27.09.2002 | Vino e dintorni

Il vino è per tutti?

Il mondo del vino è in continua evoluzione, e di pari passo la stampa specializzata sta vivendo un momento di grande fermento: riviste nuove nascono, fioriscono rubriche di argomento eno-gastronomico in quotidiani e riviste che, fino a poco tempo fa, consideravano il mondo del gusto come qualcosa di estraneo alla cultura italiana, quasi una nota di colore fra notizie "più importanti"...

Ma se il fenomeno vino è tutt'altro che un fuoco di paglia (anzi, forse quello che stiamo vivendo è solo l'inizio di una grande occasione per i nostri prodotti enologici di "conquistare" il mondo), forse bisognerebbe riflettere se il boom editoriale poggi su solide fondamenta o se sia, come si dice, un colosso con i piedi d'argilla. 

Mi sembra infatti che chi già, in tempi non "sospetti", si occupava di vino, ora cerchi di conquistarsi un ruolo di guida spirituale per i nuovi adepti di Bacco, dimenticando un fatto fondamentale: se ora anche l'uomo comune pare interessarsi molto più di prima all'argomento, le sue conoscenze sono rimaste pressappoco quelle di prima, mentre gli articoli, le riviste , i reportages danno per scontato che tutti siano diventati dei piccoli Veronelli. 

Forse i giornalisti di settore non l'hanno capito bene, ma fra esperti ed appassionati, anche quelli incuriositi piacevolmente dal vino, c'è un abisso. Non solo questi ultimi ignorano il significato di termini come tannico, terziario, acido (barrique, no: di quella si parla così spesso che una vaga idea ce l'hanno pure loro...), ma anche a livello di pura e semplice analisi sensoriale sono distanti mille miglia. Moltissime persone, e parlo di gente che al ristorante magari beve una bottiglia non banale, al momento del dolce brinda con spumante secco; per loro i vini del sud vanno guardati con un briciolo di sospetto poichè li credono tutti immancabilmente marsalati, e la cosa incredibile , lo giuro, è quelle stesse persone qualche volta ti chiedono, a te che sei l' "esperto", di dar loro un giudizio sul quel bianco così buono che fa loro cugino, e tu naturalmente lo assaggi e ti accorgi che sembra un metodo solera, non nel senso di bontà, ma nel senso che per essere un vinello bianco giovane ha pesanti sintomi di ossidazione!

Qualche tempo fa avevo un'attività di ristorazione, e mi è capitato che un affezionato cliente , uso a cenare da me senza mai farsi mancare una bottiglia di gran pregio, si stupì mentre gli parlavo di un Pinot Nero trentino delicato e profumato: "Strano, - mi disse - di solito i pinot neri sono vini molto corposi!". 

Io invito chi legge a fare la riprova di quanto dico: prendete un vostro amico che dimostri una certa attenzione per il vino, uno di quelli che , pur non avendo fatto corsi di degustazione od altro, ama berlo, parlarne, si picca di capirne, e talvolta ti racconta che l'altra sera in un locale ha bevuto un vinaccio, nonostante le belle parole di cui lo ammantava il sommelier, che a lui mica lo prendono in giro, che in casa sua il buon vino non manca mai etc... etc...

Ebbene, fategli due o tre domandine semplici semplici: il Barolo con che vitigni è fatto? E il Brunello? E l'Amarone? Ne sentirete delle belle...

Marino Poerio

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