24.05.2004 | Vino e dintorni

Il Cabernet Sauvignon ai due estremi

Tema: Il Cabernet Sauvignon ai due estremi.Svolgimento: mercoledì scorso ho partecipato ad una degustazione a Viterbo presso il Wine Bar Venezia, la manifestazione fa parte di una serie d’appuntamenti intitolati “Incontri di Primavera” che si svolgono tutti i mercoledì sera fino al 16 giugno. In questa manifestazione non ero in veste d’appassionato, o selezionatore di vini, ma semplicemente come gestore del medesimo locale sopraccitato...

La degustazione s’intitolava “Il cabernet sauvignon ai due estremi”, protagonisti della serata due vini, un friulano e un siciliano, entrambi con vinificazioni in acciaio.

L’affluenza ha soddisfatto le mie attese, su quindici posti disponibili sono intervenute tredici persone, certo non come le degustazioni estive che tutti voi ben conoscete dove certe volte si arriva anche a 100 persone, quelle sono tutt’altre manifestazioni.

Ci accomodiamo tutti lungo le panche che formano un piccolo anfiteatro, davanti a noi si trovano i protagonisti della serata, i due vini sono lì fermi immobili come statue su un palco pronte per essere ammirate da curiosi e appassionati enofili che allietano la serata del wine bar; come due star sul palco pronte ad esprimere tutto quello che hanno dentro, l’eleganza del cabernet, il calore del vino rosso, la rabbia e la grinta di un’annata sicuramente non facile come quella del 2002.

Le due star provengono da due aziende a me molto care, la prima bottiglia che viene stappata è quella di Giovanni Puiatti, il legame con questa azienda proviene da un’amicizia recente con lo stesso Giovanni ed Elisabetta sua sorella. L’altra star è una bottiglia di Feudo Arancio, qui il legame con l’azienda è tramite Tiziano Sparano, un caro amico che fa le veci dell’azienda per il centro-sud della penisola.

Bene giunti a questo punto dopo le dovute sviolinate ai rispettivi amici vi descrivo come è realmente andata la serata.

Non c’è stato un vincitore, anche perché non era una gara, entrambi se vogliamo dare una graduatoria hanno vinto l’oscar a pari merito a furor di popolo.

Il Cabernet sauvignon “Le Zuccole” proviene dall’Isonzo in quel del Friuli, più precisamente dalla zona di Romans d'Isonzo in provincia di Gorizia. All’inizio si è presentato con molta cautela, riservato quasi timido, tipico delle persone del nord, chiuso al naso e un po’ povero in bocca, dovuto soprattutto dalla partenza di un naso freddo e di una bocca asciutta.

Sono bastati due colpi di polso per far roteare il nettare di bacco lungo le pareti di cristallo del bicchiere per far si che quella timidezza iniziasse a scomparire lasciando posto alla sua vera personalità, un vino vegetale con delle belle note ricche ma leggermente magro dovuto alla zona di provenienza, l’Isonzo da vini magri e non grassi come il Collio fa parte della sua tipicità. Nel finire, a timidezza ormai scomparsa, la sua estrema eleganza a prevaricato su tutto, facendo sì che l’ultimo sorso della degustazione fosse riservato proprio a lui, per concludere in bellezza questa sfilata di sapori e profumi che le due star sorso dopo sorso emozionavano gli avventori della chermes.

Il secondo vino aperto, secondo solo nel momento della presentazione, poi entrambi stavano dentro al proprio bicchiere davanti ai commensali, è stato il Feudo Arancio, proviene dalla contrada Portella Misilbesi in provincia di Agrigento, nei pressi di Sambuca un paesino tutto bianco.

Questo vino meno timido del collega del nord entra subito in competizione, dando tutto il calore che ha nel corpo, proprio come le persone del sud, simpatico avvolgente e coccolone, carico di note spezziate, liquirizia piccoli frutti rossi, con una bella vinosità.

È proprio vero che il vino rappresenta il territorio e soprattutto la personalità di chi lo produce, sembra quasi che assorba tutti i flussi positivi e negativi che si trovano all’interno della cantina, l’umore del vignaiolo che passeggia in mezzo per i filari, la gioia dei bambini che giocano imitando i genitori nel proprio lavoro, la rabbia e la tristezza di un brutto evento. Può sembrare pazzia data dagli effetti collaterali dell’alcol, ma per come la penso io rispecchia la realtà, il vino è una cosa viva che racconta uno stile di vita, un’emozione, una speranza, la rabbia di una brutta annata. Il tutto è raccolto in pochi centilitri di “acqua”!

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Matteo
Wine Bar Venezia
via del Massaro, 2
01100 Viterbo Italia
tel 0761324544

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