15.03.2005 | Cultura e Tradizioni

Il Camerte della cantina monacesca

Molte volte è d'uso parlare o scrivere di vino attraverso una terminologia quasi scientifica come fosse un prodotto chimico o addirittura farmaceutico. Nello stesso tempo il linguaggio usato tradisce la semplicità e l'ampiezza dell'esperienza bevitoria. Allora la poesia e le forme classiche a mio avviso ridanno all'esperienza quella fantasia che abbisogna per comprendere un'esperienza estetica come questa...

Qui di seguito presentiamo un vino della mia regione il camerte della cantina monacesca in forma di sonetto :

CAMERTE
Sposando più che merlot sangiovese
Non chiuse tiene le porte ma aperte
Il ber piacer. Par succo bordolese
Ma del piceno nutresi il Camerte.

Frutti diversi nel cielo confidano.
Sospesi in sulla valle camertina,
Danzano e cantano e ridono e gridano.
Medesma festa assiste la cantina.

Qui e pria e dopo la Monacesca avvina
L’allegra fiera. Né mai più cortese
Fu l’amore che prodigò il Camerte.

Ai savi spirti dalle bocche esperte,
A chi tristezza e malumor diffidano.
Bevetelo ! alla bontà il duol s’inchina

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