11.10.2006 | Cultura e Tradizioni

Se il gusto va in fumo è meglio sia Toscano

Corre l'anno 1815... In una notte apparentemente tranquilla, le stelle accompagnano i viandanti; la luna, avvolta da una leggera bruma, scioglie la sua luce sulle colline fiorentine. All'improvviso un ruggito squarcia il silenzio, e la pioggia lenta e decisa comincia ad invadere il terreno sottostante. Nel suo veloce dilagare, l'acqua penetra in alcuni sacchi di tela, immolando al suo interno le foglie di tabacco destinate al Gran Duca di Toscana.

Il panico coglie i responsabili del carico lasciato incustodito, che inutilmente si affaccendono per salvare il salvabile. L'unico modo per placare l'ira del Duca è quello di fare asciugare le foglie, e con il tabacco essiccato e fermentato fare dei sigarini, destinando il ricavo delle vendite alle casse del nobile. Il successo di questi nuovi sigari è stato tale che si è deciso di agevolarne la produzione spostandola nella cittadina di Lucca, dove ancora oggi si producono in un ex convento.

Seguiamo le parole del cervese Denis Rocchi, appassionato ed esperto del sigaro toscano, che ci riporta ai giorni nostri. ''Esistono tante varietà di sigari toscani - precisa Rocchi - con caratteristiche ben diverse tra loro. Il cosiddetto 'originale' fatto a mano è intenso e raffinato, con un buon equilibrio fra gli aromi. L''antico' toscano, invece, è quello che ha un buon rapporto qualità prezzo. Il toscano 'antica riserva' ha un gusto più marcato, ed è destinato ai fumatori più esperti''.

''Tra gli altri - continua Rocchi - troviamo il toscano 'originale select', conosciuto per la sua delicatezza; il 'Senato', invece, ha la particolarità di essere praticamente introvabile, in quanto è una esclusiva dei senatori della Repubblica. Il Toscano 'extra vecchio', d'altra parte, si distingue per il gusto deciso. Il tabacco usato per questa tipologia è il Kentucky italiano, prodotto in Umbria, Toscana, Lazio, Cava dei Tirreni ed in Campania''.

''Questa pianta fu importata in Italia nel 1800, e si presenta con foglie ampie e gommose, con una colorazione marrone brillante ed un contenuto di nicotina che varia dal 3 al 6 %. Attualmente rappresenta il 5 % dei tabacchi lavorati in Italia. Il tabacco straniero, invece, viene usato per dare vita al toscano 'normale' e al 'Garibaldi': il primo dalla fumata semplice, il secondo più intenso''.

Qual è la sua opinione sul modo di fumarlo? ''Ci sono persone - prosegue il nostro intervistato - che lo fumano ammezzato (tagliato a metà): alcuni perché lo hanno visto fare, altri per ragioni economiche. In realtà sarebbe meglio fumarlo intero per godere delle sfumature che via via progrediscono in fumate più o meno brevi''.

''Ora c'è la moda di fumare il Toscano umidificato o aromatizzato con vari distillati. Personalmente credo sia una questione di gusti, anche se una volta umidificato, il Toscano diventa più docile, acquistando una vena dolciastra che lo rende più adatto ai neofiti''.

Il rum si sposa con gli Havana, e i Toscani? ''Come abbinamento è parere di molti che sia più indicata la grappa, leggermente invecchiata in botti di rovere. Comunque sia deve essere un piacere. Come affermava La Rochefoucauld, il sigaro è una grande risorsa, perché inganna la fame, sconfigge la noia, aiuta la riflessione richiamando alla mente dolci ricordi''.

Fabio Magnani, Giornalista enoico
fabiomag@linknet.it - autore del libro

Vini dal Cile Viaggio tra i profumi dei vigneti andini -
Edizioni Delmònt, Ravenna Marzo 2002

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