All'interno della
prima categoria è stato intervistato un panel di ristoratori, enotecari ed enologi, selezionati con criteri ad hoc. Nel secondo
gruppo invece sono state effettuate due selezioni: la prima di
enoappassionati tra i 35 ed i 65 anni,
la seconda di 12 giovani studenti
che hanno frequentato un master in viticoltura.
Le domande poste a tutti gli intervistati
sono state queste:
a) elencate due nomi di riviste
enogastronomiche che vi vengono in mente;
b) leggete esclusivamente
riviste e guide italiane o anche quelle straniere ? se si quali ?
c) ci sono differenze tra le
riviste italiane e quelle straniere? Se si quali?
d) cosa vi aspettate da una
rivista o guida enogastronomica ?
e) se acquistate riviste e
guide, quali sono i motivi sottesi all'acquisto ?
f) con quali criteri scegliete
una rivista o guida ?
g) quali fattori determinano il
successo di un vino in Italia ? ed all'estero ?
h) quanto influisce la
visibilità, il marketing (numero di articoli ) nel successo di un
vino ?
i) da quali fattori è
influenzato il consumatore nella scelta di un determinato vino ?
j) vi fidate dei giudizi che si
trovano all'interno delle riviste ? Motivate la vs risposta;
k) se poteste migliorare la
qualità delle riviste e/o guide enogastronomiche, cosa cambiereste ?
l) pregi e difetti delle guide
enogastronomiche ?
m) come si comunica la qualità
al consumatore ?
Poi sono state poste delle domande
esclusivamente agli enologi:
a) come si crea un vino e come
si comunica la creatività al consumatore ? ed ai media ?
ed altre esclusivamente invece ad enotecari
e ristoratori:
a) con quali criteri costruite
la vs cantina ?
b) che tipo di utente viene nel
suo locale ?
Le risposte sono state bene articolate e sotto ne riporto le
principali, con qualche osservazione e considerazione personale.
1) risposta dei giovani
" Dipende da chi le fa', se sono edite da una associazione che mi dà
la garanzia di una rivista di qualità diventano un prodotto da
guardare con attenzione e non un prodotto commerciale " (es. Il
Sommelier - rivista dell' AIS)
Fattori che influenzano la scelta di un
vino
La copertura mediatica è ritenuta fondamentale non solo come mezzo
attraverso il quale il consumatore può venire a conoscenza di nuovi
vini ma come strumento di marketing vero e proprio e quindi
all'unanimità hanno dichiarato :
"si tende piu' a bere il nome e non il vino, quindi le riviste hanno
una funzione fondamentale. Oggi, purtroppo, si sceglie un vino
perché ha avuto dei riconoscimenti nelle guide. Il consumatore non
sa scegliere un vino per il suo valore organolettico".
Osservazioni
Devo confessare che, ai miei esordi come sommelier ed appassionato,
mi lasciavo "guidare" e consigliare nei miei acquisti dall'unica
guida famosa presente sul mercato all'epoca (quella di
Veronelli) con un occhio anche ben
vigile ai prezzi, non potendo sottrarre più di quello che ho fatto
alla famiglia, e molto probabilmente a quest'ora mi sarei comprato
un'altra casa, con quello che ho investito in vino. Poi l'esperienza
aumenta, la possibilità di assaggiare più vini ai giorni nostri è
maggiore, con tutte le manifestazioni in giro per l' Italia, ognuno
di noi può esercitarsi alla grande. Ed allora uno capisce da solo,
senza che glielo racconti nessuno, che a volte vini sconosciuti non
recensiti sono buoni e della stessa qualità di quelli recensiti, ed
ecco che inizia a formarsi un gusto personale dettato
dall'esperienza diretta. Oggi mi sento di dire che la maggior parte
dei consumatori ed appassionati si è evoluta, nel senso che sempre
più spesso frequenta corsi o degustazioni guidate da esperti, per
cui piano piano ognuno riesce ad acquisire una capacità di libera
scelta, senza condizionamenti di sorta !
Le Critiche dei giovani
"Tenderei a mettere meno giudizi ed a dare solo indicazioni perché
ognuno deve imparare a ragionare con la propria testa. Dovrebbero
essere più informative"
ed ancora "Le guide dovrebbero fare chiarezza su alcuni prodotti che
ottengono molta pubblicità, e soprattutto dare spazio a quei
prodotti che non hanno una copertura mediatica"
I professionisti
"L' editore si deve far carico dell'esigenza di trasparenza e
imparzialità e rassicurare il lettori "
"Le guide e le riviste dovrebbero informare in buona misura su
storia, territorio, crescita e sviluppo dell'azienda, senza fare
pubblicità e, soprattutto, dovrebbero fare una seria analisi ed
indicare l'abbinamento del cibo con il vino, non parlando solo dei
vini delle grandi aziende ma anche rammentando la storia delle
imprese agricole e dei produttori"
"Sono convinto che il successo del vino sia dato dal fatto che la
maggior parte dei consumatori non è in grado di riconoscere un buon
vino, ma basta che abbia una denominazione di origine per essere
considerato tale…"
"Io mi baso sul prezzo ma anche sulla valutazione della qualità,
scelgo vini con denominazioni che conosco, vini che hanno una
tradizione"
"Non mi fido dei giudizi e utilizzo le guide per ottenere delle
indicazioni generali. Le uso come degli elenchi telefonici per
cercare i produttori"
"Le guide sono molto importanti per fare conoscere a 360 gradi i
produttori ed i prodotti italiani di qualità in Italia e nel mondo"
"Io ne acquisto, ma leggo principalmente le riviste per verificare
cosa stanno facendo gli altri e non tanto per avere consigli sulla
qualità del vino. Per vedere e confrontarmi con gli altri, per
seguire l'andamento del mercato"
"Le uso come supporto all'informazione che già abbiamo, una
integrazione al passaparola, ad una ricerca. Le leggo come forma di
riassunto, di conferma; questo non vuol dire che le vivo come
fossero il verbo. Anzi, a volte possono dare delle conferme, altre
volte invece è opportuno prendere le distanze. Le guide sono
strumenti. Bisogna leggere le
guide, ma essere anche in rapporto con gli altri esperti del
settore, stare in ascolto."
"Se è vero che ogni guida è soggettiva in quanto rappresenta il
gusto di chi la scrive, nessuno parla mai del fatto che c'è un gusto
Parker, un gusto Wine Spectator, nessuno ne parla mai in prima
persona"
"I giornalisti devono essere piu' sinceri e trasparenti nello
stabilire i criteri con i quali emettono i loro giudizi e questo in
Italia manca"
"Il giornalista non può certo entrare in una enoteca e comprare
10.000 bottiglie da recensire,
quindi si fa mandare i campioni dalle aziende ; poi c'è un altro
problema, che una degustazione con tanti vini non fa scaturire un
giudizio approfondito rispetto a chi riesce a bere la bottiglia"
"Negli ultimi anni le guide hanno avuto il merito di educare il
consumatore insegnandogli a scegliere i vini. Oggi il consumatore sa
cosa vuole e comincia ad essere consapevole di ciò che beve e
saperne valutare la qualità"
"Le guide e riviste specializzate sono troppe, c'è ne sono alcune
che ci sono da tanto tempo e sono valide, ma negli ultimi anni
troppe riviste parlano d cucina e di vini e molte sembrano un po'
improvvisate"
"Le guide introducono alla conoscenza ma non devono esprimere
giudizi in termini di voti. I famosi punti, ma anche giudizi troppo
marcati, possono deviare l'approccio del consumatore che deve
sviluppare il suo gusto"
Osservazioni
C'è una parte di verità in ognuna di queste dichiarazioni come non
concordare ? Le riviste e le guide sono piene di pubblicità di
grandi aziende, d'altronde sono queste ultime che si possono
permettere di spendere sostanziosi budget pubblicitari, diversamente
non potrebbero sostenersi con i soli abbonati a pagamento; per
quanto poi riguarda la serietà delle riviste e delle guide, credo
che i lettori stessi siano in grado di discernere perfettamente le
riviste professionali, condotte da esperti preparati e seri di cui
ci si può fidare, da quelle improvvisate e condotte da persone poco
preparate e male.
Questa seconda categoria di giornalisti io li chiamo i "tuttologi"
perché fino a pochi anni fa, se non addirittura mesi, si occupavano
di automobili, turismo, moda e chi piu' ne ha piu' ne metta. Sapete
quante volte mi è capitato di partecipare a degustazioni riservate
ai giornalisti e poi confrontare i miei pareri con quelli di
colleghi, e vedere che in diversi abbiamo dato pareri concordi ed
uno solo completamente è andato fuori seminato?
Ho nomi e cognomi ma per correttezza mai li farò, anche perché non
sono il censore di alcuno, ci penseranno i lettori a fare pulizia
nel settore, privilegiando una rivista anziché un'altra. Assisto
anche durante manifestazioni ad "abboccamenti"
e "civetterie" da parte di
colleghi anche del gentil sesso, che a fatica sanno distinguere un
vino bianco da un vino rosso, ma che con il loro sorriso riescono ad
acquisire una collaborazione con il direttore di turno !
Ma questo succede un po' in tutti i settori, credo. Ci sono però
giornalisti sinceri, trasparenti e preparati anche in Italia, non
facciamo sempre di ogni erba un fascio ! Devo dire che mi sono
avvicinato, mosso dalla pura , semplice e grande passione che mi
anima per questo mondo, al giornalismo enogastronomico e di avere
trovato persone deliziose, semplici ed a modo, che generalmente sono
le piu' preparate in materia, con le quali mi trovo a mio agio, fin
da subito; poi c'è la categoria dei saccenti, degli altezzosi con la
puzza sotto il naso e di questi personalmente non mi fido umanamente
e professionalmente e sinceramente ne posso fare a meno: alla fine
rimangono sempre e solo i lettori, gli unici giudici ed arbitri !
Esiste anche un problema che è comune a chi scrive per le guide,
come ai giornalisti degustatori che curano rubriche di degustazione,
come il sottoscritto.
Molto spesso le campionature vengono spedite direttamente dalle
aziende ai Consorzi di Tutela o
alle sedi dei giornalisti, o alle Camere di
Commercio ed io mi chiedo: siamo proprio certi che siano
gli stessi vini che poi verranno venduti in cantina o spediti a casa
del cliente , ristorante , enoteca o privato che sia ? Non lo so di
certo, ma credo che ad un certo punto bisognerà pure fidarsi di
qualcuno, voglio sperare (e ne sono convinto) che ci sia più di un
produttore onesto in questo paese, che lavora con coscienza e
serietà ! Credo, anzi, che chi lavora seriamente sia la stragrande
maggioranza.
Infine il discorso dei punteggi assegnati ai vini, ho qualche
perplessità pure io, in quanto effettivamente può sembrare
riduttivo, ma vorrei potere trovare insieme a voi tutti un altro
sistema per classificare il livello di qualità e piacevolezza dei
vini degustati !
Come possiamo fare oltre alla descrizione, per trasmettere al
lettore che il vino a) è
risultato piu' piacevole e di piu' alta qualità rispetto al vino
b) ? E se il vino a) è risultato
piu' buono e piu' piacevole come faccio a trasmettere, a chi mi
legge, di quanto è risultato piu' buono ?
Giro a voi tutti la domanda ma credo che allo stato attuale delle
cose non ci sia altra soluzione, d'altronde ai concorsi enologici
vengono adottate schede a punti perché proprio altra maniera
migliore non c'è !
La crisi della carta stampata
A mio avviso la crisi c'è, e gli editori l'hanno toccata con mano,
dovuta ad un duplice aspetto: da una parte il proliferare delle
testate come detto sopra, e dall'altra il proliferare in Internet di
siti enogastronomici, molti dei quali ben fatti, curati nella
grafica e quel che piu' conta nei contenuti.
Anche qui sono solo ed unicamente i lettori gli unici giudici
inapellabili, ma è un dato di fatto che nei prossimi anni, si stima
entro il 2010, internet supererà
di gran lunga la carta stampata ed a tal proposito vedasi mio
precedente scritto al link :
http://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=247
Quindi la crisi c'è, ma nessuno lo vuol dire per scaramanzia e per
paura di dovere cambiare mestiere !
Grazie cari amici lettori della vs attenzione.
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