05.08.2004 | Vino e dintorni

Vendemmia e mercato

Le previsioni per la vendemmia 2004 sono piuttosto positive e fanno sperare in una raccolta di uve cariche di sostanze utili per la riuscita di un buon vino. Le giornate calde si alternano a notti fresche a vantaggio di un'escursione termica che alterna zuccheri e acidità, componenti che contribuiscono a creare, assieme agli elementi che si svilupperanno nei prossimi mesi, un buon equilibrio finale.

Lo scorso anno il caldo eccessivo aveva creato, nonostante il risultato finale soddisfacente, problematiche legate alla mancanza di acidità risolta con gli opportuni accorgimenti in cantina. Qualche danno a macchia di leopardo, dove le uve si sono bruciate letteralmente sulla pianta, nonostante le irrigazioni di soccorso, non ha impedito di trovare nel mercato vini soddisfacenti.

Le attuali preoccupazioni in vigna di quest'anno sono date da una presenza eccessiva di peronospora che in alcuni casi ha colpito i futuri grappoli, e da grandinate sporadiche che solo in rari casi ha causato danni irreversibili, soprattutto in alcune zone isolate del Veneto, della Romagna e dell'Emilia, dove si è visto il caso di un'importante azienda del piacentino che si è vista distruggere completamente in una sola notte diciassette ettari di vigna.

Le reali perplessità non sono però più dettate dai problemi in vigna, ma del mercato. Il periodo di crisi generale che stiamo vivendo in questo periodo rende insonni le notti di molti produttori. Nonostante l'interesse di un pubblico sempre più folto di persone per il mondo del vino e la presenza di informazioni sempre più massicce proveniente dalla stampa specializzata, il vino rimane fermo in cantina.

C'è da chiedersi perché i toscani, da sempre considerati intoccabili, o i piemontesi così come i veneti - e l'elenco potrebbe andare avanti fino a coinvolgere molte altre regioni di Italia, ad esclusione di poche aziende - sono in difficoltà. La crisi si ripercuote anche sugli operatori di settore compresi i rivenditori di vino storici che operano sul mercato da anni e che stanno praticando tagli per minimizzare le spese di fronte a fatturati che recitano - 30 % o, nei casi più disperati, - 68 % sui fatturati complessivi aziendali.

Il mondo del bere bene sta vivendo un periodo di contraddizioni: da una parte l'interesse reale del pubblico, dall'altro lo stesso pubblico che sempre meno di frequente si ferma a bere un calice di vino in più. Nemmeno i tanto colpevolizzati aumenti di prezzo, retti dal gioco sottile della moneta unica, sono stati, una volta ridotti all'osso, in grado di smuovere il periodo granché. Promozioni e sconti disperati perfino sui vini più blasonati non destano l'interesse dei ristoratori che, a volte, hanno i magazzini pieni o comunque hanno un "giro" dei vini lento e quindi preferiscono aspettare.

I mercati esteri, dopo qualche contraccolpo, si stanno risvegliando lentamente dal torpore economico che precedentemente aveva messo in difficoltà le aziende che snobbavano il mercato italiano: non è un caso la presenza improvvisa di molte nuove etichette. La soluzione al problema oggi sembra difficile a trovarsi; forse un po' di consapevolezza maggiore da parte degli operatori di settore potrebbe contribuire ad azioni utili ad affrontare l'attesa di tempi migliori con maggiore serenità.

Fabio Magnani, Giornalista enoico
fabiomag@linknet.it - autore del libro

Vini dal Cile Viaggio tra i profumi dei vigneti andini -
Edizioni Delmònt, Ravenna Marzo 2002

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