Quattro filari
2001
Barbera D'Asti Superiore
Az. Beppe Marino
Santo Stefano Belbo - Asti
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Cinque anni fa, però, Maurizio si
presentò nella mia sala di degustazione con una cassa di
Quattro filari - ''...un esperimento'' - mi disse... |
Un gioco fatto per l'amore di quei
quattro filari di barbera che aveva in vigna e che forse gli
ricordavano qualche suo avo vignaiolo: ora non ricordo bene e'
passato un po' di tempo. Era il 2002, un anno di grandi speranze
deluse poi dagli anni avvenire. Assaggiai il 2001 dopo aver
assaggiato anche il '00, non rimasi particolarmente coinvolto ma
oggi, a distanza di qualche anno, vado a riassaggiare lo stesso vino
e sempre l'annata '01 e… qualcosa è cambiato.
Si
presenta, infatti, con un colore
rosso rubino con leggeri riflessi granata,
perfettamente limpido, di buona vivacità di colore e una
buona concentrazione di materia colorante. L'intensità non è
particolarmente imponente, ma dritta, un po' stretta, quasi
rigorosa pur attestandosi su valori medi. Al naso si apre
delicatamente utilizzando uno stile femminile, non è
invadente, al contrario è discreto
e sale attraverso le narici con fare timido. Cede
un po' in persistenza, anche se ha un valore medio, dove ci
si aspetterebbe una prosecuzione degli aromi maggiore e
magari con una tonalità più nitida. |
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Gli aromi sono ben fusi nell'alcool, quest'ultimo
non aggredisce, ma amplifica momenti che
ricordano la prugna sottospirito, le fragole di bosco stramature, le
more ed i ribes neri abbracciati da un velo boisé che
rivive sentori di fumo di legna, ma che nasconde, al contempo, un
corollario di spezie che diversamente sarebbero piu' avvincenti...
peccato! Manca un po' d'armonia nella concentrazione aromatica di
questo vino, che si fa cercare nelle tonalità floreali e che ogni
tanto si fa cogliere da un guizzo di legno di cedro, altre volte di
tabacco...
Stride leggermente quando entra in bocca, l'acidità prevale e stona
leggermente senza recare, pero', troppo disturbo.
Il tannino, ben presente, è di trama media, e
se ancora non seduce fa ben sperare per il futuro. Il
corpo non supporta molto le componenti dure del vino; nonostante i
suoi 14 gradi manca di una
morbidezza più complessa e di sensualità - rimane chiaro che questo
non è un difetto ma, bensì, una speranza.
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L'intensità al palato è buona,
mentre è splendida la persistenza
che pare non finire mai e ti lascia con un ricordo lungo che
si scioglie in una mescolata di frutta
sottospirito, spezie e fumo di legna: come una
bella figura femminile che si dilegua languida tra la nebbia
e ti riempie più col ricordo che con la sua presenza.
Riassaggerò questo vino tra qualche anno, magari il
prossimo. Possiedo ancora cinque bottiglie da sperimentare
negli anni. |
Grazie ancora Maurizio
per il rispetto che hai per la tua terra! Provate questo
vino perché è interessante in quanto delicatezza, perché rispetta il
territorio meglio di molti barbera della stessa zona che invece sono
''palestrati'', e perché crea, dalle proprie imprecisioni, dei
tratti originali. Se lo conserverete un anno o poco più diventerà
più equilibrato, forse più seducente, sempre che riusciate e
trovarlo giacché il nome ''quattro filari''
non è a caso.
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