02.03.2007 | Vino e dintorni

Sangiovese, che carattere…!

Terra di Romagna aspra ma generosa con chi la sa amare, luogo di gente dal parlare acceso e aspro, zona di vini dalle emozioni generose, territorio di vigne che, potendo parlare, racconterebbero di quel Stefano Pelloni, brigante dell' Ottocento, il cui viso oggi è simbolo dell'ente tutela vini di Romagna.

Il Sangiovese è il protagonista per eccellenza delle terre romagnole, dove si presenta con sentori di sottobosco avvolte da profumazioni che ricordano la viola, a volte fasciate da note speziate e minerali; certe volte è brioso e semplice altre, è imponente e strutturato se non addirittura austero. Ogni zona e territorio ha la sua caratteristica, ogni azienda, col suo modo di lavorare, imprime al vino la propria storia, la propria tipicità territoriale fino ad avere un panorama ampio e variegato di sensazioni.

Il derivare del suo nome crea disaccordo. C'è chi dice che derivi da "jugum" ovvero giogo, con riferimento al moto ondulatorio del paesaggio collinare tosco - romagnolo; Altri amano raccontare di quei frati cappuccini di Santarcangelo di Romagna che, nel' 600, ebbero ospite Papa Leone XII il quale, deliziato del vino a lui offerto, ne chiese il nome ai monaci che, pur producendolo, risposero senza pensare "sanguis di jovis", sangue di giove.

Si tratta dello stesso "sangue" che oggi forma il nome del celeberrimo vitigno, lo stesso che da sempre i romagnoli chiamano amichevolmente "sanzve's". Dal un punto di vista ampelografico, il vitigno sangiovese viene classificato in due modi: Sangiovese grosso e Sangiovese piccolo. Il primo lo potremmo identificare con il Brunello o con il chianti di Lamole, mentre il secondo è più presente in Romagna ed altrettanto diffuso in più parti della stessa Toscana. Occorre far notare che questo modo di definire la famiglia del sangiovese è altresì semplicistica, in quanto esiste un elevato numero di cloni dalle differenti caratteristiche: per cui basarsi solo sulle differenze dell'acino e del grappolo risulta alquanto superficiale.

Studi effettuati dall'università di Neuchatel, infatti, hanno preso in esame il DNA del Sangiovese che risulta essere imparentato con due vitigni coltivati in Campania, il Palummina Mirabella ed il Calabrese Montenuovo. Ambedue i vitigni Campani hanno un grado di parentela diretto col nostro sangiovese che pare abbia, inoltre, un grado di parentela del tipo "cugino" con il barbera piemontese. Franco, schietto, robusto e al contempo gentile e sincero come il carattere della gente del luogo, "e sanzve's" è l'orgoglio della terra bizantina dove scorre abbondante nelle tavole in onore della più lontana tradizione romagnola. I vigneti che ne danno l'origine, dimorano nelle pacifiche colline delle province di Rimini, Forlì - Cesena, Ravenna e parte del comprensorio collinare bolognese.

Il disciplinare prevede per la DOC la tipologia Novello, Superiore e Riserva. Il primo deve contenere almeno un 50 % di vino vinificato per macerazione carbonica, il secondo può definirsi Superiore se proviene da una zona ben delimitata all'interno del territorio di produzione, con una gradazione di almeno 12° ed un invecchiamento di 5 mesi; la Riserva, invece, può definirsi tale solo con almeno due anni di invecchiamento. Per fregiarsi della denominazione Sangiovese di Romagna, una bottiglia deve contenere il 100% oppure l'85% del vitigno in questione con un rimanente 15% di vitigni a bacca rossa autorizzati o raccomandati dal disciplinare di produzione e una resa massima di raccolta d'uva attorno ai 110 quintali per ettaro.

Fabio Magnani, Giornalista enoico
fabiomag@linknet.it - autore del libro

Vini dal Cile Viaggio tra i profumi dei vigneti andini -
Edizioni Delmònt, Ravenna Marzo 2002

Tutti gli articoli di questa rubrica su

px
px
px
px
px
Web agencyneikos
Entra in MyVinit Chiudi
Email
Password
Mantieni aperta la connessione.
Non sei ancora registrato?