21.11.2003 | Vino e dintorni

Greve in Chianti pianta il 1° cartello ''Comune ogm free''

Un cartello per ogni comune: questa è la proposta di Legambiente e Città del Vino lanciata al convegno - Liberi da OGM. Lo sviluppo rurale tra tradizione e innovazione - "Comune ogm free": il primo cartello si può vedere da oggi all'ingresso del territorio comunale di Greve in Chianti che per primo, accoglie la proposta di Legambiente e Città del Vino: un cartello per sancire a chiare lettere il rifiuto delle colture geneticamente modificate.

I cartelli, però, potrebbero presto diventare oltre 500, perché il progetto presentato oggi dalle due associazioni potrebbe raccogliere le immediate adesioni dei 520 Comuni aderenti a Città del Vino. Asti, Berchidda (Ss), Terzigno (Na), Montefalcione (Av) e Corno di Rosazzo (Ud) hanno dato la loro adesione quasi in tempo reale, visto che la campagna è appena partita.

Di questa iniziativa, delle peculiarità dello sviluppo rurale italiano, dei rischi Ogm si parla oggi, prima della "piantumazione", nella sala del Consiglio Comunale di Greve in Chianti al convegno "Libero da Ogm. Lo sviluppo rurale tra tradizione e innovazione" organizzato da Legambiente e Città del Vino. Tra i partecipanti, moderati dalla giornalista Andreina De Tomassi, intervengono Tito Barbini, assessore all'agricoltura della Regione Toscana, Ermete Realacci e Francesco Ferrante di Legambiente, Paolo Saturnini, sindaco di Greve in Chianti, Stefano Masini, responsabile Ambiente e territorio di Coldiretti, Vincenzo Vizioli, presidente Aiab, Alessio Planeta, produttore vinicolo siciliano, Maurizio Zucchi, direttore qualità Coop Italia, Floriano Zambon, neopresidente dell'Associazione nazionale Città del Vino, insieme ad altri rappresentati del mondo agricolo, istituzionale e commerciale.

L'incontro è l'occasione per dichiarare la decisa presa di posizione di alcuni Comuni del nostro Paese contro l'introduzione indiscriminata di sementi biotech, in questa fase di massima discussione europea sui temi della coesistenza tra agricoltura biologica, convenzionale e biotecnologia e sul futuro dei prodotti enogastronomici di qualità. In Italia, il vino Ogm ancora non c'è, ma il pericolo sì. Il principale rischio Ogm per i nostri vitigni è quello legato alla contaminazione accidentale. Un meccanismo pericoloso quanto pervasivo, contro il quale lo stesso ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno ha più volte ribadito di non voler abbassare il livello di guardia.

"Le Città del vino vogliono mettersi alla guida di una grande campagna che coinvolga tutti i Comuni italiani per mettere definitivamente al bando le colture Ogm dal nostro Paese - ha detto il neopresidente delle Città del Vino, Floriano Zambon -. Un Paese che vuole valorizzare la qualità e la tipicità delle proprie produzioni deve esplicitamente escludere l'utilizzo di prodotti Ogm e tutelarsi dal rischio della contaminazione, a partire dalle sementi. Così, in base all'adozione del principio di precauzione e a garanzia della sovranità delle scelte di produttori e consumatori, non si può che adottare un limite di tolleranza zero per la contaminazione accidentale da Ogm. Unica garanzia per salvaguardare la tipicità di ogni zona agricola e i frutti di un'agricoltura di qualità".

"Si deve scongiurare ogni ipotesi di 'coesistenza' - ha commentato Ermete Realacci, presidente nazionale di Legambiente - che farebbe venir meno il confine tra ogm e ogm-free. L'Italia deve essere la patria della buona agricoltura e dei prodotti tipici, non una terra di conquista dell'agricoltura transgenica. Il nostro Paese ha un sistema agroalimentare unico, caratterizzato da una superficie agricola molto parcellizzata e da una forte interdipendenza tra contesti territoriali e culturali, dove le produzioni tipiche e di qualità si sono ormai affermate come valido motore di sviluppo, anche a livello internazionale.

Per il nostro Paese non esiste opportunità né convenienza a produrre vini geneticamente modificati ma nemmeno a rischiare contaminazioni tra produzioni ogm e produzioni tradizionali. Rinviare le azioni a livello regionale all'accertamento del fallimento delle misure aziendali, significa rendere irreversibile la contaminazione delle coltivazioni tradizionali e biologiche compromettendo fortemente la competitività dell'agricoltura italiana fondata sulla qualità e tipicità delle sue produzioni".

"Proteggere e valorizzare la specificità dei nostri vini - ha aggiunto Paolo Saturnini, sindaco di Greve in Chianti - salvare i vitigni autoctoni dimenticati, opporsi all'avvento degli OGM nel settore della vitivinicoltura, significa difendere l'essenza stessa della nostra produzione enologica. Proteggere e valorizzare la cultura materiale, le tradizioni, gli usi e costumi, i prodotti tipici delle terre del vino vuol dire difendere le ragioni del turismo del vino. Nessuno ci ha ancora fornito una ragione plausibile per l'introduzione degli ogm nella vitivinicoltura.

Non abbiamo bisogno di produrre più vino; non abbiamo bisogno di produrlo laddove le condizioni ambientali non lo consentono; non abbiamo bisogno di produrre vini-fotocopia. Perché il concetto di vino è antitetico a quello di omologazione e perché il futuro della vitivinicoltura italiana passa e, ancora di più, passerà in futuro dalla esaltazione delle diversità. Il futuro del nostro vino ha molto a che fare con la valorizzazione del territorio e con il recupero dei vitigni autoctoni e poco a che spartire con la filosofia che sta dietro al business degli ogm".

5 ottimi motivi perché un comune si dichiari antitransgenico:

  • Per valorizzare le produzioni locali, di pregio, tradizionali;
  • promuovere un modello di agricoltura dal massimo rispetto ambientale;
  • evitare di compromettere l'equilibrio biologico e l'ecosistema;
  • prevenire danni alla salute della popolazione;
  • consentire alle aziende a conduzione biologica di poter continuare la propria attività;

Ufficio stampa Legambiente
Alice Scialoja
06/86.26.83.99
339/39.45.428

Ufficio stampa Città del Vino
Massimiliano Rella
0577/27.15.79
338/94.10.716

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