31.01.2006 | Vino e dintorni

Anno 2005: odissea nel vigneto italia

La vendemmia, alle prime luci di settembre, è caratterizzata da un giochino scherzosamente definito totovendemmia. Previsioni di qualità unite a quelle puramente quantitative ci fanno sentire tutti esperti enologi. Solo ora, però, possiamo definire nel dettaglio l’andamento di questa vendemmia tanto sofferta.

La parola, oramai mitica per quanto scontata, che tutti gli anni esce dalla bocca dei produttori è “macchia di leopardo”. Questo termine utilizzato a mò di pronto soccorso serve per mettere al riparo le vendite e scaricare sui vigneti di altri vignaioli le reali conseguenze commerciali di una stagione andata male. Quest’anno, invece, paradossalmente la “macchia di leopardo” ha davvero colpito diverse regioni del vigneto Italia.

Fateci caso quando parlerete con qualche produttore che vi racconterà, per confondervi, di macchie o felini vari che non avrà più la risatina sottile ma forse gli occhi un po’ lucidi: la verità fa male a tutti i livelli. La vendemmia targata ’05 è stata davvero dura, i circa 47 milioni di ettolitri contro i 53,3 dell’anno passato hanno danneggiato diversi vignaioli in termini di profitto finale senza calcolare le uve danneggiate e difficilmente lavorabili per l’ottenimento di un prodotto di qualità.

Le forti precipitazioni tra settembre e ottobre hanno annegato diversi vigneti portando molti ad accontentarsi di una produzione mediocre. Il tempo, nel periodo di pre - vendemmia, ha assunto una difformità talmente reale al punto che si è trovato sole e pioggia a distanza di solo qualche chilometro. Quest’anno la macchia di leopardo c’è stata davvero, non è la solita favolina. Per sapere se il vino è buono dovremmo assaggiarlo: sarà facile incontrare, a poca distanza, vigneti che avranno dato vita a vini buoni o quasi eccellenti e mediocri allo stesso tempo.

È altrettanto vero, però, che molti hanno accettato con piacere la minore produzione di quest’anno in quanto in grado di risolvere il problema crisi ma, mi chiedo, se c’è chi desidera con gioia un’annata scarsa vuol dire che la situazione non è certo delle migliori. Le esportazioni dell’anno passato riportano risultati contrastanti con un aumento delle esportazioni di vini di prezzo e qualità contenuti e con un calo del mercato interno. È evidente che dal contrasto nasce un momentaneo equilibrio che non potrà durare a lungo, visto che i guadagni sono risicati, se non si farà un lavoro di formazione e informazione in modo da aiutare realmente i nostri produttori e, perché no, anche l’altra faccia della medaglia formata dai ristoratori che hanno il contatto diretto con il pubblico.

Questa vendemmia rimane comunque importante, non per la maggiore o minore qualità, ma per ciò che ha evidenziato. Ha riconfermato la crisi inserendo un dato nuovo che è quello della mancanza di reazione. Sono diminuiti di molto i prezzi delle uve, le cantine sono piene e che nessuno dica che non è vero, gli stessi produttori si sono rassegnati al fatto – perché di tale si tratta-, dal quale prima si difendevano sviando l’ attenzione su altri loro colleghi; i consumatori non comprano e, alla sfiga non c’è mai limite, c’è anche lo scandalo delle truffe del vino che qualche media ha evidenziato pochi mesi fa.

In questo caso mi ha divertito vedere come molti, ma non tutti per fortuna, del settore – dal primo dei produttori all’ultimo dei ristoratori passando per enologi e venditori - abbiano gridato allo scandalo sostenendo con ipocrisia un bel “ ma come è possibile !” quando, invece, lo sapevano benissimo e alcuni, non pochi, ci marciavano da tempo.

Sveglia! Almeno voi consumatori svegliatevi, più dormite e più è facile darvela a bere nel vero senso della parola. Perdonatemi ma è da circa due anni a questa parte che cerco di catalizzare l’attenzione su queste problematiche assieme ad altri colleghi guarda caso definiti visionari. Tanto è vero che mi ha divertito se pur, questa volta, con rammarico, leggere della crisi dell’editoria del comparto vinicolo.

Alla camera dei deputati sono arrivate richieste di aiuto. La circoscrizione di Siena nella figura dell’On. Claudio Franci (DS) è stata la prima, da quanto mi dicono, che ha dato l’allarme; ma la campana era già da tempo che suonava soprattutto quando si faceva notare che il consumatore non compra perché legge la rivista specializzata, ma perché si affida allo stesso enotecario più che alla guida - altro vaso di pandora -, o privilegia le informazioni dei media o le esperienze dell’amico sommelier e così via.

Ma secondo voi, perché alcuni quotidiani nazionali che dedicavano periodicamente importanti spazi alla cultura enogastronomia hanno improvvisamente ridimensionato gli spazi lasciando qualche riga a piè di pagina?

Non c’è risposta da parte dei lettori o meglio, i lettori appassionati preferiscono affidarsi ad informazioni più reali e veritiere derivanti dall’esperienza invece che affidarsi al solito esperto in un settore che sappiamo bene come funziona in termini di punteggio e presunta bontà del prodotto.

Fabio Magnani, Giornalista enoico
fabiomag@linknet.it - autore del libro

Vini dal Cile Viaggio tra i profumi dei vigneti andini -
Edizioni Delmònt, Ravenna Marzo 2002

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