Ora un'altra
novità: in una nota regione vinicola francese, più precisamente all'Università
di Bordeaux, nei vini rossi sono stati scoperti nuovi
polifenoli che potrebbero avere attività anticancerogene. I
polifenoli sono un'ampia classe, che comprende i tannini e i
pigmenti di molti frutti e verdure. “Gran parte di queste sostanze
ha già fatto il proprio ingresso in medicina - dice
Stéfane Quideau, capo del gruppo
bordolese che il mese scorso ha pubblicato la novità sulla rivista
tedesca Angewandte Chemie, una
delle testate chimiche più importanti del mondo - ma molto ancora è
da scoprire”.
Infatti lui e il suo gruppo di ricerca hanno ora trovato nei vini
rossi invecchiati un altro interessantissimo composto, l'acutissimina
A, un flavano-ellagitannino, che, come dice questo termine alquanto
impronunciabile, ha appunto sia le caratteristiche dei flavonoidi
sia quelle dei tannini. La sostanza fu isolata per la prima volta in
Giappone nel 1987 da una quercia, la Quercus acutissima, da cui
prende nome. A renderla così interessante sono i suoi effetti
inibitori sulla DNA-topoisomerasi II, perché questo enzima è il
bersaglio dei farmaci nei trattamenti contro il cancro. L'acutissimina
A l'inibisce 250 volte più dell'etoposide, agente antitumorale usato
nella pratica clinica.
Ma come mai l'acutissimina si trova in quei vini? Si è visto che il
merito è della permanenza nei recipienti di rovere. Dice Quideau:
“Si sa che il succo d'uva contiene la catechina e l'epicatechina
(sostanze flavonoidi isomere; n.d.r.). Durante l'invecchiamento, il
vino estrae dal legno delle botti, fatte di rovere, un'abbondante
quantità di sostanze aromatiche. Fra queste la vescalagina reagisce
coi due flavonoidi suddetti, formando l'acutissimina e l'isomero
epiacutissimina”.
Quideau e i suoi colleghi non si sbilanciano a dire che il vino ha
dunque proprietà anticancerogene: “Sarebbe inappropriato” scrivono
sulla rivista tedesca. Ma per gli
scienziati a questo punto la curiosità di sapere cosa i vini rossi
hanno in serbo per noi in futuro è molto forte.
Probabilmente questo prezioso nettare contiene altri tannini ibridi
dai potenziali impieghi farmacologici interessantissimi.
Intanto, per aprire davvero la strada alla sperimentazione
farmacologica, i ricercatori francesi sono riusciti a produrre l'acutissimina
A in laboratorio, con un tipo di sintesi che i chimici chiamano
parziale, cioè basata su blocchi naturali già abbastanza complessi.
Hanno infatti combinato insieme il flavonoide catechina e il tannino
vescalagina. Fra l'altro, usando l'isomero epicatechina, si forma l'epiacutissimina,
che prima era sconosciuta. Infatti i chimici francesi, solo dopo che
ne avevano prodotto un campione sintetico, sono riusciti a
rinvenirla negli estratti dei vini rossi invecchiati nel legno.
Ranieri Fochi
Enologo
ranierifochi@yahoo.it |