Sempre presente
nella tavola di Lucullo come in quella dei Romani, ai quali si
devono i differenti nomi correnti del tartufo: terrae tuber,
truffolae terrae – rigonfiamento della terra , da cui deriva il
dialettale trifola e le voci straniere truffe in francese e truffle
in inglese.
È, però, nel periodo rinascimentale che vediamo il tartufo entrare
con vigore nelle tavole delle signorie dell’epoca che sviluppano,
per il nobile vegetale, un culto di rilevata importanza. Tanti gli
aneddoti che legano gli aromatici vapori del tartufo con i
personaggi che hanno solcato quell’epoca: da Caterina de Medici,
meritevole di aver portato il tartufo alla corte di Francia, a
Lucrezia Borgia, che lo usava per incantare i suoi amanti.
E mentre il tartufo prendeva connotazioni sempre più magiche nella
mente dei più, in virtù della sua capacità di stimolare ogni
desiderio più recondito, Molière, dal canto suo, lo celebrava
elevandolo ai disonori della commedia con l’eroe negativo Tartufo,
ipocrita e moralmente sotterraneo. Da lì l’associazione della parola
truffa come derivazione di truffe.
Il tartufo oggi è uno degli alimenti prelibati e costosi che adorna
le tavole dei più fortunati.
Appartenenti alla categoria dei funghi ipogei, in quanto conduce
tutto il suo ciclo vitale sotto terra, il tartufo, non essendo in
grado di provvedere a se stesso tramite fotosintesi clorofilliana
perché sprovvisto di parti verdi, si avvale dell’aiuto di piante
superiori – castagno, roverella, pioppo e tiglio -, dalle cui radici
trae sostentamento. In determinate condizioni climatiche si forma il
corpo fruttifero del tubero che formerà la celebre pallina nel
sottosuolo, di solito ad una profondità di sessanta centimetri.
Quanto il tartufo matura non diffonde le proprie spore in superficie
come gli altri funghi, ma emana un odore molto forte e
caratteristico che attira inesorabilmente cinghiali, insetti e
roditori che, cibandosene, diffonderanno le spore nel terreno
avviando così un nuovo ciclo di vita del tubero.
La legge italiana classifica diverse qualità di tartufo: il tartufo
bianco pregiato, il nero pregiato, il bianchetto, il nero d’inverno,
il tartufo moscato, il nero d’estate, quello uncinato, il nero
ordinario e il nero liscio. Scopriamone alcuni dei più pregiati.
Il tartufo bianco pregiato, il tuber magnatum, ovvero dei ricchi
signori, si trova dalla tarda estate fino ai primi giorni invernali.
Ha una forma irregolare e può avere una pezzatura dai 200 ai 400 kg,
non di rado arriva anche ad avere un perso superiore al chilo. Il
colore è giallo ocra tendente al grigio oliva con tonalità che vanno
dal nocciola al marroncino. Ha un profumo caratteristico,
inconfondibile in termini olfattivi ed è preferibile consumarlo
crudo.
Il tartufo nero pregiato, invece, è presente nel periodo invernale.
Facilmente rilevabile nei terreni al di sotto dei mille metri ed è
di facile visibilità in quanto si sviluppa in un area attorno al
fusto dell’albero. L’inconfondibile aroma ed il particolare sapore
gli hanno avvalso il soprannome di “ tartufo nero dolce”. Il periodo
di raccolta va dal 25 di novembre al 15 marzo, ma occorre fare
attenzione alle frodi causate dall’importazione illecita dall’Asia
di “tartufo indicum” che nulla a che vedere con il nero ! pregiato.
Il tartufo bianchetto, detto anche marzuolo, si raccoglie dal 15
gennaio al 30 di aprile ma occorre fare attenzione a non scambiarlo,
come spesso accade, con il bianco pregiato grazie alla prorompenza
del suo aroma.
Non pochi, infatti, sono i commercianti che sfruttano la buona fede
dei meno esperti. Fate attenzione all’aspetto tondeggiante e
gibboso, è di piccole dimensioni - al massimo 10 centimetri -, ha un
colore che può andare dal bianco all’ocra come dall’arancio scuro
fino al color ruggine.
Il tartufo nero d’inverno lo troviamo nel periodo autunnale ed
invernale ad onore del nome che porta. Il colore è di colore nero
con superficie rugosa mentre l’interno è grigio fumo con chiare
venature.
Il tartufo si presta a miriadi di preparazioni culinarie, l’uso
gastronomico dipende molto dai gusti personali anche perché il suo
aroma come il sapore sono talmente forti che sempre domineranno
qualsiasi abbinamento.
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