
fillossere "gallecole". La storia prosegue, in estate avanzata, le
radicicole danno origine a generazioni alate che escono dal terreno,
volano sui tralci e depongono (da sole, senza maschi) uova di due
dimensioni: dalle piccole nasceranno maschi, dalle grandi, le femmine.
Ecco, finalmente, maschi e femmine insieme, sono piccoli, molto piccoli e
vivono poco: il tempo di accoppiarsi e di consentire alla femmina di
deporre, sotto la corteccia, un solo uovo, l'uovo d'inverno; e la storia
ricomincia…
Questa è la storia di un flagello che ha provocato danni gravissimi,
"macchie d'olio" sulle foglie che tendono al giallo, deperimenti sui
tralci corti e sottili, pochi e malandati grappoli. I portinnesti
delle viti americane, adoperati sui nostri terreni, sono attaccati dalla
fillossera ma sono resistenti.
Altri insetti danneggiano il vigneto, per esempio la
Metcalfa pruinosa, lunga circa 8 mm,
si nutre di foglie, germogli, acini e produce la melata; sgusciano dalle
uova svernanti e una cera bianca avvolge le forme giovanili dell'insetto;
gli adulti possono essere combattuti con trattamenti insetticidi e con la
lotta biologica, introducendo nell'ambiente altri insetti, vespine o
farfalle, rispettivamente predatori sulle larve o limitatori sugli adulti.
La Tignola e la Tignoletta dell'uva sono
due farfalline piuttosto dannose per la vite. La Tignola vive bene con
climi temperati e molta umidità: da adulta ha un'apertura alare di un
centimetro e mezzo, ali anteriori gialle con una striscia scura
trasversale, e bruchi color rosso. La Tignoletta è più piccola,
grigia e bruchi tendente al verde. Le farfalline si vedono a maggio:
depongono le uova sui fiori della vite, dalle uova nascono bruchini che
avvolgono con fili di seta i fiori e, immediatamente dopo, li divorano.
Non finisce qui. Quando l'estate è iniziata da una circa una
settimana, i bruchi diventano crisalidi e, intorno alla metà di luglio,
nasce la seconda generazione di farfalline che vanno sugli acini e
depongono le uova: dalle uova escono bruchi che entrano negli acini e li
spolpano; 3 o 4 acini per larva, gli acini seccano, marciscono e fan
marcire quelli vicini, con discreti danni. Per la Tignoletta si può
arrivare fino alla quarta generazione.
Quando arrivano i primi freddi, le larve dell'ultima generazione vanno
sotto le cortecce, passano l'inverno da crisalidi e si preparano alla
successiva primavera. Contro le tignole, in genere non s'interviene in
prima generazione ma si fa uso, a metà giugno, di trappole a richiamo
ormonale sessuale sui maschi per catturarli e valutarne numericamente la
presenza: s'interviene, in seguito, con batteri insetticidi prima
della fioritura e con diffusione nell'aria di sostanze simili ai richiami
ormonali femminili, per disorientare i maschi e impedire la possibilità
d'accoppiamento.
Frankliniella occidentalis, arriva dall'America del Sud, ha un
gran numero di generazioni all'anno, punge per nutrirsi provocando
colatura dei fiori e disseccamento degli acini, ferisce per deporre le
uova causando necrosi dei tessuti della pianta.
I maggiolini mangiano le foglie così come
le cicaline che sulle foglie si riproducono. Empoasca e
Jacobiasca, cicaline diffuse ovunque, sono verdi e lunghe mezzo
millimetro, Zygina ramni, la vera cicalina italiana, ha il color
della crema con striscioline rosso-arancio, ed è lunga 3 cm. Hanno più
generazioni, depongono le uova nelle nervature delle foglie e le giovani
stanno nelle pagine inferiori pungendo prima le nervature più piccole, poi
quelle più grosse: in genere, le presenza di predatori naturali bilancia
la popolazione delle cicaline ed inoltre consideriamo che le foglie
disseccate si evidenziano tempo dopo che il danno è stato arrecato e l'uso
dell'insetticida sarebbe tardivo oltre che dannoso; lo zolfo può essere
utile.
Dello Scaphoideus diciamo che ha
una generazione all'anno e sverna, come uovo, sotto la corteccia squamosa
costituente il legno vecchio della vite, è lungo circa 5 cm, le forme
giovanili si nutrono pungendo le nervature della pagina inferiore delle
foglie. Le femmine, da metà estate fino ad inizio autunno utilizzano una
specie di cannula-pungiglione, dette tenebra, per conficcare nella vite le
uova.
E poi ancora Vesperus strepens allo
stadio larvale può provocare danni alle radici, il sigaraio invece, che
vive su diverse specie di piante, si costruisce il nido arrotolando le
foglie e incidendo il picciolo per farle avvizzire e deponendo,
all'interno del "sigaro" formato, le uova: curioso più che dannoso. Le
vespe portano danni perché hanno l'apparato boccale che danneggia gli
acini dell'uva non le api che possono solo lambire, leccare e asciugare le
ferite inferte dalle vespe, impedendo ai batteri di provocare danni
maggiori.
- Lezione precedente:
Le malattie
- Lezione successiva:
La lotta biologica ed integrata
-
Torna alla pagina principale del corso
|